È nell’anno giubilare della misericordia che l’Arcidiocesi di Catanzaro – Squillace ha vissuto nella giornata di ieri, in una Cattedrale gremita all’inverosimile, l’ordinazione episcopale di mons. Domenico Battaglia, Vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti. Un evento storico seguito con interesse e amore da tutta cittadinanza.
A presiedere la sacra liturgia di ordinazione l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, presidente della Conferenza Episcopale Calabra, con gli altri quattro consacranti principali: mons. Michele De Rosa, amministratore apostolico di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti; mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, e gli arcivescovi emeriti della diocesi di Catanzaro-Squillace, mons. Antonio Cantisani e mons. Antonio Ciliberti.
Presenti anche diversi vescovi Calabresi e Campani, unitamente al clero ed ai numerosi laici delle due regioni. In piazza duomo è stato allestito un maxischermo per consentire a tutti di poter assistere alla sacra ordinazione. Tra le autorità presenti le massime cariche della Magistratura catanzarese; del Comune; delle Forze dell’Ordine.
L’omelia di Monsignor Vincenzo Bertolone ha illuminato e stimolato nella Parola la mente e il cuore dei partecipanti. Lo ha fatto donando la giusta e sapiente dimensione all’ordinazione a vescovo di don Mimmo Battaglia, prete che ha vissuto tutta la sua vita tra centinaia e centinaia di donne e uomini, spesso giovani soli, persi tra la droga e le false illusioni di una vita difficile e spesso ai margini della società, tra gli scarti che nessuno considera.
Il Pastore di Catanzaro ha messo in evidenza le sensazioni di sgomento, timore e inquietudine che hanno invaso al momento dell’elezione il cuore di don Mimmo.
“Il tuo cuore, insomma, ha tremato. Trema sempre il cuore degli umili e dei piccoli. Ma il Signore “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili” (Lc 1,52).
Il Dio che conosce il limite e la caducità della creatura umana, conosce certamente anche il tuo limite; sa tutto di te e del tuo carisma pastorale che, sin dal 1992, ti ha condotto ad occuparti di scartati, tra cui anche tossicodipendenti e alcolisti. Conosce tutto di te, che, privo di lauree conseguite nelle università laiche o Pontificie, possiedi la laurea esistenziale della pazienza, dell’ascolto, della bontà, del servizio”.
“Saluto e ringrazio i carissimi confratelli nell’episcopato e nel sacerdozio ordinato; – ha aggiunto monsignor Bertolone- tutte le autorità civili e militari, i consacrati/e, e tutti voi, sorelle e fratelli carissimi, molti dei quali della diocesi di Cerreto-Telese-Sant’Agata guidati dal vicario Generale. Saluto gli otto amici di Siano (Carcere cittadino), chi li accompagna, la loro direttrice ed i tre magistrati che hanno autorizzato la loro presenza a questa celebrazione. Un saluto particolare a tutti gli amici del centro di Solidarietà (Creatura di Don Mimmo)”.
Centrali nell’omelia sei passaggi dell’alto prelato calabrese, connessi al valore evangelico della gioia e alla comunione della Chiesa “guidata da Papa Francesco, cui va la nostra gratitudine ed il nostro pensiero orante”.
Primo passaggio: “È la tua gioia, carissimo don Mimmo, che con comprensibile trepidazione vivi questo momento importante della tua vita, in cui con la pienezza del sacerdozio riprofili la tua chiamata”.
Secondo passaggio: “È la gioia di questa Chiesa di Catanzaro-Squillace, che ti è stata madre perché ti ha generato ed educato alla fede, sei divenuto presbitero e hai esercitato con tanta dedizione e intensità il tuo ministero”.
Terzo passaggio: “È la gioia della Chiesa sorella di Cerreto Sannita Telese sant’Agata de’ Goti, che viene affidata alle tue cure e che ti accoglierà con sincero amore come suo nuovo pastore, maestro e padre”.
Quarto passaggio: “È la gioia di noi Vescovi, che imponiamo le mani sul tuo capo per invocare su di te un’effusione speciale dello Spirito Santo, il quale ti conformerà a Cristo Capo e Pastore della Chiesa: è questo uno degli atti di ministero che maggiormente ci coinvolge, ci unisce gli uni agli altri e ci fa risalire di anello in anello ai dodici apostoli, alle fondamenta della Chiesa”.
