ROMA, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- Trasparenza nella ricerca della verità, collaborazione con le autorità dello Stato e accurata selezione dei candidati al sacerdozio: sono queste le chiavi per far fronte o prevenire i casi di abusi da parte di membri del clero.
E’ quanto si legge nel comunicato finale del Consiglio permanente della Conferenza episcopale Italiana, presieduto dal Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova, che si è riunito a Roma per la sessione primaverile dal 22 al 25 marzo.
I Vescovi hanno detto di condividere la sensibilità manifestata dal Santo Padre nella “Lettera Pastorale ai Cattolici d’Irlanda”, in cui si è ribadito che la pedofilia è “un crimine odioso, ma anche peccato scandalosamente grave che tradisce il patto di fiducia inscritto nel rapporto educativo” (prolusione, n. 2).
“Lo ‘sgomento’, il ‘senso di tradimento’ e il ‘rimorso’ per ciò che è stato compiuto da alcuni ministri della Chiesa – si legge nel comunicato – spiegano l’atteggiamento fermo e illuminato di Benedetto XVI che, senza lasciare margini di incertezza né indulgere a minimizzazioni, invita la comunità ecclesiale ad accertare la verità dei fatti, assumendo nel caso i provvedimenti necessari”.
A questo proposito, i Vescovi del Consiglio permanente, dopo aver riaffermato “la vicinanza alle vittime di abusi e alle loro famiglie, parte vulnerata e offesa della Chiesa stessa”, si sono detti d’accordo sul fatto che “il rigore e la trasparenza nell’applicazione delle norme processuali e penali canoniche sono la strada maestra nella ricerca della verità e non si oppongono, ma anzi convergono, con una leale collaborazione con le autorità dello Stato, a cui compete accertare la consistenza dei fatti denunciati”.
“Ancora una volta – hanno affermato –, è stata confermata l’esigenza di un’accurata selezione dei candidati al sacerdozio, vagliandone la maturità umana e affettiva oltre che spirituale e pastorale”.
“Si è pure sottolineato il valore del celibato – continua il comunicato –, che non costituisce affatto un impedimento o una menomazione della sessualità, ma rappresenta, specialmente ai nostri giorni, una forma alternativa e umanamente arricchente di vivere la propria umanità in una radicale donazione a Cristo e alla Chiesa”.
“Il peccato di alcuni – hanno quindi precisato – non cancella però l’abnegazione di cui danno prova tantissimi sacerdoti: di essa fanno esperienza quotidiana le nostre comunità, stimolate a un rinnovato impegno nel campo dell’educazione”.
Infatti, i Vescovi italiani esprimono “piena fiducia e sincera gratitudine ai tanti sacerdoti che, al pari dei religiosi e delle religiose, si dedicano nel nascondimento e con spirito di abnegazione all’annuncio del Vangelo e all’opera educativa, costituendo spesso l’unico punto di riferimento in contesti sociali frammentati e sfilacciati”.