Il liberalismo deve tornare ad aprirsi a Dio, spiega il Papa

In una lettera inviata a Marcello Pera per il suo ultimo libro

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 2 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha scritto una lettera al filosofo e senatore Marcello Pera per ringraziarlo del contributo che offre nel suo ultimo libro, in cui mostra come la base del liberalismo si trovi nel rapporto della persona con Dio.

Il volume, intitolato “Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l’Europa, l’etica” (Mondadori, Milano, 2008, pp. 200, euro 18,00) e che pubblica il messaggio del Papa, sarà presentato questo giovedì a Roma (ore 16.30, Palazzo Wedekind – Sala Angiolillo Piazza Colonna, 366).

Dopo aver riconosciuto che è stata “una lettura affascinante”, il Papa approva lo studio di Pera, in cui questi “analizza l’essenza del liberalismo a partire dai suoi fondamenti, mostrando che all’essenza del liberalismo appartiene il suo radicamento nell’immagine cristiana di Dio: la sua relazione con Dio di cui l’uomo è immagine e da cui abbiamo ricevuto il dono della libertà”.

Marcello Pera (Lucca, 28 gennaio 1943), Presidente del Senato nella XIV legislatura, ha centrato la sua ricerca sugli studi del filosofo austriaco Karl Popper, teorico della “società aperta”, del quale era amico personale.

“Con una logica inconfutabile – riconosce il Pontefice nella sua lettera -, Ella fa vedere che il liberalismo perde la sua base e distrugge se stesso se abbandona questo suo fondamento”.

“Non meno impressionato sono stato dalla Sua analisi della libertà e dall’analisi della multiculturalità in cui Ella mostra la contraddittorietà interna di questo concetto e quindi la sua impossibilità politica e culturale”.

“Di importanza fondamentale – aggiunge – è la Sua analisi di ciò che possono essere l’Europa e una Costituzione europea in cui l’Europa non si trasformi in una realtà cosmopolita, ma trovi, a partire dal suo fondamento cristiano-liberale, la sua propria identità”. 


Il Papa ritiene anche “particolarmente significativa” l’analisi di Pera “dei concetti di dialogo interreligioso e interculturale”.

L’opera del filosofo, sottolinea, “spiega con grande chiarezza che un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile, mentre urge tanto più il dialogo interculturale che approfondisce le conseguenze culturali della decisione religiosa di fondo”.

“Mentre su quest’ultima un vero dialogo non è possibile senza mettere fra parentesi la propria fede, occorre affrontare nel confronto pubblico le conseguenze culturali delle decisioni religiose di fondo”, spiega.

“Qui il dialogo e una mutua correzione e un arricchimento vicendevole sono possibili e necessari – constata -. Del contributo circa il significato di tutto questo per la crisi contemporanea dell’etica trovo importante ciò che Ella dice sulla parabola dell’etica liberale”.

Secondo Benedetto XVI, Pera “mostra che il liberalismo, senza cessare di essere liberalismo ma, al contrario, per essere fedele a se stesso, può collegarsi con una dottrina del bene, in particolare quella cristiana che gli è congenere, offrendo così veramente un contributo al superamento della crisi”.



”Con la sua sobria razionalità, la sua ampia informazione filosofica e la forza della sua argomentazione, il presente libro è, a mio parere, di fondamentale importanza in quest’ora dell’Europa e del mondo”.

In un’intervista concessa alla “Radio Vaticana” il 28 novembre, Pera ha confessato la sua speranza che Benedetto XVI aiuti il liberalismo a trovare le sue radici.

Il suo magistero, spiega, “è una sfida che lui lancia ai non credenti, ai laici, sul loro stesso terreno, e li invita non a convertirsi: li invita a trovare un terreno comune sulle comuni libertà, sui comuni diritti dell’umanità”.

“Non a caso, questo è il Papa del dialogo interculturale, cioè di quel dialogo che deve mettere a fuoco quali sono i fondamentali diritti dell’Uomo che devono essere accettati da tutti”, aggiunge.

Pera spiega anche i motivi per i quali il liberalismo a volte è diventato anticristiano.“Per quanto riguarda l’Europa, in particolare, c’è una spiegazione storica – ricorda -. Molti liberali si sono trovati spesso in conflitto con la Chiesa cattolica, ed è un fatto amaro della storia dell’Europa che non si verifica nella storia dell’America”.

“Alcuni Stati nazionali – l’Italia, la Francia – si sono costituiti proprio come Stati-nazione con una lotta, con una disputa nei confronti della Chiesa cattolica”.

“Questo ha generato quello che è noto come il fenomeno dell’anticlericalismo, e l’anticlericalismo ne ha generato un altro: quello che chiamo nel libro ‘l’equazione laica’, cioè liberale = non cristiano”.

“Questo è un errore, perché si può discutere storicamente i meriti e i demeriti della Chiesa cattolica in Europa nei momenti della fondazione degli Stati nazionali, ma non si può discutere l’importanza del messaggio cristiano”, indica.

“Oggi, questa cosa la vediamo bene, perché se facciamo questa seconda scelta, cioè se dall’anticlericalismo passiamo all’anticristianesimo – quella che chiamo l’apostasia del cristianesimo – noi perdiamo le stesse qualità, le stesse virtù, gli stessi fondamenti di quelle libertà e di quei diritti su cui si fondano i nostri Stati liberali”.

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ZENIT Staff

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