Rispondendo all’appello del Pontefice Giovanni Paolo II che nella lettera apostolica Tertio millennio adveniente (10 Novembre 1994), ha scritto: “le Chiese locali facciano di tutto per non lasciar perire la memoria di quanti hanno subito il martirio, raccogliendo la necessaria documentazione”, il cardinale Achille Silvestrini organizzò il 22-24 ottobre 1998, un Convegno di storia ecclesiastica contemporanea proprio sul tema relativo ai martiri delle Chiese orientali.
Nella mattinata del 23 marzo, il cardinale Ignace Moussa I Daoud, attuale Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, ha presentato in Sala Stampa Vaticana il volume “Fede e martiri – Le chiese orientali cattoliche nell’Europa del Novecento” (Libreria Editrice Vaticana) che raccoglie gli atti del convegno organizzato dal suo predecessore.
“Alla ricchezza dei contributi offerti e alla varietà degli scenari toccati, – ha precisato il Porporato – abbiamo aggiunto una Appendice di documentazione inedita, che sfiora cronologicamente gli anni Sessanta”.
“Nel volume – ha raccontato Moussa I Daoud – troviamo documentate le vicende di soppressione delle varie Chiese orientali cattoliche: Ucraina, Romena, Slovacca e Rutena. Esse, un tempo cancellate dalla storia, sono risorte e oggi si preoccupano di non perdere la memoria della persecuzione”.
“La pubblicazione non tace i responsabili di tante sofferenze. Ma non c’è rancore”, ha detto il Prefetto della Congregazione delle Chiese orientali.
Il cardinale Daoud ha poi illustrato come il martirio unisce ciò che la storia ha diviso: “Malgrado relazioni storicamente difficili, – ha detto – in molti casi durante il ‘secolo dei martiri’ cattolici orientali e di altre confessioni hanno saputo soffrire insieme nelle carceri, nei gulag, nei campi di lavoro forzato”.
“Per riprendere ancora le parole del Papa – ha di seguito aggiunto –, abbiamo ricevuto in dono ‘l’ecumenismo dei santi, dei martiri, forse il più convincente’”.
“Non c’è rancore – lo ripeto – anche perché la memoria dei martiri è sempre purificante”, ha ribadito Moussa I Daoud.
Il porporato ha concluso sottolineando che sia i Testimoni che i martiri “ci ispirano nella preghiera, ci spronano all’apostolato, ci confermano nella fede. E intercedono presso il Signore per lo sviluppo delle loro chiese, che hanno già conosciuto una provvidenziale rinascita.”
“Così la grazia del Signore, dopo averle ‘vagliate nel fuoco’, le colma ora di certa speranza per l’avvenire”.