Mons. Zuppi: "Cercare giustizia perdonando e rimuovendo l'odio"

Tutto incentrato sul tema del perdono l’intervento dell’arcivescovo di Bologna al Festival Francescano

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“Gesù ci chiede di compiere un’opera non superiore alle nostre forze, altrimenti non la chiederebbe, ed è quella di perdonare”. Così ha avuto inizio ieri l’intervento di mons, Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, al Festival francescano che si sta svolgendo nella diocesi felsinea.
Il presule ha evidenziato la forza positiva del perdono, che depotenzia la ricerca di giustizia dall’odio, che si può formare nel cuore di chi ha subito un ingiustizia. E davanti a chi sostiene che il perdono vuole solamente nascondere il male avvenuto, mons. Zuppi ha affermato invece che “la giustizia va sempre ricercata però depotenziata dall’odiare chi si rende responsabile di azioni cattive”.
Invece oggi, secondo l’arcivescovo, “il perdono non significa dimenticare, ed è necessario chiedere giustizia, però con il disinquinamento della vendetta”. Il perdonare non “può avvenire dalla singola persona autonomamente, bensì richiede un cammino di comunità”.
Davanti alla domanda di Lorenzo Fazzini, direttore della casa editrice Emi, che con Zuppi ha condotto l’incontro in Piazza Maggiore a Bologna, il presule ha evidenziato che solo la libera volontà della persona impedisce che agisca l’azione misericordiosa di Dio. Infatti, oggi, “ogni persona – ha affermato – può vivere la dimensione del fariseo, che si ritiene sempre perfetto e quindi non meritevole di ricevere nessun perdono da Dio e dai fratelli, oppure quella dell’auto-condannarsi per cui ritiene che Dio non possa più riconciliarsi con lui a motivo della gravità del male commesso”.
Per cui, ha detto Zuppi citando una famosa frase di Papa Francesco, “Dio non si stanca di perdonarci, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere a Lui il perdono dei nostri peccati”. Oggi, ha aggiunto, “dobbiamo ripartire dal perdono per vincere ciò che Papa Francesco chiama la ‘globalizzazione dell’indifferenza’, divenendo maggiormente partecipi dei dolori che in questo tempo stanno affliggendo l’umanità”.
“Come è infatti possibile – si è domandato mons. Zuppi – rimanere inermi davanti a ciò che per esempio sta accadendo in Siria ed ad Aleppo con una quotidiana morte di civili inermi e  bambini?”. Il cristiano pertanto è chiamato a considerare il perdono “non solo come una realtà ricevuta”, ma anche “strumento per impegnarsi a condurre il mondo a vivere nella pace riconciliando i fratelli e sorelle”.
In conclusione, l’arcivescovo ha ricordato quando San Francesco d’Assisi fu di passaggio a Bologna; egli in città spense le varie contese presenti e gettò le fondamenta per patti di pace tra le famiglie che si contendevano il dominio della società cittadina di quel tempo.

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Carlo Veronesi

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