La testimonianza del Card. Vallini alla Veglia per Giovanni Paolo II

ROMA, sabato, 30 aprile 2011 (ZENIT.org).- Di seguito riportiamo il testo delle parole che il Cardinale Agostino Vallini, Vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, ha pronunciato questo sabato prima del Rosario recitato in occasione della Veglia di preghiera e di ringraziamento per Giovanni Paolo II tenutasi al Circo Massimo di Roma.

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Cari fratelli e sorelle!

La Provvidenza ci dona questa sera la gioia di vivere una grande esperienza di grazia e di luce. Con questa Veglia Mariana di Preghiera desideriamo prepararci alla celebrazione di domani, la solenne Beatificazione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II. A sei anni dalla pia morte del grande Papa è particolarmente viva nella Chiesa e nel mondo la memoria di Lui, per 27 anni Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale. Per l’amato Pontefice sentiamo venerazione, affetto, ammirazione e profonda gratitudine.

Della sua vita raccogliamo anzitutto la testimonianza di fede: una fede convinta e forte, libera da paure e compromessi, coerente fino all’ultimo respiro, forgiata dalle prove, dalla fatica e dalla malattia, il cui influsso benefico si è diffuso in tutta la Chiesa, anzi in tutto il mondo; una testimonianza accolta dappertutto, nei suoi viaggi apostolici, da milioni di uomini e donne di tutte le razze e le culture.

Egli è vissuto per Dio, si è consegnato interamente a Lui per servire la Chiesa, come offerta sacrificale. Soleva ripetere spesso questa invocazione: “Gesù, Pontefice, che consegnasti te stesso a Dio come offerta e vittima, abbi pietà di noi”. Suo grande desiderio era di diventare sempre più una cosa sola con Cristo Sacerdote, mediante il Sacrificio eucaristico, da cui traeva forza e coraggio per la sua infaticabile azione apostolica. Cristo era all’inizio, al centro e al vertice di ogni sua giornata; Cristo era il senso e lo scopo della sua azione; da Cristo attingeva energia e pienezza di umanità. Ciò spiega il bisogno e il desiderio che aveva di pregare: ogni giorno dedicava alla preghiera lunghe ore, e il suo lavoro era penetrato e attraversato dalla preghiera.

In questa fede, vissuta fin nelle più intime fibre, possiamo comprendere il mistero della sofferenza, che lo ha segnato fin da giovane e lo ha purificato come l’oro che viene provato con il fuoco (cfr. 1 Pt 1, 7). Noi tutti siamo rimasti ammirati dalla docilità di spirito con cui egli ha affrontato il pellegrinaggio della malattia, fino all’agonia e alla morte.

Testimone dell’epoca tragica delle grandi ideologie, dei regimi totalitari e del loro tramonto, Giovanni Paolo II ha colto con anticipo il forte travaglio, segnato da tensioni e contraddizioni, della transizione dell’epoca moderna verso una nuova fase della storia, mostrando costante premura perché la persona umana ne fosse protagonista. Dell’uomo è stato difensore strenuo e credibile presso gli Stati e le Istituzioni internazionali, che lo hanno rispettato e gli hanno reso omaggio riconoscendolo messaggero di giustizia e di pace.

Con lo sguardo fisso su Cristo, Redentore dell’uomo, ha creduto nell’uomo e gli ha mostrato apertura, fiducia, vicinanza. Ha amato l’uomo e lo ha spinto a sviluppare in se stesso il potenziale di fede per vivere da persona libera e cooperare alla realizzazione di una umanità più giusta e solidale, come operatore di pace e costruttore di speranza. Convinto che solo l’esperienza spirituale può ricolmare l’uomo, egli diceva: le sorti di ogni uomo e dei popoli sono legate a Cristo, unico liberatore e salvatore.

Ha scritto nella sua prima enciclica: “L’uomo non può vivere senza amore…La sua vita [rimane] priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore … Cristo Redentore..,. rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso… ” (RH, 10). E la vibrante parola con cui diede inizio al Pontificato: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! … Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa!”, attesta che per lui l’amore di Dio è inseparabile dall’amore per l’uomo e per la sua salvezza.

In questo suo straordinario slancio di amore per l’umanità, ha amato, di amore premuroso e tenero, tutti i “feriti dalla vita” – come egli chiamava i poveri, i malati, i senza nome, gli esclusi a priori – ma di amore singolarissimo ha amato i giovani. Le convocazioni delle Giornate mondiali della Gioventù avevano per lui lo scopo di rendere i giovani protagonisti del loro futuro, diventando costruttori della storia. I giovani – diceva – sono la ricchezza della Chiesa e della società. E li invitava a prepararsi alle grandi scelte, a guardare avanti con fiducia, confidando nelle proprie capacità e seguendo Cristo e il Vangelo.

Cari fratelli e sorelle, noi tutti conosciamo la singolarissima devozione di Giovanni Paolo II alla Madonna. Il motto dello stemma del suo Pontificato, Totus tuus, riassume bene la sua vita tutta orientata a Cristo per mezzo di Maria: “ad Iesum per Mariam“. Come il discepolo Giovanni, il “discepolo amato”, sotto la Croce, nell’ora della morte del Redentore, accolse Maria nella sua casa (Gv 19, 26-27), Giovanni Paolo II volle Maria misticamente sempre accanto a sé, facendola partecipe della sua vita e del suo ministero e si sentè da Lei accolto e amato.

Il ricordo dell’amato Pontefice, profeta di speranza, non deve significare per noi un ritorno al passato, ma facendo tesoro della sua eredità umana e spirituale, sia una spinta a guardare avanti. Risuonino nel nostro cuore, questa sera, le parole che egli scrisse nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte al termine del grande Giubileo dell’anno 2000: “Andiamo avanti con speranza! Un nuovo millennio si apre davanti alla Chiesa come oceano vasto in cui avventurarsi, contando sull’aiuto di Dio. Il Figlio di Dio,…, compie anche oggi la sua opera: dobbiamo avere occhi penetranti per vederla, e soprattutto un cuore grande per diventarne noi stessi strumenti”.

La Vergine Maria, Madre della Chiesa, che ora invochiamo con la preghiera del Rosario, tanto cara a Giovanni Paolo II, ci aiuti ad essere in ogni circostanza, testimoni di Cristo e annunciatori dell’amore di Dio nel mondo. Amen.

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ZENIT Staff

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