Benedetto XVI: l'Italia, modello di “sana laicità”

Ricorda la trascendenza del Concordato firmato nel 1984

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ROMA, mercoledì, 16 marzo 2011 (ZENIT.org).- L’Italia, con la sua configurazione attuale frutto del Concordato firmato nel 1984 e che ha sostituito i Patti Lateranensi del 1929, è diventata un modello di “sana laicità”.

Papa Benedetto XVI lo afferma nel suo Messaggio al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, in occasione della celebrazione, questo giovedì, dei 150 anni dell’unità d’Italia.

Dopo aver ricordato l’epoca turbolenta delle relazioni tra la Chiesa e lo Stato italiano dopo la proclamazione dell’unità d’Italia e la soppressione dello Stato pontificio, e la soluzione della “Questione Romana” con i Patti Lateranensi, il Papa ha sottolineato l’importanza degli Accordi del 1984, che hanno rivisto quei Patti.

Questo Accordo, firmato quasi all’inizio del pontificato di Giovanni Paolo II, “ha segnato il passaggio ad una nuova fase dei rapporti tra Chiesa e Stato in Italia”, afferma Benedetto XVI.

In questo senso, ha voluto ricordare alcune parole del suo predecessore, indicando che l’attuale Concordato “si situa ora in una società caratterizzata dalla libera competizione delle idee e dalla pluralistica articolazione delle diverse componenti sociali”.

Il Pontefice polacco auspicava allora che questo Concordato diventasse “un fattore di promozione e di crescita, favorendo la profonda unità di ideali e di sentimenti, per la quale tutti gli italiani si sentono fratelli in una stessa Patria”.

“Ed aggiungeva che nell’esercizio della sua diaconia per l’uomo la Chiesa intende operare nel pieno rispetto dell’autonomia dell’ordine politico e della sovranità dello Stato. Parimenti, essa è attenta alla salvaguardia della libertà di tutti, condizione indispensabile alla costruzione di un mondo degno dell’uomo”, ricorda Benedetto XVI.

L’uomo, aggiunge, “solo nella libertà può ricercare con pienezza la verità e aderirvi sinceramente, trovandovi motivo ed ispirazione per l’impegno solidale ed unitario al bene comune”.

L’Accordo, sottolinea, “ha contribuito largamente alla delineazione di quella sana laicità che denota lo Stato italiano ed il suo ordinamento giuridico”, evidenziando “i due principi supremi che sono chiamati a presiedere alle relazioni fra Chiesa e comunità politica: quello della distinzione di ambiti e quello della collaborazione”.

La collaborazione è motivata dal fatto che “la Chiesa e la comunità politica, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane”, aggiunge il Papa ricordando la Costituzione del Concilio Vaticano II “Gaudium et spes”.

“La Chiesa è consapevole non solo del contributo che essa offre alla società civile per il bene comune, ma anche di ciò che riceve dalla società civile”.

Onere e privilegio

Dall’altro lato, il Papa ricorda il caso particolare dell’Italia, che accoglie al suo interno la sede del Successore di Pietro.

L’Italia, afferma il Pontefice, “ha sempre avvertito l’onere ma al tempo stesso il singolare privilegio dato dalla situazione peculiare per la quale è in Italia, a Roma, la sede del successore di Pietro e quindi il centro della cattolicità”.

Gli italiani hanno “sempre risposto a questa consapevolezza esprimendo vicinanza affettiva, solidarietà, aiuto alla Sede Apostolica per la sua libertà e per assecondare la realizzazione delle condizioni favorevoli all’esercizio del ministero spirituale nel mondo da parte del successore di Pietro”, riconosce il Papa.

“Passate le turbolenze causate dalla ‘questione romana’, giunti all’auspicata Conciliazione, anche lo Stato Italiano ha offerto e continua ad offrire una collaborazione preziosa, di cui la Santa Sede fruisce e di cui è consapevolmente grata”, conclude il Messaggio.

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ZENIT Staff

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