Vaticano: i seminari negli Stati Uniti, un segno di speranza

Rapporto dopo una visita apostolica

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WASHINGTON, D.C., venerdì, 16 gennaio 2009 (ZENIT.org).- I seminari diocesani negli Stati Uniti godono in generale di buona salute. E’ quanto si legge in una lettera della Congregazione vaticana per l’Educazione Cattolica dopo una visita apostolica nei centri di formazione sacerdotale.

La lettera è stata diffusa questa settimana dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ed è indirizzata a Cardinali, Vescovi, Superiori generali e a tutti i responsabili dei seminari diocesani e delle case religiose per la formazione sacerdotale negli USA.

Il testo ha riconosciuto un calo dei seminari negli ultimi decenni, quando “a volte è stato coltivato un falso senso di libertà che ha portato a buttar via centinaia di secoli di saggezza acquisita sulla formazione sacerdotale”

Le visite ai seminari dal settembre 2005 al luglio 2006, ad ogni modo, hanno mostrato che “dagli anni Novanta prevale un maggiore senso di stabilità”, soprattutto grazie alla nomina di “Rettori saggi e fedeli alla Chiesa”.

“Se ci sono alcuni istituti che continuano a essere inadeguati, i seminari diocesani godono, in generale, di buona salute”.

Uno sguardo d’insieme

La visita apostolica è iniziata nel 2002 dopo un incontro tra Papa Giovanni Paolo II, alcuni rappresentanti della Curia Romana e i Cardinali americani con la presidenza della Conferenza Episcopale USA.

Monsignor Edwin O’Brien, all’epoca Arcivescovo dei Servizi Militari, è stato scelto per coordinare i viaggi della delegazione visitatrice in ogni seminario e casa religiosa.

Dopo che le conclusioni del viaggio sono state riviste dalla Santa Sede, il rapporto è stato compilato e inviato in una lettera firmata dal Cardinale Zenon Grocholewski e dall’Arcivescovo Jean-Louis Bruguès, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

La lettera ha lodato la maggioranza dei seminari per il loro giusto insegnamento della dottrina sul sacerdozio, anche se è stata sottolineata la necessità di enfatizzare il carattere “impresso dal sacramento dell’Ordine” piuttosto che la semplice idea del servizio sacerdotale. Questo aiuterà ad evitare un’“immagine povera e funzionale del sacerdozio”.

“Uno dei risultati più incoraggianti della visita è stata la conclusione che la maggior parte dei Superiori dei seminari è costituita da uomini buoni e santi, dediti al loro speciale apostolato, che stanno autenticamente facendo tutto ciò che possono per preparare bene gli uomini al sacerdozio. Questa Congregazione loda il loro duro lavoro e i loro sacrifici personali”.

“Piuttosto spesso – continua la lettera –, la visita ha scoperto uno o più docenti che, pur non parlando apertamente contro l’insegnamento della Chiesa, lasciano loro intendere – con allusioni, osservazioni spontanee, ecc. – la propria disapprovazione di alcuni articoli dell’insegnamento magisteriale”.

Alcune lotte

La delegazione ha sottolineato che i Vescovi “sembrano a volte delegare troppa responsabilità per l’accettazione dei candidati diocesani ai loro subordinati, soprattutto ai direttori vocazionali”.

Allo stesso modo, ha espresso preoccupazione all’ipotesi che i seminari, sotto la pressione della mancanza di vocazioni, abbassino i propri standard, accettando “candidati ovviamente inadatti”, rendendo più breve la formazione o spingendo una persona all’ordinazione. “Questa strategia rischia di avere pessime conseguenze”, osservano, mentre i Rettori “devono sempre tenere alte le barriere dell’ordinazione”.

“Quasi universalmente, i candidati – sia diocesani che religiosi – hanno ricevuto grande lode dai visitatori apostolici. Sono generosi, intelligenti, pieni di zelo, pii e fedeli alla preghiera. Sono chiaramente leali al Magistero della Chiesa”e “rappresentano un segno di grande speranza per la Chiesa negli Stati Uniti”.

“Spessi i candidati rivelano alcuni problemi del nostro tempo. Non di rado, provengono da famiglie non unite, o da background con scarsa esperienza di fede o scarsa conoscenza della dottrina cattolica. Possono essere oppressi dal passato, il che complica anche il lavoro di formazione”.

Morale

Il rapporto si è anche riferito alle difficoltà passate nel campo della moralità, intendendo in genere il comportamento omosessuale. “Ad ogni modo, in quasi tutti gli istituti in cui erano presenti questi problemi, almeno nei seminari diocesani, la nomina di Superiori – soprattutto di Rettori – migliori ha assicurato il superamento di queste difficoltà”.

Una particolare menzione l’ha meritata l’uso di Internet da parte dei seminaristi. La delegazione ha lodato il fatto che molti seminari abbiano applicato dei programmi per filtrarne i contenuti, o abbiano ristretto l’uso di Internet agli spazi pubblici del seminario.

Il rapporto ha anche lodato gli standard accademici dei seminari e la prontezza degli studenti a “dialogare con la società contemporanea”.

Ha infine sottolineato la necessità di educare il seminarista alla teologia morale: “Senza una giusta padronanza dei principi morali, il sacerdote fallirà nei suoi doveri di predicatore e confessore. […] Tutti i centri di formazione devono assicurare che la ricchezza dell’insegnamento cattolico sulle questioni morali venga presentata agli studenti, di modo che siano coperte tutte le aree fondamentali. Ciò vale soprattutto per le questioni bioetiche e mediche”.

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ZENIT Staff

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