È la misericordia a dare senso al servizio dei rappresentanti pontifici. Lo ha affermato il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, presentando l’essenza della loro missione nel saluto al Papa all’inizio dell’udienza di oggi nella Sala Concistoro che si è svolta dopo il passaggio dalla Porta Santa di San Pietro da parte dei Nunzi, che celebrano in questi giorni il loro Giubileo.
A nome dei partecipanti, il Segretario di Stato – nel suo indirizzo di saluto riportato da L’Osservatore Romano – ha espresso riconoscenza al Pontefice, “per queste giornate dense di preghiera, riflessione e cristiana e sacerdotale amicizia. Credo di poter dire, forse con un aggettivo un po’ banale ma vero, che sono state giornate belle e giornate fruttuose e spero così di interpretare il sentire di tutti, o almeno della maggioranza”.
In particolare, Parolin ha ringraziato il Papa “per averci fatto il dono della sua presenza in varie occasioni — poi ci sarà anche il pranzo che condivideremo insieme — e per aver presieduto questa mattina la santa messa a Santa Marta per noi: le siamo vivamente grati per la sua squisita premura che manifesta la paterna attenzione con cui ci segue e la vicinanza e il forte legame tra il successore di Pietro e i suoi rappresentanti nei diversi Paesi e presso le organizzazioni internazionali”.
I rappresentanti pontifici, ha poi affermato, “appoggiando ogni buona iniziativa in favore della collaborazione tra le nazioni, difendendo i più deboli e i più poveri da chi è tentato di costruire la società prescindendo dai loro diritti e dalla loro dignità, facendosi paladini del rispetto delle leggi, della sacralità della vita e della libertà religiosa, fanno conoscere il volto misericordioso del Padre che si rivela in Cristo Gesù”. Mossi dall’amore di Cristo “come operatori di pace in mezzo ai conflitti e promotori del dialogo e della cooperazione”, essi “parlano di lui e ne tratteggiano i lineamenti anche quando non ne annunciano esplicitamente il nome”.
Ora per le giornate giubilari, ha riferito il cardinale, i diplomatici a servizio della Santa Sede “sono giunti da ogni parte del mondo, segno della universalità della Chiesa, e hanno fatto una sosta presso la tomba dell’apostolo Pietro, varcando la soglia della Porta del perdono per ricevere grazie e per chiedere le grazie necessarie a compiere la missione a loro affidata”. Tutto nella consapevolezza “che ogni buon risultato, ogni opera compiuta è frutto della misericordia divina che precede, accompagna e conduce alla meta i nostri passi”.
Da Roma, ha proseguito Parolin, “i rappresentanti pontifici sono chiamati a essere in ogni parte del mondo fautori e propagatori di misericordia, sia favorendo la costruzione della pace che consolando, con le parole del Vangelo chi soffre a causa delle persecuzioni, delle guerre, della migrazione forzata o coloro che incontrano il martirio per testimoniare la fede o per la difesa della dignità umana”.
A questo proposito il Segretario di Stato ha ripetuto le parole che Papa Francesco ha rivolto, venerdì mattina, ai vescovi eletti nel corso dell’ultimo anno: fate del vostro ministero una icona della misericordia, la sola forza capace di sedurre e attrarre in modo permanente il cuore dell’uomo. “Questa esortazione – ha detto – guidi come una bussola anche il rappresentante pontificio, la cui capacità di attrarre e di convincere deriva dalla luce di carità che gli è donata dall’Alto in vasi di argilla, perché la custodisca con amore e la doni con generosità”.
Infatti “ogni attività nella Chiesa trova il suo significato in quanto è diretta a riversare nei cuori l’infinita misericordia di Dio” e “l’operato dei rappresentanti pontifici non sfugge a questa regola, ma cerca di servirla con coraggio, dedizione e professionalità e utilizzando tutti i margini disponibili”.