BANGKOK, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- L’ingiustizia sociale percepita da ampi settori della popolazione e la corruzione sono i due fattori principali che spiegano l’attuale crisi sociale e politica della Thailandia. Lo afferma monsignor Louis Chamniern Santisukniram, Arcivescovo di Thare e Nonseng e presidente della Conferenza Episcopale del Paese.
“I disordini delle ultime settimane affondano le radici in problemi di giustizia sociale: parte della popolazione lamenta disuguaglianze e disparità, e molti cittadini ritengono di non avere il medesimo trattamento, gli stessi diritti, pari opportunità, standard di vita e di benessere rispetto ad altri. Inoltre, a monte, vi è il problema della corruzione”, ha spiegato l’Arcivescovo a Fides.
“Come in diversi Paesi asiatici, questo è un problema serio in Thailandia, che rimette in primo piano l’urgenza di moralità, trasparenza, etica, responsabilità dei leader politici e di quanti governano la comunità civile”, ha aggiunto.
La Chiesa e la maggior parte della popolazione sostengono la “road map” in cinque punti disegnata dal Governo e sottoposta ai leader dell’opposizione: non trasformare la monarchia in un’arma nella lotta politica; varare riforme per attenuare le disuguaglianze; non acuire il conflitto sociale e politico attraverso i mass-media; creare una commissione indipendente per indagare sulle violenze delle scorse settimane (che hanno provocato 27 morti e 900 feriti); intraprendere un serio cammino di pacificazione nazionale.
Tutti sperano che questa possa rappresentare una via per porre fine alla crisi che attanaglia da tempo il Paese. Fa parte della “road map” l’annuncio di questo giovedì del Primo Ministro Abhisit di sciogliere il Parlamento a settembre e di convocare nuove elezioni il 14 novembre prossimo.
“La situazione politica è delicata e complicata. La Thailandia è un Paese che ha la sua storia, la sua modalità, il suo percorso di democrazia. Credo che la road map avrebbe avuto un sicuro successo se fosse stata concordata precedentemente con l’opposizione”, ha riconosciuto monsignor Chamniern.
“In politica è importante muoversi all’insegna del dialogo, della cooperazione, del compromesso con le altre parti in campo. Noi continuiamo a sperare in un accordo, a pregare perché non vi sia violenza, perché il Paese possa riprendere una sana via di democrazia e stabilità”.
“Nella crisi presente, la politica non ha chiesto l’ausilio delle comunità religiose”, ha affermato circa il ruolo dei leader religiosi.
“Come Chiesa, insieme con le altre comunità religiose – anche attraverso un recente incontro pubblico – abbiamo comunque cercato di dare il nostro contributo con la preghiera, esortando al dialogo, educando alla legalità e alla giustizia sociale, alla moralità nell’agire sociale e politico. Nei prossimi mesi ho invitato i fedeli cattolici impegnati direttamente nelle amministrazioni civili locali, per un percorso di formazione sulla dottrina sociale della Chiesa”.
La Chiesa thailandese, ha concluso il presidente della Conferenza Episcopale, proseguirà sulla linea della preghiera, del dialogo con le componenti religiose e civili della società e della formazione delle coscienze.