KÖNIGSTEIN, venerdì, 5 giugno 2009 (ZENIT.org).- Secondo il nuovo Vescovo di Hong Kong, i passi compiuti dal Vaticano aiuteranno i cattolici cinesi a conciliare le loro differenze e a unirsi dietro a un Papa determinato a parlare loro nonostante i continui tentativi del regime di metterlo a tacere.
In un rapporto speciale inviato all’associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il Vescovo John Tong Hon ha dichiarato che il Compendio della Santa Sede – note esplicative in seguito alla Lettera che Benedetto XVI ha indirizzato ai cattolici cinesi il 27 maggio 2007 – ha colpito molto i cattolici della Cina, “impressionati dalla preoccupazione e dall’attenzione della Santa sede” nei loro confronti.
Il Vescovo Tong, che ufficialmente ha sostituito il Cardinale Joseph Zen Ze-kiun come Vescovo di Hong Kong ad aprile, ha dichiarato che il Compendio è arrivato in risposta ai tentativi da parte delle autorità comuniste di bloccare la circolazione della Lettera papale.
Descrivendo come l’Associazione Patriottica (AP) abbia “soppresso” il testo del 2007, il Vescovo ha sottolineato che il suo successo è stato intralciato anche dai deliberati travisamenti del suo contenuto.
“Quasi in tutte le altre parti del mondo i cattolici possono organizzare apertamente un incontro per studiare un documento papale, ma in Cina questo è ancora molto difficile da fare”, ha affermato il presule.
“Per di più, alcuni hanno selezionato quello che volevano leggere nella Lettera e hanno enfatizzato solo quelle parti”.
Diffuso il 24 maggio scorso, il Compendio è scritto sotto forma di domanda e risposta, una scelta che secondo il Vescovo Tong risulta attraente per i cattolici cinesi.
“Domande e risposte possono aiutarci a capire meglio il contenuto generale [del testo]. Questo formato è stato usato a lungo in Cina per presentare sistematicamente il catechismo cattolico”.
Il Vescovo Tong, che ha fatto parte di una Commissione speciale che ha aiutato a redigere suggerimenti da includere nel Compendio, ha spiegato che il documento “cattura lo spirito e l’essenza” della Lettera del 2007, che mirava a incoraggiare una maggiore unità tra i cattolici cinesi.
Il Vescovo ha dichiarato che dalla comparsa della Lettera sono stati compiuti notevoli passi verso la riconciliazione tra i cattolici “ufficiali” e quelli della Chiesa “clandestina”, che rifiuta di essere regolamentata dal regime, e ha osservato che c’è bisogno di uno “scambio di esperienze, della condivisione di progetti pastorali, di iniziative comuni…”.
Allo stesso modo, ha ricordato la volontà del Compendio di permettere alle Chiese locali di accettare il riconoscimento statale “a condizione che questo non implichi la negazione di principi irrinunciabili della fede e della comunione ecclesiastica”.
A questo proposito, ha avvertito che “ci sono stati casi in cui la Chiesa ‘clandestina’ è emersa troppo all’improvviso”. “Dopo che i leader ‘clandestini’ hanno ricevuto il riconoscimento governativo, questa prematura unità strutturale tra cattolici ‘ufficiali’ e ‘clandestini’ ha portato a ulteriori divisioni tra i cattolici”.
Questi problemi, ha tuttavia aggiunto, non dovrebbero essere addotti come scusa per non agire.
“I cattolici cinesi devono avanzare gradualmente, devono contattarsi, pregare insieme, dialogare e cooperare passo dopo passo, come si aspetta il Santo Padre”, ha concluso.