di Carlo Bellieni*
ROMA, mercoledì, 17 giugno 2009 (ZENIT.org).- Che fine fa il corpo dei bambini morti prima di nascere? E’ una domanda che angoscia molte mamme che non hanno potuto avere il diritto di dare un nome e seppellire dove esse vogliono il loro bambino. Nella laica Francia questo diritto è riconosciuto dall’anno scorso, per i genitori dei bambini morti in utero a qualsiasi momento del loro sviluppo.
In Italia invece leggiamo testimonianze come questa: “Siamo i genitori di Angelo, un bambino nato morto alla 19° settimana di gestazione, in quanto il suo cuoricino ha smesso di battere ancor prima di venire alla luce, per un’ assurda fatalità meccanica di attorcigliamento errato del cordone ombelicale, il bambino era sano e ben formato. (…) nei casi come il nostro essendo un bambino nato morto prima della 20° settimana, l’Ospedale non informa i genitori della possibilità o meno di avere il corpicino del proprio bambino, ma devono essere gli stessi genitori a farne specifica richiesta ‘solo al momento del parto’, e non dopo, in un momento già così doloroso e traumatico e spesso inatteso”.
Altre testimonianze del genere sono allegate alla petizione che con le associazioni “La Quercia Millenaria” e “Ciao Lapo”, dedicate da anni alla cura del lutto prenatale, abbiamo redatto per sottoporla al Ministro della Salute e all’opinione pubblica.
La petizione attende di essere sottoscritta, per garantire il diritto delle coppie e del bimbo: chiede che venga riconosciuto il diritto dei genitori ad elaborare in un luogo fisico il lutto della perdita del figlio; e il diritto del piccolo ad essere trattato col rispetto dovuto.
La petizione inizia così:
1. In Italia una gravidanza su 5 esita con la morte naturale del bambino, e circa 250.000 famiglie all’anno subiscono questo tipo di lutto.
2. La legge italiana predispone norme nazionali relative alla sepoltura dei bambini (vedi allegato), ma tali norme sono spesso ignorate o erroneamente applicate in molti ospedali italiani.
3. I genitori non sono preparati alla morte del loro figlio prima della nascita, e dunque si trovano spesso frastornati e confusi dopo questo evento, al punto da necessitare di sostegno ed informazioni esaurienti di tutte le procedure possibili.
E conclude in questo modo:
Pertanto chiediamo:
1. Che, in base alle succitate normative di legge, la donna o la coppia che abbia avuto una perdita fetale prenatale possa avere il diritto di disporre del corpo del feto defunto su sua richiesta.
2. Che le amministrazioni cittadine e gli enti locali preposti adempiano le loro funzioni di mettere a disposizione un’area cimiteriale per la sepoltura su richiesta dei genitori del feto defunto
3. Che sia preciso dovere del Direttore delle Unità Operative di Ostetricia informare tramite il personale in servizio la donna che ha avuto un aborto spontaneo della possibilità di inumare il corpo del bambino
4. Che in tutti i punti nascita italiani, entro l’anno 2009, sia disponibile un opuscolo informativo su tale possibilità prevista dalla attuale legge Italiana e spesso disattesa e che ogni reparto disponga del facsimile per inoltrare la richiesta alle autorità competenti.
La petizione può essere letta integralmente, scaricata e firmata online al seguente link: http://firmiamo.it/sepolture. Vale anche la pena di leggere le sconvolgenti e commoventi testimonianze delle donne che hanno subìto peripezie alla ricerca di far valere il loro diritto… e quello del loro piccolo, che le ha tragicamente lasciate ancor prima di farsi vedere e potersi lasciar accarezzare.
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*Dirigente del Dipartimento Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario “Le Scotte” di Siena e membro della Pontificia Accademia Pro Vita.