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L’instancabile richiamo cristiano verso il servizio alla persona umana

Non esiste il Dio della morte, ma c’è l’uomo che sceglie il male, perdendo la connessione con la parte migliore di sé

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Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, come il Vangelo, dovrebbe stare a portata di mano del credente che ha nel cuore l’organizzazione della sua vita, secondo gli indirizzi cristiani. Non un impegno fine a se stesso, ma una azione rigeneratrice del cuore, della mente e del corpo. Eppure si guarda spesso verso altre strade; si punta su manuali che non toccano la coscienza e che aiutano chiunque a fingere, anche dinnanzi al peccato più evidente. Tutto questo può succedere per l’uomo più semplice, come per chi ha responsabilità di governo della cosa pubblica, dell’economia, della giustizia o delle mille articolazioni nella vita pubblica e privata.
Il servizio alla persona per ognuno dovrebbe essere sacro. Oggi si vive un tempo in cui la vita umana perde sempre di più valore. Da una parte un consumismo esasperato, capace di far svalutare, in nome del profitto selvaggio, anche i meriti di un sistema che senz’altro ha migliorato la qualità della vita della gente; dall’altra una recrudescenza  del fenomeno giustizialista armato che si abbatte facilmente nella vita privata e nei luoghi pubblici più affollati, per seminare morte e sminuire il valore della persona. Al punto 552 della DSC leggiamo: “Tra gli ambiti dell’impegno sociale dei fedeli laici emerge anzitutto il servizio alla persona umana”.
Non si può essere cristiani se non si ha dentro la voglia e la forza di promuovere la dignità di ogni persona, quale bene più prezioso che l’uomo possiede. È questa una funzione essenziale della Chiesa e in essa di ogni laico che ama il Signore. Ma anche chi si serve della verità che trasuda da ogni riga del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, non potrà mai farcela senza attestare con le proprie azioni il messaggio eterno del vangelo. Il servizio stesso alla persona umana diventerebbe debole e nel tempo sarebbe destinato a scomparire. Il problema è che in molti pensano al Vangelo come ad un libro da leggere o comunque da tenere in casa, ma non certo da vivere pienamente.
In proposito giungono alcune parole di una omelia di mons. Costantino Di Bruno, pronunciate lunedì scorso nella consueta partecipata messa pomeridiana del lunedì; giorno dedicato alla spiritualità del Movimento Apostolico in Catanzaro, fondato da Maria Marino. “Il mondo oggi crede che il Vangelo non sia più vivibile! Il mondo crede che il Vangelo non sia più realizzabile! Il mondo crede che il Vangelo sia una Legge che non può essere vissuta dall’uomo! E cosa ci chiede la Vergine Maria? … “Mostrate all’uomo che il Vangelo si può vivere! … che ogni Parola di mio Figlio Gesù può essere osservata! … che ogni suo progetto può essere nostra vita!”. Capite, allora, qual è la nostra missione? È di dire a quest’uomo incredulo che “il Vangelo si può vivere. È nostra missione mostrare al mondo come si vive il Vangelo!”.
Una certezza che è propedeutica a qualsiasi attività terrena, volta a contribuire al miglioramento della società nel suo insieme. Partire quindi dal rinnovamento interiore che solo il vangelo può sostenere e perfezionare, aiuta a cambiare il mondo. Essere al servizio della persona, per fortificare la straordinaria famiglia degli uomini, dimostra una apertura per un cammino interiore che si rigenera con la preghiera e la Parola. Leggiamo sempre nel punto 552 della DSC: “La prima forma in cui si assolve tale compito consiste nell’impegno e nello sforzo per il proprio rinnovamento interiore”.
San Giovanni Paolo II era convinto che la storia dell’umanità non fosse mossa da un “determinismo impersonale”, ma da una variegata presenza di individui dai cui atti liberi venga fuori l’ordine sociale. Le stesse istituzioni non garantiscono il bene comune da se stesse, magari attraverso meccanismi reimpostati. Qualsiasi volontà personale o di rappresentanza sociale diretta a migliorare la società, attraverso la giustizia e la carità collettiva, è comunque preceduta dal rinnovamento dello spirito cristiano di ognuno, garanzia di un impegno volto al benessere di una comunità.
Il punto citato si chiude con questa verità: “Dalla conversione del cuore scaturisce la sollecitudine per l’uomo amato come fratello”. Una solerzia profonda che diventa un obbligo dinnanzi all’impegno di risanare le istituzioni, le strutture e tutte quelle condizioni di vita, contrarie alla dignità umana e al servizio alla persona. Un monito per la politica, per chi ha ruoli di responsabilità, per ogni singolo soggetto che vive e opera in una qualsiasi comunità. Tutto questo tenendo in vista il processo storico in atto e utilizzando strade e mezzi in linea continua con sani e giuste regole.
Pesanti, per coloro che viaggiano in tutt’altra direzione, le parole di papa Francesco proferite nel suo lungo discorso ai membri del Programma alimentare mondiale, World Food Program, incontrati nella sede di Roma. Un richiamo forte fino al punto di chiedere di “De-naturalizzare la miseria. De-burocratizzare il dolore della gente”. Per il Pontefice non si possono finanziare le armi, per poi far mancare i soldi a chi vive ai margini della società: solo, abbandonato, affamato. Altro che servizio alla persona! Al punto 553 della DSC si legge: La promozione delle dignità umana implica anzitutto l’affermazione dell’inviolabile diritto alla vita, dal concepimento sino alla morte naturale”.
Un principio universale che viene da Dio e che nessuno dovrebbe mettere in discussione, mentre nella realtà viene ogni giorno violentemente calpestato. Lo stesso riconoscimento della dimensione religiosa dell’uomo, oggi imbrattata di sangue, non è solo un’urgenza “confessionale”, bensì un bisogno ontologico e naturale umano.
Non esiste il Dio della morte, ma c’è l’uomo che sceglie il male, perdendo la connessione con la parte migliore di sé. Se Cristo ci invita ad amare il nemico, significa che servire il prossimo non è una scelta, ma l’unica possibilità per avvicinare la terra al cielo e cambiare in meglio le sue sorti. È una “operazione” santa e legittima, per contribuire alla costruzione di un mondo che sia sempre di più attratto dall’instancabile richiamo cristiano, verso un autentico servizio alla persona umana.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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