Il Papa agli Abati benedettini: dedicarsi con “ardore apostolico” ai giovani

“Sono il futuro della Chiesa e dell’umanità”, spiega

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CASTEL GANDOLFO, lunedì, 22 settembre 2008 (ZENIT.org).- Dedicarsi “con rinnovato ardore apostolico ai giovani” è il compito che Benedetto XVI ha affidato questo sabato ai partecipanti al Congresso Internazionale degli Abati Benedettini, ricevuti in udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.

Il Congresso vede ogni quattro anni riuniti a Roma tutti gli Abati della Confederazione e i Superiori dei Priorati indipendenti “per riflettere e discutere sulle modalità con le quali incarnare il carisma benedettino nel presente contesto sociale e culturale e rispondere alle sfide sempre nuove che esso pone alla testimonianza del Vangelo”, ha spiegato il Papa.

“In un mondo desacralizzato e in un’epoca segnata da una preoccupante cultura del vuoto e del ‘non senso’ – ha osservato –, voi siete chiamati ad annunciare senza compromessi il primato di Dio e ad avanzare proposte di eventuali nuovi percorsi di evangelizzazione”.

Il fatto che gli Abati e le Abbadesse siano “custodi del patrimonio di una spiritualità radicalmente ancorata al Vangelo” li impegna a “comunicare e donare agli altri” i frutti della loro esperienza interiore, ha constatato il Papa, confessando di conoscere e apprezzare “la generosa e competente opera culturale e formativa” svolta da molti monasteri soprattutto a favore delle giovani generazioni, “creando un clima di accoglienza fraterna che favorisce una singolare esperienza di Chiesa”.

A questo proposito, il Vescovo di Roma ha riconosciuto come sia “di primaria importanza preparare i giovani ad affrontare il loro avvenire e a misurarsi con le molteplici esigenze della società avendo un costante riferimento con il messaggio evangelico, che è sempre attuale, inesauribile e vivificante”.

“Dedicatevi, pertanto, con rinnovato ardore apostolico ai giovani, che sono il futuro della Chiesa e dell’umanità”, ha chiesto.

“Per costruire un’Europa ‘nuova’ occorre infatti incominciare dalle nuove generazioni, offrendo loro la possibilità di accostare intimamente le ricchezze spirituali della liturgia, della meditazione, della lectio divina”.

“L’impegno di santificazione, personale e comunitaria” che perseguono e la preghiera liturgica abilitano i benedettini “ad una testimonianza di particolare efficacia”, ha proseguito il Pontefice, sottolineando che nei loro monasteri rinnovano e approfondiscono per primi quotidianamente “l’incontro con la persona del Cristo, che avete sempre con voi come ospite, amico e compagno”.

Per questo motivo, i conventi “sono luoghi dove uomini e donne, anche nella nostra epoca, accorrono per cercare Dio e imparare a riconoscere i segni della presenza di Cristo, della sua carità, della sua misericordia”.

“Con umile fiducia non stancatevi di condividere, con quanti si rivolgono alle vostre sollecitudini spirituali, la ricchezza del messaggio evangelico, che si riassume nell’annuncio dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona”, ha chiesto Benedetto XVI ai presenti.

Quest’azione pastorale e formativa, ha riconosciuto, “è quanto mai necessaria per l’intera famiglia umana”, particolarmente in Asia e in Africa, dove c’è “grande bisogno di spazi vitali d’incontro con il Signore”.

“Non mancate di venire incontro con cuore aperto alle attese di quanti, anche al di fuori dell’Europa, esprimono il vivo desiderio della vostra presenza e del vostro apostolato per poter attingere alle ricchezze della spiritualità benedettina”.

“Lasciatevi guidare dall’intimo desiderio di servire con carità ogni uomo, senza distinzioni di razza e di religione. Con profetica libertà e saggio discernimento, siate presenze significative dovunque la Provvidenza vi chiami a stabilirvi, distinguendovi sempre per l’armonico equilibrio di preghiera e di lavoro che caratterizza il vostro stile di vita”.

In questo modo, si potrà offrire “agli uomini e alle donne del nostro tempo la possibilità di approfondire il senso dell’esistenza nell’orizzonte infinito della speranza cristiana, coltivando il silenzio interiore nella comunione della Parola di salvezza”.

“Una comunità capace di autentica vita fraterna, fervente nella preghiera liturgica, nello studio, nel lavoro, nella disponibilità cordiale al prossimo assetato di Dio, costituisce il migliore impulso per far sorgere nei cuori, specialmente dei giovani, la vocazione monastica e, in generale, un fecondo cammino di fede”.

Nel suo saluto a Benedetto XVI, Dom Notker Wolf, Abate Primate della Confederazione benedettina, ha auspicato che i monasteri della sua Congregazione “siano centri spirituali e culturali che influiscono fortemente sul loro ambiente”.

“Molta gente, giovane e adulta, viene e si unisce a noi nella preghiera, nelle celebrazioni liturgiche”, ha osservato, aggiungendo che l’accoglienza degli ospiti nelle foresterie e nelle case di ritiro o degli studenti – ben 150.000 – nelle scuole è il contributo benedettino “per la testimonianza della Chiesa e l’approfondimento nuovo della fede”.

“Non abbiamo alcuna ragione per essere disfattisti”, ha dichiarato l’Abate, spiegando che “in varie parti del mondo ci sono tante vocazioni, come in Asia e Africa, e pure in alcune comunità europee non ci mancano”.

“Negli ultimi tempi – ha rivelato – sta crescendo l’interesse anche di tanti laici che vogliono realizzare nella loro vita quotidiana lo spirito della Regola di San Benedetto”, cercando di testimoniare al mondo che “solo radicati in Dio possiamo sviluppare la pienezza di una vita veramente umana”.

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ZENIT Staff

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