CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 21 dicembre 2007 (ZENIT.org).- Questo venerdì, in occasione dell’udienza alla Curia romana per lo scambio degli auguri di Natale, Benedetto XVI ha sottolineato il ruolo da protagonisti nella Chiesa svolto da giovani e poveri.
Ripercorrendo le tappe di quest’anno, “trascorso tanto velocemente”, il Papa ha sottolineato in primo luogo il viaggio compiuto in Brasile dal 9 al 13 maggio per inaugurare la V Conferenza generale dell’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi, ospitata dal Santuario mariano di Aparecida.
I poveri, che rappresentano i destinatari dell’opzione preferenziale della Chiesa, hanno avuto un ruolo di primo piano anche in quest’occasione, ha rivelato il Pontefice.
Il Papa ha infatti ricordato con particolare affetto l’incontro con i Vescovi brasiliani nella cattedrale di São Paulo, sottolineando che la musica solenne che ha accompagnato l’incontro “rimane indimenticabile” perché “a renderla particolarmente bella fu il fatto che venne eseguita da un coro e un’orchestra formati da giovani poveri di quella città”.
“Quelle persone ci hanno così offerto l’esperienza della bellezza che fa parte di quei doni per mezzo dei quali vengono superati i limiti della quotidianità del mondo e noi possiamo percepire realtà più grandi che ci rendono sicuri della bellezza di Dio”.
“L’esperienza, poi, della ‘collegialità effettiva ed affettiva’, della comunione fraterna nel comune ministero ci ha fatto provare la gioia della cattolicità – ha osservato -: oltre tutti i confini geografici e culturali noi siamo fratelli, insieme col Cristo risorto che ci ha chiamati al suo servizio”.
Il tema della povertà emerge anche nella storia della statuina della Madonna di Aparecida, dalla quale il Papa confessa di essere rimasto toccato “in modo del tutto particolare”.
“Alcuni poveri pescatori che ripetutamente avevano gettato le reti invano trassero fuori la statuina dalle acque del fiume, e dopo ciò finalmente si avverò una pesca abbondante”, ha raccontato.
“È la Madonna dei poveri, diventata essa stessa povera e piccola. Così, proprio mediante la fede e l’amore dei poveri, si è formato intorno a questa figura il grande Santuario che, rimandando tuttavia sempre alla povertà di Dio, all’umiltà della Madre, costituisce giorno per giorno una casa e un rifugio per le persone che pregano e sperano”.
I fratelli e le sorelle più sfortunati sono stati anche tra i “protagonisti” della “solenne serata” con i giovani nello stadio di San Paolo.
“In essa, nonostante le temperature rigide, ci trovammo tutti uniti da una grande gioia interiore, da un’esperienza viva di comunione e dalla chiara volontà di essere, nello Spirito di Gesù Cristo, servi della riconciliazione, amici dei poveri e dei sofferenti e messaggeri di quel bene il cui splendore abbiamo incontrato nel Vangelo”, ha infatti spiegato il Pontefice.
Quell’occasione, ha osservato, non è stata una di quelle “manifestazioni di massa che hanno solo l’effetto di un’autoaffermazione” e in cui “ci si lascia travolgere dall’ebbrezza del ritmo e dei suoni, finendo per trarre gioia soltanto da se stessi”.
“Lì invece ci si aprì proprio l’animo; la profonda comunione che in quella sera si instaurò spontaneamente tra di noi, nell’essere gli uni con gli altri, portò con sé un essere gli uni per gli altri”.
“Non fu una fuga davanti alla vita quotidiana, ma si trasformò nella forza di accettare la vita in modo nuovo”, ha osservato.
“Vorrei, quindi, ringraziare di cuore i giovani che hanno animato quella serata per il loro essere-con, per il loro cantare, parlare, pregare, che ci ha interiormente purificati, migliorati – migliorati anche per gli altri”, ha concluso.