Quinto e sesto passaggio: “È la gioia di tuo padre, che in questo momento dal cielo ti guarda, ti sorride e ti incoraggia; è la gioia della tua diletta madre, qui presente, degli altri familiari e parenti, di tutte le persone a cui hai fatto del bene, di tutti i tuoi amici, i presbiteri, i diaconi, i seminaristi, i tuoi giovani del centro di solidarietà con i responsabili e gli educatori”.
Poi l’invito ai fedeli a fermarsi un attimo per respirare e contemplare quanto sta per compiersi davanti a loro: “L’ordinazione episcopale è un evento dello Spirito che plasma il chiamato a immagine del buon pastore affinché ne diventi segno e strumento in mezzo al suo popolo per l’azione del suo Santo Spirito; è fonte di grazia, è un dono divino”.
Continuando a rivolgersi con affetto paterno al neo vescovo eletto, S.E. Bertolone, citando San Francesco di Paola, Sant’Agostino, San Gregorio e San Benedetto, indica le doti principali che deve far proprie chi ha la responsabilità di guidare la Chiesa. Ben calzanti le doti elencate da San Francesco di Paola, riferite a chi assume il compito di correggere e restaurare: “doctus, esperto, saggio, pieno di carità, puro e netto, sollecito, umile di coraggio, paziente, giusto, misericordioso, diligente e capace di vegliare supra suo grege, onesto, casto e pieno di virtù, buon parlatore, ricco d’autorità, specchio ed esempio di buona vita e di ogni bontà”.
Alle doti seguono i riferimenti verso i santi e i propositi del nuovo pastore chiamato al Signore, attraverso la designazione del Santo Padre.
“Adesso porta in Campania il meglio della tua Calabria! Sii come un pollone che staccato da questa Chiesa particolare vieni innestato nella diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti per dirigerla. Offri alla povera gente tutto ciò che sei ed hai, sii per loro un fiume di benedizione e gloria di questa Arcidiocesi che ti è stata e ti è madre. Veglia sopra il gregge a te affidato, prendendo a modelli alcuni dei tuoi predecessori. Assumi a tuo modello il conventuale Felice Peretti, poi papa Sisto V, riformatore… Guarda a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il grande innamorato poeta dell’incarnazione…
E, nella linea della continuità, tieni molto a tutto quanto il tuo predecessore, mons.Michele De Rosa, ha operato e praticato nella diocesi, che ti viene affidata: abbi a cuore il presbiterio, nel quale troverai i tuoi fratelli e amici; abbi a cuore il seminario diocesano e i luoghi di formazione del futuro clero; raccogli le indicazioni provenienti dalla Visita pastorale nel corso degli anni 2003-2007; del Sinodo dei giovani, celebrato dal marzo 2008 al gennaio 2011; forma sapientemente il laicato, con una particolare attenzione per la pietà popolare e le liturgie funebri, senza perdere mai di vista i santi del passato e quelli del presente”.
Poi arriva dolce e fermo l’invito a portare nella sua nuova missione il senso alto del lavoro compiuto fino ad oggi: “Coraggio! Alzati, ti chiama”, è il motto che hai scelto. Il Signore, imprevedibile e con i suoi disegni imperscrutabili, desidera che ti metta in ascolto dello Spirito Santo perché sappia leggere i segni dei tempi. Tu, che per oltre 20 anni hai presieduto il Centro calabrese di solidarietà, conosci bene cosa vogliano dire termini come solidarietà, fraternità, servizio da esercitare oggi nelle strade, in una Chiesa aperta che sappia andare, uscire, essere ospedale da campo, traducendo il Vangelo in carezze infinite, in percorso esistenziale all’interno di noi stessi, viaggio scomodo, doloroso a volte, alla riscoperta della nostra umanità e fragilità, come ci ripete Papa Francesco”.
