È straordinario pensare che in soli 33 giorni di Pontificato, Giovanni Paolo I abbia saputo comunicare al mondo tutta la dolcezza, la semplicità e le altre doti umane che Dio gli aveva donato. Oggi, a distanza di 35 anni dalla sua elezione al Soglio di Pietro, avvenuta il 26 agosto 1978, la Chiesa ricorda la figura di questo umile Papa, scomparso tre mesi dopo, il 29 settembre 1978.
“Luciani, in quel mese di pontificato ha lasciato un segno indelebile nella Chiesa” afferma Stefania Falasca, giornalista, vicepostulatrice della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Giovanni Paolo I, in un’intervista alla Radio Vaticana. “Continuo a considerare il pontificato di Luciani come quello di un Papa inedito – prosegue – ha avuto un’efficacia ed una forza, anche innovativa, grandissima”.
In virtù di una “formazione solida, tradizionale del Veneto” e dell’esperienza di un uomo “che ha partecipato e vissuto intensamente la stagione del Concilio”, la salita di Luciani alla Cattedra di Pietro fu “una ventata di una nuova primavera per la Chiesa”, sottolinea la Falasca. Tanto che il suo successore Giovanni Paolo II disse che l’importanza del pontificato di Luciani fu “inversamente proporzionale alla sua durata”.
I fedeli di tutto il mondo hanno potuto vedere solo una piccola parte “del suo spessore, del suo pensiero, del suo magistero” ha detto la giornalista. Tuttavia il “‘sommerso’ era tutta la sua vita precedente e che ha ripresentato come la ‘punta di un iceberg’ in quei 33 giorni”. Secondo la Falsca, infatti, “si capisce Luciani alla luce di tutto quello che lui ha fatto anche precedentemente”, e “l’avremmo conosciuto così” aggiunge, avrebbe cioè “continuato quello che ha fatto da vescovo e patriarca a Venezia”.
Un aspetto, questo, che ricorda il Pontefice Regnante, Jorge Mario Bergoglio, che più di qualcuno ha paragonato a Papa Luciani. “La sera stessa dell’elezione di Papa Francesco – racconta infatti la Falasca che si trovava in Piazza San Pietro – appena lui si affacciò e disse ‘buonasera’ avevo dietro di me alcune persone anziane che dissero: ‘È come Papa Luciani’”. L’espressione, il suo modo di presentarsi hanno dunque suscitato nel cuore dei fedeli il ricordo di Giovanni Paolo I.
“Questo mi ha colpito” afferma la vicepostulatrice. Ma non è solo questo l’unico punto in comune tra i due Papi: “Credo ci siano consonanze molto profonde – afferma nella stessa intervista – per esempio, il costante richiamo alla misericordia”. Un tratto caratterizzante di Luciani, “distintivo di quel suo magistero, così suadente e suasivo”, secondo la Falasca, è stato proprio “l’aver saputo trasmettere con accenti di rara efficacia e di autentica umanità l’amore di Dio. Lui ha reso visibile, con la parola e con la vita, la tenerezza e la misericordia nel farsi prossimo a tutti”.
Legato a tutto ciò c’era l’umiltà. Non a caso il motto episcopale di Giovanni Paolo I era l’humilitas, “quella che ci viene proprio da Cristo stesso, perché le altre virtù – anche in epoca classica – non sono propriamente cristiane” spiega la giornalista. “Luciani – prosegue – è stato il primo ad avere ed usare con forza quell’oralità che sembrava perduta nella Chiesa ed è anche la forza di Papa Francesco, come abbiamo visto nelle prediche mattutine e nel suo parlare”.
Quindi, “il tono colloquiale” – conclude – era “quella sapienza del porgere, ricercata anche dai Padri della Chiesa, quella forma dell’accessibilità che egli adottò per arrivare a tutti, come modulo espressivo più consono nella Chiesa che vuole essere ‘amica’ degli uomini del suo tempo”. Per questo, si può affermare che “Francesco completi, o porti avanti quello che Luciani aveva iniziato”.