CASTEL GANDOLFO, domenica, 21 settembre 2008 (ZENIT.org).- Riportiamo l’indirizzo di saluto a Benedetto XVI pronunciato dall’abate primate della Confederazione benedettina, Notker Wolf, questo sabato in occasione dell’udienza ai partecipanti al Congresso Internazionale degli Abati Benedettini, diffuso da “L’Osservatore Romano”.
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Santo Padre,
ogni quattro anni noi abati benedettini veniamo a Roma per celebrare il nostro congresso internazionale. Riflettiamo sull’impatto del patrimonio spirituale di san Benedetto nel mondo d’oggi, discutiamo il progetto comune della Confederazione, cioè Sant’Anselmo, quale entità accademica e monastica. Abbiamo invitato anche i rappresentanti della «Communio Internationalis Benedictinarum» e delle Chiese Ortodosse. Oggi siamo venuti a Castel Gandolfo per salutarla, per ascoltare la sua Parola e ricevere la sua benedizione. Siamo venuti con la nostra stima e gratitudine più profonda nei suoi confronti.
Un suo grande desiderio è la rinascita di un’Europa cristiana sulla base dei principi di san Benedetto. Speriamo che i nostri monasteri siano centri spirituali e culturali che influiscono fortemente sul loro ambiente. Molta gente, giovane e adulta, viene e si unisce a noi nella preghiera, nelle celebrazioni liturgiche. L’accoglienza degli ospiti nelle nostre foresterie e nelle case di ritiro, o degli studenti nelle nostre scuole, è un nostro contributo per la testimonianza della Chiesa e l’approfondimento nuovo della fede.
Questo vale ormai non solo per l’Europa ma per tutto il mondo, 150.000 giovani vengono educati nelle nostre scuole. Per questo abbiamo creato un network tra i responsabili per elaborare ancora meglio il profilo benedettino.
Già da alcuni secoli i monasteri benedettini sono cresciuti anche oltre l’Europa, come lei avrà notato in Brasile. Il messaggio di san Benedetto nel periodo della globalizzazione si espande oggi in tutto il mondo. Ogni, anno nascono quattro nuove fondazioni, anche nell’Europa Orientale, fino al Kazakhstan e fra poco anche a Cuba. La Chiesa ufficiale della Cina ha mandato un gruppo di giovani sacerdoti a St. Ottilien per ricevere una formazione benedettina e cominciare eventualmente nel futuro una comunità in questo Paese che le sta tanto a cuore.
Non abbiamo alcuna ragione per essere disfattisti. In varie parti del mondo ci sono tante vocazioni, come in Asia e Africa, e pure in alcune comunità europee non ci mancano. Altre però stanno aspettando da anni e non sanno quale sarà il loro futuro. Per questa ragione alcune comunità si vedevano costrette a chiudere le porte. Ove mancano i figli e la fede, manca il terreno per le vocazioni.
Sant’Anselmo, con il suo Pontificio Ateneo e il suo Pontificio Collegio, gioca un ruolo particolare. Nel secolo passato esso è stato il luogo unificante di formazione, di contatto e di convivenza di tante osservanze monastiche e di tante nazioni. Adesso al momento della globalizzazione totale Sant’Anselmo sarà ancora più importante per favorire l’unità della Confederazione. Perciò siamo grati a lei, che finalmente ha fatto in modo di chiarire la situazione della proprietà di Sant’Anselmo, di cui abbiamo ricevuto dalla Santa Sede ufficialmente l’usufrutto gratuito. Tramite il Pontificio Istituto Liturgico prestiamo un contributo speciale alla nostra Chiesa universale.
Negli ultimi tempi sta crescendo l’interesse anche di tanti laici che vogliono realizzare nella loro vita quotidiana lo spirito della Regola di San Benedetto. Sempre attaccati a una comunità di benedettini e benedettine cercano di testimoniare al mondo che solo radicati in Dio possiamo sviluppare la pienezza di una vita veramente umana. Abbiamo celebrato un primo congresso mondiale degli oblati, dove potevano scambiare le loro esperienze a livello internazionale e trarre nuovo coraggio e aumentare il loro fervore. Attualmente stiamo preparando il secondo congresso.
Non vorrei terminare senza menzionare le nostre monache e suore benedettine. Loro testimoniano in modo particolare nel seno della Chiesa l’elemento contemplativo e il servizio ai poveri. Il loro numero è doppio rispetto a quallo dei monaci, ma restano più nascoste che i monaci. Insieme cerchiamo di portare avanti il prezioso patrimonio del nostro padre san Benedetto, nominato Patrono d’Europa, ma che nel futuro sull’esempio di Abramo potrà essere chiamato «Patrono di tanti popoli».
Santo Padre, di nuovo la ringraziamo per questo generoso incontro e chiediamo umilmente la sua benedizione paterna.