ROMA, giovedì, 27 settembre 2007 (ZENIT.org).- Si aprirà a Roma, il 28 settembre, alla Pontificia Università Gregoriana, il Convegno internazionale sul tema “Salute, tecnologia e bene comune”.
L’incontro, organizzato dall’Istituto Acton con il Patrocinio del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, intende esplorare il legame che esiste tra la promozione della salute, le opportunità e le sfide create dal rapido sviluppo delle tecnologie e le condizioni che promuovono il completo benessere della persona, ovvero il bene comune.
Tra i relatori figurano: il Cardinale Javier Lozano Barragán, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute; monsignor Jean Laffitte, della Pontificia Accademia per la Vita; Nicholas Eberstadt dell’American Enterprise Institute; Richard Sternberg del National Museum of Natural History; Thompson Ayodele dell’Initiative for Public Policy Analisys; Piero Morandini, dell’Università di Milano, Facoltà di Biologia; Francesco Chiappetta dell’Istituto Europeo Servizi; e Peter Thiel del PayPal & Clarium Capital management LLC.
Per conoscere il senso e gli obiettivi del convegno, ZENIT ha intervistato Jayabalan Kishore, Direttore dell’Istituto Acton a Roma.
Perchè questo convegno su “Salute, tecnologia e bene comune”?
Kinshore: E’ da circa un anno che l’Istituto Acton sta preparando questo convegno con l’obiettivo di esaminare quanto teologia e tecnologia possono contribuire al conseguimento della salute pubblica da parte di tutte le persone. Si vuol riflettere anche su come la salute influisce nello sviluppo dell’umanità e del bene comune. Quanto la salute sia un beneficio è ovvio, ma spesso questo che appare un diritto non è garantito. Da questo punto di vista noi intendiamo riflettere sul perché non sia così facile garantire la salute per tutti. Le buone intenzioni non si realizzano automaticamente.
Il sottosviluppo e la mancanza di tecnologie e servizi adeguati penalizza la salute. Le infrastrutture e il modo con cui ci cura, sono estremamente importanti, ed è importante ricordare che anche nelle nazioni dove il sistema sanitario è pubblico, l’accesso alle cure non è senza costi. E’ per questo che il convegno proverà a dimostrare come le componenti morali, religiose, etiche, scientifiche ed economiche devono lavorare insieme per promuovere e sviluppare la salute.
Voi proponete la lotta contro la malaria, l’uso delle piante geneticamente modificate (OGM) per l’agricoltura, l’opposizione ai piani di riduzioni delle nascite, l’uso delle genetica per produrre vaccini e farmaci. Può spiegarci come stanno insieme tutti questi temi?
Kinshore: Questo è il motivo per cui le preoccupazioni morali si confrontano con gli aspetti scientifici e tecnologici. Inoltre questo prova quanto sono importanti i fondamenti filosofici e teologici per questioni di politiche pubbliche che rispondano al bene comune. Per esempio, se noi partiamo dal principio che Dio ha creato gli esseri umani a Sua immagine e somiglianza e ha dato loro i beni della Terra per promuovere il bene dell’umanità, possiamo guardare al progresso tecnologico come parte del disegno del Creatore. Utilizzare antiparassitari per debellare la malaria, utilizzare biotecnologie vegetali per produrre prodotti migliori e utilizzare meno fitofarmaci sono esempi di buon uso della tecnologia. La conoscenza scientifica può però essere utilizzata contro l’uomo. E’ il caso della distruzione di vite umane per salvaguardare la salute di alcuni. In questo caso si nega le dignità della persona umana e si va contro il bene comune.
In che modo collaborate con il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute?
Kishore: Nell’approfondire le idee e i concetti che dovevano animare il convegno, abbiamo discusso con il Cardinale Javier Lozano Barragán, il quale ha sottolineato che le persone hanno diritto non solo alla salute ed alla dignità, ma anche a migliori cure, hanno diritto allo sviluppo tecnico e tecnologico da concordare con le industrie farmaceutiche che detengono i diritti sui brevetti. Quando abbiamo deciso di organizzare il convegno il porporato si è detto disposto a partecipare al dibattito ed ha patrocinato l’incontro con il Pontificio Consiglio. Il Cardinale Lozano Barragán interverrà al convegno con una relazione sul tema: “Futuro della sanità: mettere la tecnologia al servizio dell’uomo”.
Insieme al Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute ci aspettiamo di vedere la partecipazione delle molte Congregazioni religiose che sono profondamente impegnate nella cura della salute. Speriamo che questo convegno sia occasione per un vibrante dibattito nell’ambito del mondo cattolico e laico.
Quali sono gli obiettivi che intendete raggiungere?
Kishore: L’incontro mira a verificare l’applicabilità della Dottrina Sociale della Chiesa in un area in cui la Chiesa è profondamente coinvolta e interessata. Non ci aspettiamo di riuscire a fornire tutte le soluzioni ai problemi che affliggono la sanità nel mondo, ma speriamo che i partecipanti possano uscire dal convegno avendo compreso la rilevanza degli aspetti tecnici ed economici della sanità, specialmente per quanto riguarda lo sviluppo dell’industria farmaceutica e la natura della professione medica.
Alcuni anni fa il Cardinale Joseph Ratzinger sottolineò che la critica sociale ed economica senza la conoscenza tecnica rischia di diventare facile moralismo, ed è quello che accade spesso nei dibattiti che riguardano la cura sanitaria. Spero che gli scienziati e le persone di spessore culturale, che parteciperanno al convegno, riconoscano la rilevanza delle preoccupazioni morali e religiose, e possano dare una risposta esaustiva per una umanità più grande.