CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 17 giugno 2009 (ZENIT.org).- A un paio di giorni dall’inizio dell’Anno Sacerdotale, il 19 giugno, il Prefetto della Congregazione vaticana per il Clero ha invitato i sacerdoti a riscoprire il proprio ruolo missionario.
In un’intervista rilasciata ad “Avvenire”, il Cardinale brasiliano Cláudio Hummes ha sottolineato che l’iniziativa nasce da un’esigenza profonda di “stimolare ulteriormente la spiritualità dei sacerdoti nel mondo d’oggi”, “determinato da una cultura postmoderna, secolarizzata, relativista, laicista, che non ama la religione e che, anzi, vorrebbe relegarla nella sfera privata”.
Lungi dal “demonizzare questa nuova cultura rimpiangendo un mondo che non c’è più o sognando un futuro che non esiste”, bisogna ricordare che anch’essa “deve essere evangelizzata”, ha osservato. Per questo, i presbiteri devono “riscoprire il proprio ruolo missionario”.
L’Anno Sacerdotale, ha ricordato il Cardinale, ha anche un altro obiettivo importante: “rincuorare i sacerdoti e spronarli a continuare nel loro servizio per la Chiesa e per tutta l’umanità”.
Negli ultimi anni, infatti, “la stampa mondiale ha dato un risalto veramente eccezionale ai delitti compiuti da sacerdoti, come la pedofilia e le debolezze riguardanti la mancata osservanza del celibato”.
“Queste cose sono successe. E chi si è macchiato di crimini è giusto che venga sottoposto alla giustizia ecclesiastica e civile”, ha ammesso, ma “questi tristi casi riguardano una quota veramente minima dei sacerdoti”, la stragrande maggioranza dei quali “vive fedelmente il proprio ministero, svolgendo anche un servizio prezioso per la società in campi come l’educazione, l’assistenza, l’aiuto ai poveri”.
Per questo, la convocazione dell’Anno è intesa anche come esortazione ai sacerdoti santi a portare avanti la propria missione pur nelle difficili condizioni odierne.
Per “affrontare le sfide del mondo e proporsi come testimone credibile del Vangelo”, ha rilevato Hummes, “è sempre necessario che ogni sacerdote possa continuamente vivere l’incontro personale con Gesù Cristo, nella Parola di Dio e nell’Eucarestia”.
“Per ottenere questa grazia, è sempre necessario pregare per i sacerdoti e con i sacerdoti”.
Altrettanto necessario, ha aggiunto, è “approfondire l’identità sacerdotale, che non è quella dei laici”. I laici, infatti, “sono importantissimi, ma non possono sostituirsi ai sacerdoti”.
Secondo il Cardinale, “nella stragrande maggioranza i sacerdoti sono contenti della loro vita. Ma non manca chi vive difficoltà”.
“È importante che i sacerdoti vivano gioiosamente il proprio ministero – ha constatato –. Quando i sacerdoti sono felici, tutta la comunità lo avverte e anche le vocazioni possono fiorire più facilmente”.
Allo steso modo, ha ricordato che la preoccupazione per il proprio clero deve essere “una priorità assoluta di un Vescovo”, “perché un Vescovo senza i suoi sacerdoti non può far molto, è come un uomo senza arti”.
“La Chiesa cammina con i piedi dei sacerdoti. Sono loro in prima linea. Se si fermano, la Chiesa rallenta drammaticamente. Se sono debilitati spiritualmente, la Chiesa si indebolisce. Per questo tra Vescovi e clero deve esservi una comunione affettiva ed effettiva”.
Quanto ai laici, “devono aiutare i propri sacerdoti umanamente e spiritualmente. Devono confortarli con la loro stima, con il loro affetto, con la loro considerazione” e “devono pregare per i propri sacerdoti, per la loro santificazione”.
La preghiera è importante “anche per suscitare nuove vocazioni”, ha concluso il Cardinale, “perché se in una parrocchia c’è un prete felice, allora i giovani vedono in lui un modello e la chiamata del Signore trova così un terreno più fertile per essere accolta”.