Monsignor Twal: Gaza vittima di una crisi senza fine

Il Patriarca latino di Gerusalemme esorta ad “abbattere i muri dell’odio”

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KÖNIGSTEIN, giovedì, 25 giugno 2009 (ZENIT.org).- Il Patriarca latino di Gerusalemme ha attaccato con decisione il Governo israeliano per l’embargo che impone a beni di prima necessità necessari per la ricostruzione di Gaza e ha esortato ad “abbattere i muri dell’odio” per poter riprendere a vivere.

Sua Beatitudine Fouad Twal ha lamentato il fatto che decine di migliaia di persone la cui casa è stata distrutta nelle violenze dei mesi scorsi non possano ricostruire le proprie abitazioni.

Parlando all’associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il Patriarca ha sottolineato l’impatto disastroso dell’embargo di Israele sulle forniture di cemento, vetro, acciaio e altri materiali da costruzione.

Il presule ha citato statistiche di rapporti israeliani che mostrano come durante il conflitto di Gaza, durato 22 giorni, siano stati distrutti circa 22.000 edifici, per un danno totale stimato in 1,3 miliardi di euro.

“Finora le autorità israeliane non hanno permesso ai materiali da costruzione di entrare a Gaza, e per questo è inutile parlare di ricostruzione”, ha affermato come riporta un comunicato inviato da ACS a ZENIT.

“L’impatto che questo ha sulla gente è terribile. Le persone sono così stanche… vogliono solo vivere in pace. Al di là di tutta la frustrazione che provano, non hanno fiducia in nessuno”.

A risentire della situazione sono soprattutto i giovani. Delle 1.300 persone morte a Gaza, un terzo erano bambini. Molti ragazzi hanno un disperato bisogno di sostegno per riprendersi dal trauma, ma ottenerlo è molto difficile.

Il presule ha anche descritto scene surreali a cui ha assistito durante le sue visite a Gaza, nelle quali ha visto “asini che facevano da taxi”, barcollando nelle strade bombardate portando provviste o trascinando la gente sui carretti.

Esprimendo la propria riconoscenza per l’aiuto fornito da ACS e da altre organizzazioni che hanno donato cibo, vestiti, coperte e medicinali, ha confessato: “Siamo molto grati per tutto l’aiuto della gente in Occidente. Quello che hanno fatto è molto importante per aiutare la gente a superare questo periodo così triste”.

“Ciò che vogliamo più di tutto è la pace – vivere come persone normali. Non abbiamo bisogno di altri martiri. Per favore, pregate per noi”.

Abbattere i muri dell’odio

Secondo il Patriarca, l’embargo sui materiali da costruzione alimenta l’estremismo e fa sì che sempre più gente sostenga il movimento islamico di Hamas.

“Le autorità israeliane pensano che far soffrire la gente indebolirà Hamas, ma è esattamente il contrario”, ha dichiarato. “Hamas sa come procurarsi i materiali attraverso tunnel segreti [che collegano Gaza all’Egitto]. E’ la gente che soffre”.

Dicendosi certo “che le autorità israeliane siano ben consapevoli di ciò che sta accadendo a Gaza”, il presule ha affermato che “se Israele continuerà a seguire questa politica non otterrà mai la pace”.

“Finché si fa affidamento sulle armi e l’intimidazione e non si segue il diritto internazionale, non si otterrà mai alcun tipo di pace reale”.

“Bisogna abbattere i muri dell’odio nel cuore della gente e aiutare le persone a trovare altri modi per risolvere le controversie”, ha dichiarato.

Speranze per il futuro

Secondo il Patriarca Twal, il pellegrinaggio di Benedetto XVI in Terra Santa dall’8 al 15 maggio è stato un segno di speranza per il futuro.

Allo stesso modo, sostiene che il discorso del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama al Cairo il 4 giugno sia stato un passo avanti positivo, soprattutto per l’affermazione del Capo di Stato della necessità che la Palestina venga riconosciuta come uno Stato.

“Il fatto che Obama abbia parlato di una soluzione a ‘due Stati’ in Terra Santa è già qualcosa, ma quale tipo di Stato intende?”, ha chiesto.

“Questo – ha concluso – deve essere chiarito prima che si possa andare avanti”.

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ZENIT Staff

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