di Antonio Gaspari
ROMA, lunedì, 26 ottobre 2009 (ZENIT.org).- L’editrice Fede & Cultura ha appena pubblicato il saggio di Fabio Trevisan dal titolo “Uomini di allevamento, prodotti di qualità. Nel mercato dell’eugenetica, la storia, la scienza, il dibattito”.
Il saggio parte dal noto scritto di Gilbert Keith Chesterton “Eugenetica e altri mali” e ricostruisce la letteratura scientifica ed il clima culturale dell’epoca, anche attraverso l’analisi di altre opere significative dello scrittore londinese.
Per rimarcare l’attualità di quella corrosiva e ironica denuncia dell’eugenismo, Fabio Trevisan si è immaginato un confronto teatrale liberamente tratto dal saggio di Chesterton ed ha illustrato il rischio eugenetico che anche la nostra epoca sta attraversando.
Fabio Trevisan è un imprenditore appassionato di filosofia cofondatore dei “Gruppi Chestertoniana Veronesi”.
Sul grande scrittore inglese ha già pubblicato due saggi “Uomo vivo con due gambe” (2006) e “Il pazzo ed il re” (2007).
Insieme al libro è allegato un DVD in cui, mediante un’interpretazione teatrale, Chesterton si confronta con un eugenista.
Il DVD contiene anche una intervista al direttore de “Il Foglio” Giuliano Ferrara sulle questioni riguardanti l’eugenetica, il controllo delle nascite e il senso della vita.
Per saperne di più ZENIT ha intervistato Fabio Trevisan.
Come, dove e perchè Chesterton criticò l’eugenetica, che in quel tempo era autorevole e condivisa?
Trevisan: “Eugenics” (traducibile in Eugenica o Eugenetica) fu una parola introdotta nel linguaggio scientifico da Francis Galton nel 1883. L’eugenetica, che significa “buona nascita”, ebbe un effetto dirompente ed esercitò una forte attrazione sulla società di quell’epoca, perché sembrava potesse dare risposte scientifiche e fornire rimedi praticabili alla crisi sociale ed economica di quegli anni.
Chesterton, ad onor del vero, fu uno dei pochi che non si lasciò ammaliare dalle suggestioni potenti di quella nuova presunta scienza e ne denunciò apertamente gli esiti disumanizzanti e feroci; egli intuì che le libertà delle persone e delle comunità fossero in forte pericolo. Chesterton guardò piuttosto alle implicazioni positive dell’Enciclica “Rerum novarum” di Leone XIII del 1891.
“Eugenetica e altri mali” fu pubblicata da Gilbert Keith Chesterton nel 1922, nonostante che l’opera fosse stata pensata e scritta anteriormente al primo conflitto mondiale.
Perché lo scrittore inglese attese la conclusione di quell’ “inutile strage” (come la chiamò l’allora Pontefice Benedetto XV) per pubblicarla?
Trevisan: Chesterton confidava che le classi dirigenti inglesi ed occidentali, alla fine della guerra, non prendessero più a modello la Prussia, che aveva fatto dell’organizzazione scientifica e sociale una sua specialità. La critica allo spettro dell’eugenetica era una critica più generale alla mania moderna di scientificità e di rigorosa organizzazione sociale.
Cosa c’entrano Thomas Malthus e Charles Darwin con l’eugenetica?
Trevisan: Francis Galton (1822-1911) fu attratto dalla scoperta delle leggi dell’evoluzione e della selezione naturale del cugino Darwin a tal punto che ritenne, nella formazione della personalità dell’uomo, fossero preponderanti i caratteri biologici innati. Se vi fosse stata corrispondenza tra le qualità degli individui ed il loro corredo biologico ereditario, si sarebbe potuto migliorare la specie umana controllandone la capacità riproduttiva. In parole più semplici si sarebbe potuto avviare un’eugenetica positiva, ovvero una procreazione affidata alle persone più adatte e più agiate economicamente, culturalmente e socialmente.
Charles Darwin nel 1871 scrisse nell’”Origine dell’uomo”: “L’uomo ricerca con cura il carattere, la genealogia dei suoi cavalli prima di accoppiarli; ma quando si tratta del suo proprio matrimonio, di rado o meglio mai, si prende tutta questa briga. Eppure l’uomo potrebbe mediante la selezione fare qualcosa, non solo per la costruzione somatica dei suoi figli, ma anche per le loro qualità intellettuali e morali. I due sessi dovrebbero star lontani dal matrimonio, quando sono deboli di mente o di corpo”.
