di Nieves San Martín
ROMA, giugno 2010 (ZENIT.org).- Per Caritas Internationalis, la riunione dei Paesi del G8/G20, in svolgimento dal 25 al 27 giugno in Canada, dovrà offrire una nuova leadership per affrontare la crescente crisi alimentare.
“Decennni di politiche economiche e agricole disorientate sono diventati qualcosa di troppo difficile da sopportare per gli agricoltori e la gente di tutto il mondo. Una cifra record di mille milioni di persone soffre attualmente la fame cronica. Una persona su sette non ha il cibo necessario per far fronte alle proprie necessità fondamentali”, sostiene la Caritas.
Secondo l’organizzazione umanitaria della Chiesa, “i gruppi G8 e G20 delle economie sviluppate ed emergenti devono cambiare le politiche di alimentazione globale sostenendo nei Paesi in via di sviluppo un’agricoltura su piccola scala e sostenibile anziché l’agricoltura industriale”.
Il direttore esecutivo di Sviluppo e Pace/Caritas Canada, Michael Casey, ha detto che “di fronte alla fame in molte parti del mondo la Caritas crede che le politiche agricole debbano promuovere il piccolo agricoltore e la produzione di alimenti locali”.
“I Paesi del G8 e del G20 devono dimostrare la leadership necessaria per modificare le disastrose politiche alimentari del passato”, ha aggiunto. “Abbiamo bisogno di più aiuto, impiegato meglio. E abbiamo bisogno di vedere un’azione efficace sui cambiamenti climatici”.
L’Arcivescovo cattolico di Winnipeg, monsignor James Weisgerber, si è unito ad altri leader religiosi di tutto il mondo a Winnipeg dal 21 al 23 giugno per chiedere ai Governi del G8 di affrontare la povertà e investire nella pace e nella cura della Terra.
In una dichiarazione, il Vertice Interreligioso dei Leader ha affermato: “Nei vertici del 2010, speriamo che i leader mettano al primo posto le necessità e i valori della maggior parte della popolazione del mondo, delle generazioni future e della Terra stessa”.
I leader religiosi hanno rivolto un appello ai Governi affinché mantengano le promesse di dedicare lo 0,7% delle loro entrate agli aiuti esteri. Per la Caritas, il progresso passato negli aiuti si sta sfaldando e le risorse sono diminuite.
Dal 2004 c’è stato un incremento degli aiuti del 35%, che ha favorito istruzione e assistenza sanitaria migliori a milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo. Ad ogni modo, secondo l’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OCDE) nel 2009 l’aiuto estero è stato inferiore di 21.000 milioni rispetto a quanto promesso nella riunione del G8 a Gleneagles nel 2005.
“La sicurezza alimentare si vedrà ulteriormente compromessa dai cambiamenti climatici”, conclude Caritas Internationalis. “I Paesi ricchi devono impegnarsi a un finanziamento pubblico ulteriore di 195.000 milioni di dollari all’anno fino al 2020 per aiutare i Paesi poveri ad adattarsi ai cambiamenti climatici e promuovere uno sviluppo sostenibile. Ci deve essere anche un impegno per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C”.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]