di padre Angelo del Favero*
ROMA, martedì, 6 gennaio 2009 (ZENIT.org).- “Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco alcuni Magi vennero da Oriente a Gerusalemme e dicevano: ‘Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo’. […] I Magi […] avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Mt 2,1-12).
Il Vangelo dell’Epifania del Signore inizia e termina con Erode, un’inclusione che è messaggio chiaro e sinistro, riconoscibile nella menzione del turbamento che prende il re e “tutta Gerusalemme”, alla notizia della nascita del Bambino. E’ un turbamento che significa congiura: “Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo” (Mt 2,4).
Tutta Gerusalemme e tutti i capi: una totalità oggi assai più estesa e drammatica di allora, come scrive Giovanni Paolo II: “Al di là delle intenzioni, che possono essere varie e magari assumere forme suadenti persino in nome della solidarietà, siamo in realtà di fronte a una oggettiva congiura contro la vita”, che vede implicate anche Istituzioni internazionali, impegnate a incoraggiare e programmare vere e proprie campagne per diffondere la contraccezione, la sterilizzazione e l’aborto […] Non si può infine negare che i mass media sono spesso complici di questa congiura, accreditando nell’opinione pubblica quella cultura che presenta il ricorso alla contraccezione, alla sterilizzazione, all’aborto e alla stessa eutanasia come segno di progresso e conquista di libertà, mentre dipinge come nemiche della libertà e del progresso le posizioni incondizionatamente a favore della vita” (Evangelium Vitae, n. 17).
“Dov’è colui che è nato?”, chiedono e cercano i Magi.
Da questa domanda risulta chiaro che il tema fondamentale dell’Epifania (che significa “manifestazione”) è quello della ricerca del Messia, una ricerca che, al di là del tempo e dello spazio, è di natura teologica e spirituale. Infatti la risposta sta all’interno di un oracolo profetico pronunciato sette secoli prima da Michea: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, […] un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele” (Mi 5,1).
A Betlemme, il Bambino che nasce manifesta il volto nascosto di quel Dio che gli uomini da sempre hanno cercato “tastando qua e là come ciechi” (At 17,27); tuttavia, a ben pensarci, tale vivente manifestazione ha già nove mesi di età!
In realtà, perciò, è Nazaret, la città che per prima realizza la profezia di Michea. In realtà l’epifania “coram populo” di Betlemme manifesta l’epifania nascosta di Nazaret, nella quale Dio rivela solo a Maria l’intima verità del Suo Essere, in maniera assolutamente “inconcepibile”. Tale verità è questa: la Gloria di Dio-Amore è essenzialmente la Sua umiltà, il Suo nascondimento.
Con quali occhi allora dobbiamo contemplare e adorare il Bambino? Rispondo a sorpresa: con lo sguardo…di un ecografo!
Come è noto, infatti, tale strumento consente di vedere il bambino nascosto nel grembo materno, quando ancora, esternamente, “non si vede nulla”. Guardando, lo stupore per il miracolo della vita si fa allora commozione e adorazione, tanto che molte volte bastano queste affascinanti immagini per far fallire la congiura mortale che lo minaccia, eufemisticamente chiamata “i.v.g.”, restituendo così pace e gioia alla famiglia angosciata, e in particolare alla sua mamma.
Su questa traccia, lasciamoci guidare ora da una autorevole “sentinella” di quella Luce che, da Betlemme, già abbagliava il profeta Isaia mentre, qualche secolo prima, gridava: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te!” (Is 60,1). Ho scritto “già”, perchè “Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!” (Eb 13,8), e in Lui c’è contemporaneità.
