di Inma Álvarez
DUBLINO, venerdì, 18 settembre 2009 (ZENIT.org).- Non ci sono obiezioni di tipo religioso o etico che giustifichino un nuovo “no” al Trattato di Lisbona. Al contrario, un rifiuto “potrebbe mettere in pericolo questo risultato importante per la fede e la società”.
Lo ha affermato questo mercoledì il Vescovo di Down e Connor, monsignor Noel Treanor, che è stato anche rappresentante dell’Irlanda presso la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE) davanti al Comitato parlamentare per gli affari europei del Trattato di Lisbona (Oireachtas Joint Committee on Europe Affairs on the Lisbon Treaty).
La riunione si è svolta in vista del referendum che si svolgerà nel Paese il 2 ottobre per ratificare o meno il Trattato di Lisbona dopo il rifiuto espresso nella prima votazione, nel maggio 2008.
Il presule, che ha detto di avere il sostegno del Cardinale Séan Brady, primate d’Irlanda e presidente della Conferenza Episcopale, ha affermato che “un cattolico può, senza riserve e in buona coscienza, votare il Trattato di Lisbona”.
Citando lo stesso Cardinale Brady, monsignor Treanor ha ricordato che “la cristianità irlandese ha giocato un ruolo di primo piano nello stabilire gli ideali di base di un’Europa unita”, e che il rifiuto degli irlandesi per l’UE “indebolirebbe l’influenza della nostra eredità cristiana nella futura direzione dell’Europa”.
“La Chiesa cattolica ha sostenuto decisamente gli obiettivi e la direzione dell’Unione Europea”, un processo “piuttosto fragile in cui non tutto è deciso” e in cui l’Irlanda, così unita all’Europa dalla sua storia, “non dovrebbe essere assente”.
Aborto e laicismo
Il presule si è anche riferito a una delle questioni che preoccupano di più l’opinione pubblica cattolica irlandese, quella dell’aborto, legalmente proibito in Irlanda. In questo campo, ha affermato monsignor Treanor, durante il dibattito ci sono stati “paure e fraintendimenti”.
“Il Trattato di Lisbona non altera la posizione legale dell’aborto in Irlanda. Questo è stato assicurato mediante garanzie legali (che diventeranno protocolli) assicurati dal Governo irlandese dal primo referendum”, ha ribadito.
Alludendo a certe pubblicazioni e organizzazioni che a suo avviso “hanno fornito informazioni incomplete o poco affidabili sulla possibilità che il Trattato elimini le difese legali irlandesi per il concepito”, il presule ha affermato che “nessuna di queste parla in rappresentanza della Chiesa cattolica”.
Pur ammettendo che non è possibile dire come si evolverà la legislazione, ha spiegato che è necessario che i cristiani non siano assenti dalla “fabbrica” dell’Europa del domani.
Proprio “per l’influenza dell’ideologia secolare, con le forze culturali che attentano contro una consistente etica della vita, o per le preoccupazioni sullo status del matrimonio e della famiglia, l’ideale della partecipazione invita i cristiani a impegnarsi pienamente con i rappresentanti e le istituzioni democratiche disponibili, a livello sia nazionale che europeo”.
“Come ha detto Papa Benedetto XVI, noi cristiani dobbiamo essere attivamente presenti nel dibattito pubblico a livello europeo”, ha aggiunto. “Dobbiamo promuovere il dialogo della ragione e della fede nella vita dell’Europa e delle sue istituzioni”.
Per leggere l’intervento completo: www.catholicbishops.ie