CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 20 settembre 2009 (ZENIT.org).- Sono già cominciati i preparativi del Sinodo speciale per il Medio Oriente, che avrà luogo dal 10 al 24 ottobre 2010.
L’annuncio ufficiale è stato fatto dal Pontefice durante un incontro con i Patriarchi e gli Arcivescovi maggiori orientali svoltosi questo sabato a Castel Gandolfo.
Il tema al centro di questa assemblea speciale dei Vescovi, secondo quanto rivelato dal Papa, sarà “La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza: ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola’ (At 4, 32)”.
Lo stesso Benedetto XVI, nello spiegare le ragioni che hanno motivato questa scelta, ha riconosciuto che “parlando di pace, il pensiero va, in primo luogo, alle regioni del Medio Oriente”.
Già da lunedì 21 settembre si riunirà per la prima volta il Consiglio presinodale, nella sede della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi a Palazzo del Bramante, in via della Conciliazione, per avviare i preparativi dell’incontro, secondo quanto rivelato dall’Arcivescovo Nikola Eterovic, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi.
“Due giorni di lavoro, lunedì 21 e martedì 22 settembre, per mettere a punto una macchina organizzativa che dovrà partire subito a pieno regime perché i tempi sono ristrettissimi”, ha detto il presule a “L’Osservatore Romano”.
Alla riunione prenderanno parte i Cardinali Ivan Dias, Walter Kasper, Jean-Louis Tauran e Leonardo Sandri insieme con i Patriarchi Nasrallah Pierre Sfeir, Emmanuel III Delly, Antonios Naguib, Gregorios III Laham, Nerses Bedros XIX Tarmouni e Fouad Twal. Il Patriarca Ignace Youssif III Younan ha designato a rappresentarlo monsignor Jules Mikhael Al-Jamil.
Ci saranno, dice monsignor Eterovic, anche l’Arcivescovo Ramzi Garmou, Presidente della Conferenza episcopale iraniana, il Vescovo Luigi Padovese, Presidente della Conferenza episcopale turca e alcuni esperti.
Il pesule ha avvertito però che “l’elenco non è ancora completo, considerato il poco tempo a disposizione”.
L’annuncio del Sinodo per il Medio Oriente, ha spiega il Segretario generale, “non è di per sé una sorpresa. Da anni i pastori di quella regione riflettevano sull’opportunità di indirlo. Era un’idea che circolava con insistenza. Ma l’accelerazione decisiva è venuta dal viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa nel maggio scorso”.
All’ordine del giorno della riunione che inizia lunedì mattina ci sono proprio “le indicazioni del Papa sulle prospettive di dialogo per una convivenza pacifica in quella regione tormentata, tenendo conto delle realtà dei singoli Paesi”.
“Il tema del Sinodo – ha rivelato Eterovic – è stato scelto personalmente da Benedetto XVI dopo aver ascoltato i suggerimenti raccolti dalla segreteria generale che ha fatto una consultazione tra i Vescovi. L’indicazione del Papa è di riflettere innanzitutto sulla comunione e sulla testimonianza che la Chiesa è chiamata a dare nel particolare contesto mediorientale”.
“E la citazione degli Atti degli Apostoli – ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola’ (4, 32) – ci ricorda che quella regione è particolarmente cara a tutti i cristiani perché là è nato, è morto e risorto il Signore Gesù. È nata lì la Chiesa e, nonostante le vicende della storia, è ancora presente con difficoltà ma anche con speranza”, ha spiegato l’Arcivescovo croato.
Il Sinodo si svolgerà nella tradizionale aula nuova in Vaticano. “Durerà – ha commentato Eterovic – una settimana in meno rispetto al solito. È ancora prematuro pensare all’elenco e al numero dei partecipanti, i criteri devono essere stabiliti. Certo, se i pastori del Medio Oriente saranno i primi protagonisti, si avvertirà la dimensione universale della Chiesa”.
“Una questione particolarmente importante – ha affermato – riguarderà il coinvolgimento di ebrei e musulmani. Non sappiamo ancora le modalità, ma è evidente che si dovrà tener conto di tutta la complessa realtà del Medio Oriente. Il Sinodo non è ‘contro’ qualcuno ma è uno spazio di dialogo aperto che punta alla comunione e alla pace nella giustizia e nella verità. Troveremo sicuramente il modo di sentire le voci del mondo ebraico e di quello musulmano”.
Il dialogo e il confronto “con le altre religioni e le altre culture” sarà, per Eterovic, uno dei temi centrali del Sinodo “che dovrà però partire da una riflessione interna alla Chiesa, per rafforzare la comunione ecclesiale”.
“È questo il primo mandato del Papa – ha aggiunto –. La diversità dei riti e delle tradizioni nella Chiesa è una ricchezza, non un ostacolo e va condivisa sul serio. È da una rinnovata, autentica comunione tra tutti i cattolici che può scaturire una testimonianza forte, anche dove le nostre comunità sono piccole. La comunione le rende più credibili”.
“Per i temi più specifici – ha proseguito – si deve aspettare almeno la pubblicazione dei Lineamenta. Sono sicuro che dal Sinodo verrà un contributo alla riconciliazione, facendo seguito alle parole e ai gesti del Papa che a maggio in Terra Santa ha aperto nuovi orizzonti nel complesso ed esigente cammino di pace, nel rispetto dei diritti e dei doveri di tutti”.
Il pensiero, ha sottolineato Eterovic, va alla fine del Sinodo di un anno fa e all’ “indimenticabile appello di pace che proprio i Patriarchi e gli arcivescovi maggiori orientali hanno consegnato nelle mani di Benedetto XVI per invocare giustizia e libertà religiosa”.
Dopo la prima riunione del 21 e 22 settembre, l’iter sinodale proseguirà secondo i canali collaudati “applicati però di volta in volta alla situazione particolare del Medio Oriente”.
Innanzitutto andrà preparato “quanto prima, sicuramente entro la fine dell’anno”, il testo dei Lineamenta. “Sarà un documento breve – ha anticipato – perché c’è poco tempo a disposizione e poi vogliamo che le comunità abbiano l’opportunità di discuterlo”.
Per l’Instrumentum laboris “bisognerà aspettare Pasqua. Anche quel testo sarà più snello e cercherà di puntare dritto all’essenziale”.
Il Segretario generale ha rilevato infine “l’eccezionalità di un Sinodo regionale […] Finora si erano svolti sinodi continentali e due avevano riguardato direttamente le questioni dei Paesi Bassi e del Libano”.