“Se dunque Dio è un piccolo bambino, Egli ci dice: ‘in tutta la mia onnipotenza, che io veramente sono e ho, sono contemporaneamente così povero e umile e pieno di fiducia come questo bambino, anzi non solo “come”, ma effettivamente sono davvero questo bambino’. E quando Gesù più tardi insegnerà, parlerà dell’ultimo posto, al quale ci si deve collocare, del servire, dell’offrire la propria vita per i fratelli, farà questo non soltanto come insegnamento morale per gli uomini, ma come qualcosa che Egli stesso fa ed è, e quindi come rivelazione del cuore di Dio, suo Padre: così è Dio! […] E quando Gesù distribuisce Se stesso come cibo e bevanda: così è Dio! […] E quando il cuore di Gesù viene trapassato e diviene una cavità svuotata…così è Dio! Una ferita che giunge fino al suo cuore e nella quale troviamo guarigione. Tutto questo è epifania di Dio” ( H. U. Von Balthasar, in “Tu coroni l’anno con la tua grazia”, p. 20).
Così è Dio! Ma siamo sicuri che questo “così” indichi solo il Bambino alla nascita?
Proseguendo anche noi verso una luce sempre più abbagliante, osserviamo, per cominciare a rispondere, che la stella “si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino” (Mt 2,9): si fermò “sopra il luogo”, per indicarne la Presenza.
Se, per fantasiosa ipotesi, essa avesse sbagliato i calcoli giungendo in anticipo a Betlemme, poniamo una settimana prima, certo si sarebbe fermata ugualmente “sopra il luogo dove si trovava il bambino”, poiché era il Bambino il suo “navigatore”, ed Egli si trovava realmente in un luogo preciso: il luogo occupato in quel momento da Maria, la quale era in viaggio, come i Magi, verso Gerusalemme.
E se la stella avesse anticipato di un mese? Forse che si sarebbe messa in “stand by” pensando: “è troppo presto, manca un mese alla nascita”?
Faccio ora come Abramo che, per salvare dalla distruzione Sodoma, continua ad abbassare il numero necessario e sufficiente dei giusti presenti nella città, non trovandone però alla fine neppure uno (Gen 18).
Se la stella fosse arrivata due mesi prima? Se fosse arrivata tre, quattro… nove mesi prima? Maria era a Nazaret: la stella, il 25 marzo, si sarebbe fermata “da lei” (Lc 1,28), nel momento preciso in cui Ella, avendo creduto alle parole “concepirai un figlio” (Lc 1,31) diveniva la Madre del Verbo divino.
L’istruzione “Dignitas personae”, dell’ 8 settembre 2008, sembra sottintendere questa prima e fondamentale epifania: “Il corpo di un essere umano, fin dai suoi primi stadi di esistenza, non è mai riconducibile all’insieme delle sue cellule: Il corpo embrionale si sviluppa progressivamente secondo un “programma” ben definito e con un proprio fine, che si manifesta con la nascita di ogni bambino. […] Il frutto della generazione umana, dal primo istante della sua esistenza, e cioè a partire dal costituirsi dello zigote, esige il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all’essere umano nella sua totalità corporale e spirituale. L’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita” (n. 4).
Allora possiamo riferire a Maria la prima Lettura non solo nel contesto della nascita di Gesù, ma anzitutto nel momento del Suo concepimento verginale, istante in cui fu ricolmata da una tale inesprimibile pienezza di vita e di gioia che solo il linguaggio simbolico del profeta (sembra quasi che egli si rivolga a Maria ancora prostrata in adorazione), ne da’ l’idea: “Alzati, rivestiti di luce, la gloria del Signore brilla su di te. […] Cammineranno le genti alla tua luce […] sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanz
a del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti” (Is 60,1-5). Per adesso, qui a Nazaret, questo “su di te” significa solo “dentro di te”: una gloria totalmente nascosta, e proprio per questo assolutamente e veramente “gloriosa”, perché “non poter essere racchiuso dal massimamente grande, ed essere tuttavia contenuto dal massimamente piccolo è proprio di Dio” (F. Varillon, in “L’umiltà di Dio”, p. 60).
E’ a cominciare da Nazaret che va intesa la famosa espressione di sant’Ireneo: “l’uomo vivente è gloria di Dio”; la quale, mentre descrive il mistero dell’Incarnazione del Verbo, va riferita ugualmente all’istante del concepimento di ogni essere umano nel grembo materno.
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* Padre Angelo, cardiologo, nel 1978 ha fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita all’ospedale Santa Chiara di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1984. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.