I mezzi di comunicazione, nuovi (dis)educatori

Conferenza di Norberto González all’Incontro Mondiale delle Famiglie

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CITTA’ DEL MESSICO, venerdì, 16 gennaio 2009 (ZENIT.org).- L’opera educativa della famiglia viene sempre più soppiantata o integrata (a seconda dei casi) dai mezzi di comunicazione, ha spiegato Norberto González Gaitano nella seconda giornata del Congresso Teologico-Pastorale del VI Incontro Mondiale delle Famiglie.

L’ex decano della Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce di Roma ha dedicato il suo intervento al tema “La famiglia e i mezzi di comunicazione”.

L’analisi del docente di Opinione Pubblica è servita per dare fondamento alle sensazioni dei partecipanti al Congresso sulla decisiva influenza dei media sull’educazione dei bambini e dei giovani.

L’esperto è giunto a una conclusione chiara: non si tratta di condannare i media, ma di imparare a discernere.

González Gaitano ha iniziato il suo intervento constatando che un bambino europeo vede in media 2,5 ore di televisione mentre uno nordamericano quasi 8 ore al giorno.

Alludendo a un piatto tipico della cucina messicana, ha spiegato quella che definisce un’enchilada (che combina tortilla, pollo o formaggio e salsa piccante) mediatica, formata da tecnologia, contenuti e cultura.

Quanto ai nuovi media offerti dalla tecnologia (web, iPod, iPhone, Skype, navigatore satellitare…), ha osservato che “di per sé non sono né buoni né cattivi, ma ogni nuovo mezzo di comunicazione introduce un guadagno culturale e comporta simultaneamente una perdita, come ha mostrato Marshall McLuhan”.

Così, ad esempio, “la stampa ha esteso la lettura a tutte le fasce sociali e ha reso possibile l’insegnamento universale obbligatorio, ma a sua volta ha oscurato tutta una cultura orale con la sua enorme ricchezza; la televisione ha cambiato il modo di immaginare, imparare e ragionare della generazione audiovisiva; Internet sta cambiando le abitudini di consumo dei media e i circuiti mentali della generazione digitale”.

Ogni generazione, ha constatato, “deve imparare a incorporare questi progressi, anche se a volte si pagano a caro prezzo, come negli Stati Uniti, dove i bambini ai quali è stato diagnosticato l’ADD (disordine da deficit di attenzione) nel 1970 erano 150.000, nel 1985 il triplo e nel 2000 erano 6 milioni”.

“Anche se la televisione non è l’unica responsabile dell’incremento, perché influiscono anche altri fattori, come la destrutturazione della famiglia (aumento dei divorzi, lavoro fuori casa dei coniugi, ecc.), la cosa certa è che i pediatri e gli esperti che consigliano poca televisione o la sua assenza totale ottengono miglioramenti notevoli nella condotta dei bambini affetti da queste disfunzioni”, ha reso noto il docente.

González Gaitano ha anche mostrato come i contenuti violenti promuovano comportamenti violenti e ha proposto al pubblico numerosi esempi tratti da ricerche di carattere accademico. “Il film Natural Born Killer di Oliver Stone ha provocato 14 omicidi nel 1993 e 3 nel marzo 1994”, ha constatato.

“L’industria dei videogiochi ha superato già il totale dell’industria cinematografica e dei giochi, con 18.000 milioni di dollari nel 2007”.

Secondo l’esperto, tutto ciò rende i media “specchi pazzi di una società scardinata” e comporta effetti sociali conoscitivi e psicologici avallati da studi socio-statistici, come la visione frammentaria della realtà che favorisce lo sradicamento culturale e la generazione di analfabeti funzionali.

“La nuova identità culturale che i media stanno diffondendo è caratterizzata dalla banalizzazione della morte e della sessualità, così come dalla commercializzazione dell’erotismo”, ha sottolineato.

Una nuova sfida per la famiglia

Di fronte a questo panorama, il docente si è chiesto se i media potranno creare mai un mondo felice, citando poi una frase di Albert Einstein: “Il problema non è la bomba atomica, il problema è il cuore degli uomini”.

“Non si tratta di condannare i media, ma di apprendere a discernerli”, ha ribadito González Gaitano.

<p>L’esperto ha concluso dicendo che la sfida per i genitori sta proprio nel rispondere all’“emergenza educativa” di cui parla Benedetto XVI.

Ogni generazione presenta una nuova sfida per la famiglia, e in quella attuale la sfida è dunque insegnare a discernere di fronte alla potente macchina dei mezzi di comunicazione di massa.

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ZENIT Staff

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