La speranza: una collaborazione amorosa con Dio

A Roma il Corso promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose del Regina Apostolorum

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di Carlo Climati

ROMA, lunedì, 9 gennaio 2012 (ZENIT.org) – “Accompagnare la Speranza” è stato il tema del corso che si è tenuto il 3 e il 4 gennaio 2012 a Roma, nell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, organizzato dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose dello stesso ateneo, con l’obiettivo di proporre un percorso per recuperare la speranza nella cultura e nell’agire quotidiano.

Fra i vari interventi German Sanchez, direttore operativo dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, ha spiegato che “l’uomo con la virtù della speranza cristiana mette la sua fiducia nelle promesse di Dio sulla sua vita, sulla vita di tutti gli uomini e del mondo. Non è pertanto un’attesa passiva, bensì una collaborazione amorosa affinché queste promesse si portino a termine.

La virtù cristiana della speranza non toglie niente alla virtù umana della speranza. Al contrario, la completa. Perciò il cristiano, sperando nelle promesse di Dio, non rimane inattivo. Sono queste promesse che fanno il suo ideale, la sua meta nella vita. In esse mette tutta la sua fiducia e da esse tira fuori le stesse forze per fare in modo che quelle promesse si facciano realtà”.

Secondo German Sanchez il cristiano è “per eccellenza il pellegrino”. Avendo nelle promesse di Cristo la base della speranza, il suo peregrinare si converte in una lotta costante per scoprire le orme delle promesse di Cristo nel suo vivere quotidiano.

Gli elementi che sono alla base della speranza cristiana sono l’umiltà, la fede e la forza. Diversi autori hanno visto sempre l’umiltà e la fede come essenziali alla speranza. La fede è per assicurare l’affermazione della cosa eterna sulla cosa temporanea. San Paolo si situa in questa linea e concepisce la fede come il principio determinante del futuro.

Sanchez ha spiegato, inoltre, che l’umiltà non è segno di passività, bensì di consegna incondizionata alla volontà di Dio e di accettazione positiva della stessa, mettendo tutta la speranza nelle promesse di Dio.

 La psicologa Michela Pensavalli ha affermato che “la speranza ha a che fare con l’attesa, con il futuro, con le aspirazioni, la prospettiva ottimistica, la fiducia e la fede”. Ma l’uomo post moderno “convive con la progressiva incapacità di identificarsi con il proprio corpo e i suoi bisogni naturali. Il loro posto è stato preso dal cieco fanatismo figlio del terrore di chi vive senza una vera fiducia nella vita oltre che in se stesso e pertanto costantemente alla ricerca di sicurezze al di fuori di sé”.

“Egli – ha spiegato la psicologa – si trova a metà strada tra uno sterile senso di onnipotenza e onniscienza ed uno stato di totale smarrimento nei confronti dei fatti più semplici della vita (l’amore, l’amicizia, la perdita e la morte). Ha perso la capacità di leggere e decodificare la natura dentro e fuori di sé ed ha smarrito la fiducia di muovere un passo dietro l’altro lungo il sentiero di una vita vissuta nella sua semplice autenticità.

Questa perdita di fiducia è uno dei criteri di base nella diagnosi della depressione che sostanzialmente è una condizione di perdita della speranza.

La speranza è quell’intima certezza che ci consente di dare valore anche agli aspetti più controversi e dolorosi della nostra esistenza. Si basa su sentimenti di fede o di fiducia, che scaturiscono dall’abilità di percepire la vita che scorre all’interno di noi quando blocchi o costrizioni non disturbano e non alterano il flusso energetico”.

Secondo Michela Pensavalli l’elemento fondamentale nella ripresa psicologica è la motivazione. “La motivazione  – ha spiegato – è ciò che ci consente di individuare e perseguire una determinata strategia nel processo che ci conduce al cambiamento. Quanto più la motivazione è forte tanto è maggiore la possibilità di aderire effettivamente ad un piano d’azione”. 

“Una persona capace di essere ottimista – ha affermato la psicologa – è anche capace di sperare. La speranza è un’attesa fiduciosa del bene, è un’attitudine a cogliere gli aspetti favorevoli della vita, indispensabile se si vuole essere elementi positivi per la società. Chi è capace di sperare crede fortemente nei suoi sforzi per migliorare una certa situazione negativa, ottiene un certo benessere interiore, non ha bisogno di pensare a se stesso e riesce ad essere più altruista”.

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ZENIT Staff

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