CASTEL GANDOLFO, lunedì, 18 agosto 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le parole pronunciate questa domenica a Castel Gandolfo da Benedetto XVI in occasione della preghiera dell’Angelus recitata insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
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Cari fratelli e sorelle,
Nell’odierna XX Domenica del tempo ordinario, la liturgia propone alla nostra riflessione le parole del profeta Isaia: “Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo / … li condurrò sul mio monte santo / e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. / … perché il mio tempio si chiamerà / casa di preghiera per tutti i popoli” (Is 56,6-7). All’universalità della salvezza fa riferimento anche l’apostolo Paolo nella seconda lettura, come pure la pagina evangelica che narra l’episodio della donna Cananea, una straniera rispetto ai Giudei, esaudita da Gesù per la sua grande fede. La Parola di Dio ci offre così l’opportunità di riflettere sull’universalità della missione della Chiesa, costituita da popoli di ogni razza e cultura. Proprio da qui proviene la grande responsabilità della comunità ecclesiale, chiamata ad essere casa ospitale per tutti, segno e strumento di comunione per l’intera famiglia umana.
Quanto è importante, soprattutto nel nostro tempo, che ogni comunità cristiana approfondisca sempre più questa sua consapevolezza, al fine di aiutare anche la società civile a superare ogni possibile tentazione di razzismo, di intolleranza e di esclusione e ad organizzarsi con scelte rispettose della dignità di ogni essere umano! Una delle grandi conquiste dell’umanità è infatti proprio il superamento del razzismo. Purtroppo, però, di esso si registrano in diversi Paesi nuove manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale. Preghiamo perché dovunque cresca il rispetto per ogni persona, insieme alla responsabile consapevolezza che solo nella reciproca accoglienza di tutti è possibile costruire un mondo segnato da autentica giustizia e pace vera.
Vorrei oggi proporre un’altra intenzione per cui pregare, date le notizie che giungono, specialmente in questo periodo, di numerosi e gravi incidenti stradali. Non dobbiamo abituarci a questa triste realtà! Troppo prezioso infatti è il bene della vita umana e troppo indegno dell’uomo è morire o ritrovarsi invalido per cause che, nella maggior parte dei casi, si potrebbero evitare. Occorre certo maggiore senso di responsabilità. Anzitutto da parte degli automobilisti, perché gli incidenti sono dovuti spesso all’eccessiva velocità e a comportamenti imprudenti. Condurre un veicolo sulle pubbliche strade richiede senso morale e senso civico. A promozione di quest’ultimo è indispensabile la costante opera di prevenzione, vigilanza e repressione da parte delle autorità preposte. Come Chiesa, invece, ci sentiamo direttamente interpellati sul piano etico: i cristiani devono prima di tutto fare un esame di coscienza personale sulla propria condotta di automobilisti; le comunità inoltre educhino tutti a considerare anche la guida un campo in cui difendere la vita ed esercitare concretamente l’amore del prossimo.
Affidiamo le problematiche sociali che ho ricordato alla materna intercessione di Maria, che ora invochiamo insieme con la recita dell’<i>Angelus.
[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]
Continuo a seguire con attenzione e preoccupazione la situazione in Georgia e mi sento particolarmente vicino alle vittime del conflitto. Mentre elevo una speciale preghiera di suffragio per i defunti ed esprimo sincere condoglianze a quanti sono in lutto, faccio appello affinché siano alleviati con generosità i gravi disagi dei profughi, soprattutto delle donne e dei bambini, che mancano perfino del necessario per sopravvivere. Chiedo l’apertura, senza ulteriori indugi, di corridoi umanitari tra la regione dell’Ossezia meridionale e il resto della Georgia, in modo che i morti ancora abbandonati possano ricevere degna sepoltura, i feriti siano adeguatamente curati e venga consentito a chi lo desidera di ricongiungersi con i suoi cari. Si garantiscano, inoltre, alle minoranze etniche coinvolte nel conflitto l’incolumità e quei diritti fondamentali che non possono mai essere conculcati. Auspico, infine, che la tregua in atto, raggiunta grazie al contributo dell’Unione Europea, possa consolidarsi e trasformarsi in pace stabile, mentre invito la Comunità internazionale a continuare ad offrire il suo sostegno per il raggiungimento di una soluzione duratura, attraverso il dialogo e la buona volontà comune.
Con profonda emozione ho appreso dell’improvvisa morte di S.E. Mons. Wilhelm Emil Egger, Vescovo di Bolzano-Bressanone. L’avevo lasciato pochi giorni fa apparentemente in buona salute. Nulla faceva pensare ad una sua così rapida dipartita. Mi unisco al cordoglio dei parenti e dell’intera diocesi, nella quale era apprezzato ed amato per il suo impegno e per la sua dedizione. Nell’elevare al Signore una fervida preghiera di suffragio per questo suo servo buono e fedele, invio una speciale confortatrice benedizione apostolica al fratello religioso cappuccino, agli altri parenti e a tutti i sacerdoti, i religiosi, le religiose ed i fedeli della diocesi di Bolzano-Bressanone.
Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli della parrocchia di San Silvestro, in Faenza. A tutti auguro una buona domenica.
[© Copyright 2008 – Libreria Editrice Vaticana]