di Antonella Bevere*
ROMA, mercoledì, 29 luglio 2009 (ZENIT.org).- L’Ai.Bi., associazione Amici dei Bambini, nel parlare di adozioni e gli onorevoli Carlo Giovanardi e Carlo Casini nel parlare di consultori a misura di famiglia hanno posto l’accento su un particolare aspetto della vita familiare quello in cui, in modo diversi, viene messo a rischio il diritto ad essere figlio.
Questo è stato il leit motiv del Fiuggi Family Festival nella giornata del 28 luglio: la priorità del diritto ad essere figlio, del diritto a vivere una vera accoglienza familiare ben diversa da una semplice anche se indispensabile assistenza, della necessità di restituire al bambino quella relazione filiale che redime il male terribile dell’abbandono.
Ricorre quest’anno il 20° anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti del fanciullo approvata dall’ONU nel 1985 in cui si afferma che ogni bambino ha diritto a essere figlio: eppure al giorno d’oggi i bambini abbandonati sono circa 145 milioni.
Solo in Italia sono 50.000 le famiglie che hanno ottenuto l’idoneità all’adozione ma più di centomila gli aborti chirurgici. Mettere in relazione questi dati fa emergere un quadro culturale che lascia perplessi: il bambino visto come qualcuno di cui decidere il destino senza considerare la priorità dei suoi diritti, in quanto più debole, rispetto ai diritti dell’adulto.
Marco Griffini e Gianmario Fogliazza, rispettivamente presidente e responsabile del centro studi dell’AiBi, hanno affermato con forza che bisogna cercare di entrare nel cuore di un bambino abbandonato mettendosi in ginocchio di fronte a lui, solo così saremo alla sua altezza, lasciandosi commuovere da lui e vivendo la dimensione collettiva della responsabilità: anche se non sono direttamente responsabile della sua situazione attuale mi devo “sentire” responsabile e pronto ad intervenire come se quel bambino fosse un altro figlio mio, facendo prevalere la speranza sull’ansia che mi porterebbe a pensare di non potercela fare.
Questo senso di responsabilità deve impregnare anche la riforma della legge sui Consultori Familiari: questo ha chiesto Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, trovando il consenso del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche per la famiglia, al contrasto delle tossicodipendenze e al servizio civile, Carlo Giovanardi.
Perché – ha spiegato il presidente del MpV – un Consultorio funzionante può essere la risposta dello Stato a quella tutela della maternità alla quale la legge non rinuncia anche quando afferma di non abolire o vietare l’aborto; un Consultorio a misura di famiglia deve poter offrire risposte concrete e immediate di sostegno in caso di difficoltà a portare a termine una gravidanza, cioè difficoltà a vivere la propria genitorialità, e deve sviluppare una cultura che riconosca come prioritario il diritto ad essere figlio e riconosca il diritto sia del figlio che della una madre (o del padre) a vedere redenta la propria esperienza di abbandono.
———–
*La dott.ssa Antonella Bevere è specialista in Endocrinologia e malattie metaboliche ed esperta in Omeopatia e Agopuntura. Presidente del Comitato “Donne & Vita” della provincia di Frosinone, madre di quattro figli, autrice insieme al marito Gianni Astrei di diversi libri tra cui “Gli errori di mamma e papà” (Edizioni Ancora).