di Gilberto Hernández
CITTA’ DEL MESSICO, venerdì, 16 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Contrariamente a quello che si dice e si pensa negli ambienti secolari, la Chiesa non evita di parlare della dimensione corporea dell’uomo e della donna, soprattutto della sessualità. In questi termini si è espressa la dottoressa Helen Alvaré, docente presso l’Università George Mason, nella sua conferenza durante la terza sessione del Congresso Teologico-Pastorale in svolgimento nel contesto del VI Incontro Mondiale delle Famiglie.
La ragione principale che permette alla Chiesa di valorizzare la dimensione corporale si basa sul fatto che il cristianesimo, in modo molto ricco, “esprime i suoi misteri attraverso la corporeità, come nel caso dell’Incarnazione e della Resurrezione”, ha segnalato.
Questo valore acquisisce tutta la sua profondità quando “i fedeli sono consapevoli di appartenere al Corpo Mistico di Cristo attraverso la propria persona”.
La docente ha sottolineato che per comprendere il valore della vita umana non si deve eludere il tema della sessualità. La Chiesa, osserva, deve approfittare della sua profonda conoscenza della corporeità umana per parlare e manifestare la propria posizione sul tema.
La Alvaré ha fatto notare che l’esercizio e l’esperienza della propria sessualità non sono limitate al campo fisico, ma trovano la loro ragione e il loro proposito divino attraverso la vita spirituale e la fede.
“Il corpo umano non è carente di significato, anche quando parliamo del bambino non nato o dell’uomo e della donna e del loro rapporto di intimità. Ogni informazione etica, testimoniale e scientifica ci indica che dobbiamo rispettare il corpo non come un mero determinismo biologico.
Semplicemente non possiamo contraddire così violentemente il corpo umano”.
Uno degli aspetti più interessanti della Chiesa cattolica è la sua comprensione profonda della fisicità: “non ci fa paura né pena parlare della sessualità umana, al contrario è una benedizione”.
L’esperta ha segnalato che quando il Santo Padre parla del matrimonio come del luogo in cui incontriamo Gesù Cristo nei coniugi, possiamo arrivare a immaginare che questa realtà vive in ogni persona, nella vita di ogni coppia. “Non tutti si sposano, ma la maggior parte delle persone lo fa e perciò questa teologia è veramente degna di considerazione”, ha indicato.
Per esemplificare la quotidianità, il radicamento e l’importanza della corporeità nella vita religiosa dei fedeli, la dottoressa Alvaré ha fatto un elenco di riti e pratiche che implicano manifestazioni fisiche: “tocchiamo le reliquie, baciamo le statue, tocchiamo i nostri rosari, ci diamo la mano. Questo parla del dare a ciascuno un messaggio importante del fatto che ogni persona è un individuo importante. Il Corpo di Cristo non è formato, dobbiamo formarlo e dobbiamo iniziare con quello che abbiamo”.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]