Thomas Robert Malthus (1766-1834), economista e demografo inglese, esercitò una forte influenza su Darwin, soprattutto in merito alle teorie della lotta per la sopravvivenza e della sopravvivenza del più adatto. Malthus teorizzò il controllo delle nascite per impedire il temuto impoverimento dell’umanità ed insistette sull’urgenza di far desistere dallo sposarsi (eugenetica negativa) tutti coloro che non possedessero i requisiti minimi di sussistenza.
Chi erano i socialisti che sostennero le teorie eugenetiche e perchè Chesterton li criticò?
Trevisan: La pubblicazione nel 1859 dell’ “Origine delle specie” di Darwin assunse un peso importante nella scienza e negli ambienti intellettuali inglesi ed europei. Il movimento politico e sociale inglese della Fabian Society (Fabianesimo), istituito a Londra nel 1883, ebbe un’influenza consistente nella formazione del Labour Party (Partito Laburista).
Il Fabianesimo si prefiggeva come meta la graduale evoluzione della società attraverso riforme che avrebbero condotto al socialismo. Assai più noto è poi il fatto che Karl Marx (1818-1883) volesse dedicare a Darwin stesso il primo libro del “Capitale” dichiarandosi suo sincero ammiratore. Friedrich Engels (1820-1895), amico e finanziatore di Marx, così commentò l’interesse di Marx per Darwin: “Proprio come Darwin scoprì le leggi dell’evoluzione nella natura organica, Marx scoprì la legge dell’evoluzione nella storia umana”.
Come evidenziato, c’è un filo rosso che collega l’evoluzionismo all’eugenetica ed è il determinismo biologico ed il materialismo che annulla il libero arbitrio, la spiritualità e la dignità di ogni persona creata da Dio. Chesterton criticò questa deriva culturale e morale con le seguenti parole: “Una parabola letale che parte dall’evoluzionismo e arriva all’eugenetica”.
Ancora oggi alcuni sostengono la necessità di una buona eugenetica per migliorare la salute e la felicità della specie. Come rispose Chesterton e come risponderebbe lei?
Trevisan: Chesterton smascherò quale fosse il vero volto dell’eugenetica, ne colse in profondità le fonti e le denunciò apertamente con una lungimiranza tale che ancor oggi rimangono di una stringente attualità. Capì esattamente che l’eugenetica era essenzialmente un grave peccato, favorito pure dall’ “abnorme ingenuità” di quell’epoca.
Con accenti vibranti denunciò la tirannia dell’eugenetica come una rivoluzione contro l’etica dalle nefaste conseguenze. Difese con vigore la legge naturale, la legge non scritta che abita nel cuore dell’uomo e si appellò ad essa nel proteggere la vita dall’omicida eugenista. Comprese che era in atto un’autentica persecuzione contro la vita e la famiglia.
Per Chesterton la legge, la fede ed il senso comune avevano il compito primario di conservare e consolidare la famiglia. In merito alla “salute” ebbe delle intuizioni così profonde che meriterebbero ancor oggi un’analisi completa.
Per Chesterton la salute non era una cosa come il colore dei capelli o la lunghezza delle membra. La salute non era una qualità, ma una proporzione di qualità. Un uomo poteva essere alto e forte: ma la sua forza dipendeva dal non essere troppo alto.
Un cuore robusto per un nano poteva essere debole per una persona alta. Era così evidente che accoppiando due persone cosiddette sane (come avrebbero voluto gli eugenisti) si poteva produrre l’esagerazione
chiamata malattia. Nulla poteva essere al di sopra dell’uomo, nulla tranne Dio.
In merito alla salute sfatò alcuni slogan che perdurano anche ai giorni nostri. “Non solo – scriveva Chesterton – la prevenzione non è meglio della cura: è peggio perfino della malattia”. “Prevenzione significa essere invalidi a vita, con l’esasperazione supplementare di godere ottima salute”. “Chiederò a Dio, ma non certo all’uomo, di prevenirmi in tutte le mie azioni”. Credo che queste affermazioni vadano riprese e considerate con serietà.
Personalmente penso che non dovremmo dimenticare come cristiani quale sia il nostro fine ultimo e che dovremmo preoccuparci di salvare la nostra anima e possibilmente aiutare anche le altre persone a salvare la propria. “Salute” e “felicità” vanno comprese in una visione antropologica come unità sostanziale di anima e corpo, seconda la dottrina perenne di S.Tommaso d’Aquino.
Credo che la scienza, in quanto tale, debba porsi dei limiti precisi. Mi spiego meglio con un esempio: sulla mia gamba rotta il medico ha tutti i diritti e doveri di aggiustarla; una volta aggiustata, non può venirmi ad insegnare a camminare, perché questo l’abbiamo imparato, io e il medico, nella stessa scuola, dalla nostra mamma e nella nostra casa natale.
