di padre David Neuhaus
GERUSALEMME, venerdì, 28 maggio 2010 (ZENIT.org).- Yitshaq Laor, scrittore e critico letterario, ha scritto un articolo giornalistico sul nuovo libro di Evyatar Marienberg, “Catholicism Now” (“Cattolicesimo ora”), sul quotidiano Haaretz di venerdì 14 maggio.
Nell’articolo ha scritto: “Nel tradurre in ebraico, ‘la decisione di utilizzare un termine anziché un altro è stata presa con serietà e nel modo più conforme possibile ai suggerimenti dei membri autorizzati della Chiesa cattolica di lingua ebraica’. Ho atteso fino alla fine del libro per sapere cosa fosse la Chiesa cattolica di lingua ebraica, un’entità menzionata in varie note a piè di pagina. Ed effettivamente esiste una cosa del genere”.
Sì, una realtà del genere esiste davvero!
La comunità cattolica di lingua ebraica celebra quest’anno i 55 anni della sua istituzione e non vogliamo parlare in questo caso delle sue origini e della sua storia. Se ne può trovare un’ampia descrizione sulla pagina web della comunità [www.catholic.co.il]. In questa sede mi piacerebbe semplicemente concentrare l’attenzione sull’esistenza di cattolici di lingua ebraica nella società israeliana contemporanea.
Coloro che hanno fondato le comunità cattoliche di lingua ebraica e le hanno fatte crescere sono israeliani nonché ebrei e non ebrei di vari ambiti che risiedono qui in maniera stabile e che hanno avviato il loro progetto negli anni Cinquanta del secolo scorso seguendo le ondate di immigrazione nello Stato di Israele, ondate che includevano un numero non esiguo di cattolici. Tra questi c’erano le mogli o i figli di ebrei che immigrarono nel Paese insieme a membri di famiglie ebree. Tra loro c’erano anche alcuni Giusti tra le Nazioni (persone che avevano salvato gli ebrei durante la Shoah) insieme alle loro famiglie che avevano deciso di venire a vivere in Israele.
Tra quanti frequentavano le comunità fin dagli inizi c’erano anche alcuni non ebrei che avevano scelto di vivere in Israele e che parlavano ebraico nella vita di tutti i giorni (tra loro, vari religiosi, monaci, monache e sacerdoti). L’ebraico è la lingua del Paese e della società, ed era abbastanza naturale che i cattolici che vivevano in Israele iniziassero a pregare in ebraico ed esprimessero la loro fede nella lingua che era diventata abituale per loro. Negli ultimi anni, sono arrivate anche famiglie miste di ebrei e cattolici, soprattutto dall’ex Unione Sovietica e dall’Europa dell’Est, e i cattolici in cerca della Chiesa locale hanno trovato una comunità di lingua ebraica, integrandosi in essa.
Col passare degli anni, altre tre fasce di popolazione hanno iniziato a vivere “in ebraico”, ampliando così l’esperienza di una comunità cattolica di lingua ebraica:
— I lavoratori immigrati: migliaia di cattolici sono giunti in Israele per cercare lavoro, e alcuni di loro sono rimasti qui per lunghi periodi di tempo, creando famiglie nel Paese. Questa non è una realtà nuova, ma oggi è più diffusa che in passato. Oggi nello Stato di Israele ci sono più di 1.000 bambini nati qui da lavoratori stranieri. Molti di loro (soprattutto quelli che provengono dalle Filippine, dall’America Latina, dall’India, dallo Sri Lanka e da vari Paesi africani) sono cattolici. Studiano tra noi a scuola, parlano la stessa lingua dei nostri figli che sono completamente israeliani. I bambini che studiano tutto in ebraico hanno bisogno di lezioni di religione anch’esse in ebraico. Quest’anno, la comunità cattolica di lingua ebraica ha iniziato a offrire lezioni di religione in ebraico a un gruppo di bambini filippini a Tel Aviv, un nuovo progetto che speriamo si possa estendere ulteriormente.
— Rifugiati: a volte Israele apre le sue frontiere a rifugiati che giungono da ogni angolo del pianeta. Tra questi rifugiati, in passato c’erano e ci sono ancora oggi parecchi cattolici – ad esempio tra i boat people del Vietnam negli anni Ottanta e tra i libanesi che fuggirono durante la ritirata israeliana; ci sono anche rifugiati del Sud del Sudan e dell’Eritrea e altri dell’America Latina e di alcuni Paesi dell’Africa. I figli dei rifugiati sono integrati nelle scuole israeliane e imparano tutto in ebraico. L’ebraico diventa la lingua in cui leggono e scrivono, e anche quella in cui si esprimono oralmente. Con il tempo, diventano cattolici di lingua ebraica.
— Cattolici locali: la maggior parte dei cattolici nello Stato di Israele è originariamente di lingua araba. Ci sono piccoli gruppi di cittadini arabi di Israele che per varie ragioni (soprattutto per lavoro) si sono trasferiti nelle zone ebraiche in cui l’ebraico è la lingua dominante. Due esempi sono le città di Beer Sheba ed Eilat, dove ci sono dozzine di famiglie cattoliche del nord del Paese. I loro figli frequentano scuole ebraiche di lingua ebraica, ed esprimono la propria fede in ebraico, la lingua in cui studiano.
La comunità cattolica di lingua ebraica è davvero esigua, ma quanti beneficiano dei suoi servizi (specialmente nel campo dell’istruzione) superano ampiamente il numero di coloro che appartengono ad essa. Portare avanti un discorso cattolico in ebraico, un discorso che tiene conto del contesto storico, sociale, culturale e religioso del nostro Paese, è un compito importante per noi.
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Padre David Neuhaus è il Vicario patriarcale dei cattolici di lingua ebraica in Israele.