Forte anche il suggerimento di non abbandonare mai, in ascolto dello Spirito del Signore, il legame “con la gente, con i fedeli, con le loro vite, condividendone gioie e speranze, difficoltà e sofferenze, come fratello e amico, ma ancora di più come padre, che è capace di prestare attenzione, comprendere, aiutare, orientare. Il camminare insieme è un servizio di amore, amoris officium, diceva Sant’Agostino (In Io. Ev. tract. 123, 5: PL 35, 1967). Questo servizio d’amore impone la strada e il cammino verso la santità che costituisce il primo atto di governo di un buon vescovo. Una santificazione mai ridotta a occupazione privata, ma intessuta con il ministero”.
Seguono alcune illuminati citazioni: “San Gregorio di Nazianzo, riprendendo Agostino, scrive: «Per chi guida è colpa non essere il migliore. Per procedere senza soste verso la perfezione egli deve precedere gli altri con l’eccellenza della propria virtù» (Apologia della propria fuga)…. Coltiva il grande desiderio di essere santo con tenace volontà e sforzo costante verso la perfezione poiché, come scriveva Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, “i desideri santi, sono le ali che ci fanno alzare da terra”, elaborazione, per altro, di ciò che aveva scritto Sant’Agostino: “La vita di un buon cristiano è tutta un santo desiderio”…..La parola del vescovo deve far ritrovare il gusto del Vangelo ed il bisogno di Dio cui aprire il cuore affidandosi a Lui”.
Il tono dell’arcivescovo diventa più fermo quando ricorda a don Mimmo Battaglia il suo titolo speciale di testimone del Risorto: “Il vescovo è testimone del Risorto perché annuncia con autorevolezza la parola che libera e salva: perché annuncia che Gesù è vivo ed ha vinto la morte e che dalla sua morte zampilla la vita divina per tutti coloro che credono in lui; sei testimone del Risorto, perché lo rendi presente nell’Eucaristia e in tutti i Sacramenti con i quali si costruisce e si fa crescere la Chiesa, la comunità dei credenti; sei testimone del Risorto perché devi presiedere alla carità, costruire comunione, guidare la Chiesa con l’amore del Buon Pastore”.
“Il mondo di oggi”, ha detto recentemente il Papa richiamando quanto vien detto di San Domenico, “ha bisogno di persone che parlino a Dio, per poter parlare di Dio. Solo attraverso uomini plasmati dalla presenza di Dio e dalla Parola di Dio continuerà il suo cammino nel mondo portando i suoi frutti”.
Nell’ultima parte dell’Omelia monsignor Bertolone, richiamando la parola tenerezza, tanto cara a Don Mimmo e così “rivoluzionaria” per il Papa, fa una attenta e avveduta analisi della realtà attuale.
L’elenco è lungo e in perfetta armonia con i fatti di un tempo che non può più avallare un mondo proiettato allo sfascio. Riporto solo qualche titolo: Rapporti umani atrofizzati; Beneficenza priva di amore cristiano; Aiuto ai poveri senza alcuna prospettiva; Mercato globale sempre più lontano da chi vive nella miseria; Lotta alla droga priva di una vera strategia per fermare le mafie titolari dello spaccio; Auto ai disabili carente di un vero progetto d’integrazione; Distanza tra politica e volontariato che indebolisce la giustizia sociale. L’arcivescovo ha chiesto a gran voce più fratellanza e con tutto il suo cuore più tenerezza della carità.
Poi il passaggio conclusivo, ricco d’affetto paterno e di un caldo messaggio augurale: “Nell’esprimerti, caro don Mimmo, i sentimenti della più viva gratitudine per il servizio fedele e generoso che con un’esemplare testimonianza di vita hai esercitato in questa nostra, tua Arcidiocesi e per il servizio che ora ti appresti a svolgere nella chiesa sorella di Cerreto Sannita- Telese-Sant’Agata de’ Goti, ti accompagniamo con la nostra affettuosa preghiera perché tu dia testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e possa godere la stima e l’affetto di tutto il popolo. Maria Immacolata Madre della Misericordia, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori intercedano per te, sostengano la tua consacrazione, ti ottengano tante consolazioni e rendano fecondo il tuo ministero. Amen”.
A Catanzaro entusiasmo per l’ordinazione episcopale di don Domenico Battaglia
Il nuovo Vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti “è privo di lauree conseguite nelle università laiche o Pontificie, ma ricco della laurea esistenziale della pazienza, dell’ascolto, della bontà, del servizio”