Nonostante gli orrori generati nella storia umana, ancora oggi è forte la tentazione di praticare politiche eugenetiche: aborti selettivi, clonazione, sperimentazione sui concepiti, eliminazione dei deboli e dei disabili ….Forse la minaccia non è stata compresa? Oppure vengono utilizzate tecniche sofisticate di “antilingua” e relativismo per far accettare pratiche eugenetiche senza che la gente si accorga della gravità dell’atto?
Trevisan: Chesterton deplorò il linguaggio positivista della sua epoca. Nelle parole “regressione” e “degenerescenza” egli vide che lasciavano trasparire un disegno eugenetico e razzista. Infatti il timore di una degenerazione biologica della specie umana spinse molti governi a provvedere con misure legislative e pratiche, scatenando un’intensa attività eugenetica.
Migliaia di persone furono sterilizzate dando persino del denaro. L’eugenismo tuttavia non è finito. Certo, al posto degli slogan sulla purezza razziale, i nuovi eugenisti parlano più pragmaticamente di un’economia più efficiente, di migliori prestazioni e di una migliore qualità della vita. Questa nuova e malvagia eugenetica trova sostegno nell’edonismo compiaciuto e diffuso di molta gente ed è a disposizione per l’accresciuta tecnologia del mercato.
L’aborto terapeutico, il family planning organizzato, la diagnosi pre-impianto, l’inseminazione artificiale sono tutti strumenti messi a disposizione del mondo medico e dell’industria. Conditi con parole rassicuranti vengono veicolate attraverso la manipolazione del consenso operata dagli apparati mediatici, culturali e finanziari; in questo modo “soft” non vengono neppure concepiti come orrori né tantomeno come errori e peccati. Sir Francis Crick, uno degli scopritori della struttura del DNA, ha affermato che: “Nessun bambino appena nato dovrebbe essere riconosciuto uomo prima di aver passato un certo numero di test riguardanti la sua dote genetica”.
Jacques Testart, l’artefice nel 1982 della prima bambina in provetta francese, ha scritto: “Ci incamminiamo verso una vera e propria possibilità di scelta del figlio a venire, grazie alla genetica diagnostica. Così le coppie non lo faranno più stupidamente a caso, come hanno sempre fatto”.
La minaccia non è stata compresa? Non credo che sia percepita nella reale dimensione. Fiumi di sangue innocente si stanno versando giorno dopo giorno e sembra che tutto sia inarrestabile. Non c’è solo l’olocausto degli ebrei nei deprecabili lager nazisti: ricordiamoci anche dell’olocausto dei bambini non nati per pratiche abortive!
Quanto sono attuali queste opere di Chesterton e che cosa pensa del comitato che vorrebbe introdurre una causa di beatificazione del noto scrittore?
Trevisan: Come ha detto il Card. Giacomo Biffi, Chesterton è stato un dono fatto direttamente da Dio alla cattolicità e all’umanità intera. Come possiamo rifiutare questo dono? Innanzitutto dovremmo tradurre e pubblicare le sue opere (in italiano tuttora sono state tradotte circa 1/6 delle sue opere).
Solamente piccole e nobili case editrici (Fede&Cultura, Morganti, Rubbettino, Raffaelli ecc.) stanno provvedendo a colmare questa lacuna. Dovremmo poi adoperarci con iniziative pubbliche per farlo conoscere (la meritoria Società Chestertoniana Italiana da anni allestisce il “Chesterton Day”, ma quanti lo conoscono?).
Ci sono Gruppi Chestertoniani che lavorano da anni (in particolare a Verona), ma ancora non è sufficiente. L’attualità delle opere di Chesterton costituisce un bene prezioso per l’approfondimento di molte tematiche di scottante attualità (le radici cristiane e l’islam, la difesa della vita e dell’ortodossia, il concetto di scienza e la difesa della famiglia).
Il tutto con un linguaggio profondo e ricco di sano humour cristiano. Per quanto riguarda la causa di beatificazione sono molto onorato di aver studiato per anni l’opera di un possibile Santo della Chiesa Cattolica e mi azzardo a dire, assumendone totalmente la responsabilità, che potrebbe diventare un futuro Dottore della Chiesa (penso ad opere importanti quali “Ortodossia” e “L’uomo eterno”).
In tal senso stiamo lavorando alla pubblicazione con l’editrice Fede&Cultura di un Breviario in suo onore, composto di preghiere e meditazioni tratte dalle sue opere. Si chiamerà “Il Breviario di un uomo vivo” e sarà pronto per il prossimo Santo Natale.