Grandi i misteri celebrati nella notte di Pasqua

L’arcivescovo di Bologna parla del passaggio dal buio alla luce

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ROMA, domenica, 8 aprile 2012 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito l’omelia del cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, tenuta ieri nel corso della Veglia pasquale.

Durante la Messa il porporato ha impartito il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia a otto adulti che hanno compiuto il cammino di preparazione durante la Quaresima.

del cardinal Carlo Caffarra

Grandi sono i misteri che stiamo celebrando, cari fedeli. Grande è l’evento che sta accadendo in voi, cari catecumeni eletti: l’evento del terzo giorno, accolto il quale, Dio stesso comincerà a guidarvi e a indicarvi la via della salvezza [cfr. Origene, Omelie sull’Esodo V, 2; CN ed., Roma 2005, 153].

La Chiesa nella sua sapienza educativa ci introduce in questi Santi Misteri mediante realtà visibili, «perché conoscendo Dio visibilmente, per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle cose invisibili» [Prefazio I di Natale].

Vorrei fermarmi su una delle realtà visibili che hanno questo compito, rapirci all’amore delle cose invisibili: la luce. Essa sta accompagnando la nostra veglia, dal buio in cui l’abbiamo iniziata.

1. La prima parola che Dio pronuncia, secondo la S. Scrittura, è: «Sia la luce!». La luce è stata la prima creatura uscita dalle mani creatrici di Dio. Questo fatto è carico di significato.

Non dobbiamo pensare solamente alla luce visibile ai nostri occhi, ma alla nostra capacità di essere illuminati dalla Sapienza divina. Mediante la luce di Dio a cui noi partecipiamo in quanto creature spirituali, ci rivolgiamo al nostro Creatore. Ma possiamo distogliere dal Signore la luce che Dio ha acceso in noi donandoci la ragione, e «ricadere in una vita simile ad un abisso di tenebre» [Agostino, Confessioni XIII, 2. 3; NBA 1, 453].

Ritroviamo questo contrasto fra luce e tenebre nella narrazione della liberazione di Israele dall’Egitto: «La nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte».

La tenebra avvolge coloro che «hanno amato le tenebre più della luce» [Gv 3. 19], e la luce accompagna coloro che hanno deciso di camminare in essa, per essere liberati da ogni forma di schiavitù.

In che modo la luce di Dio partecipata all’uomo diventa via verso la libertà? Ce lo ha detto il profeta Baruc. «Egli [Dio] ha scrutato tutta la via della sapienza e ne ha fatto dono a Giacobbe suo servo […]. Essa è il libro dei decreti di Dio, è la legge che sussiste nei secoli […]… Accoglila; cammina allo splendore della sua luce».

Dio non ha solo acceso in noi la luce della nostra ragione, quando ci ha creati «a sua immagine e somiglianza». Ma ben sapendo che «i ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda di argilla grava la mente dai molti pensieri» [Sap 9, 14-15], ci ha istruiti Egli stesso attraverso la divina istruzione consegnata ai santi libri della Scrittura. E «i comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi». Israele uscito dall’Egitto non va verso una libertà intesa come l’affermazione di ognuno a prescindere dall’altro. Va verso una libertà che è un bene condiviso, plasmata dalla luce della Legge di Dio.

Tuttavia, nonostante la cura che Dio ebbe di non far mancare all’uomo la luce perché percorresse la retta via, questi ha continuamente deviato. Abbiamo or ora ascoltato il profeta: «la casa di Israele, quando abitava il suo paese, lo rese impuro con le sue condotte e le sue azioni». La luce della ragione e la luce della Legge insegnata dal Signore stesso non sono in grado di trattenerci dal male. È il “cuore” della persona umana che ha bisogno di essere rinnovato. Questa è precisamente la grande opera che Dio attraverso il suo profeta preannuncia: «vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne … e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi».

Ciò che l’uomo ha distrutto: se stesso, la sua dignità, Dio lo ricostruirà; ciò che è invecchiato sarà rinnovato, e l’uomo in tutta la sua umanità – intelligenza, libertà, affettività – ritornerà allo splendore delle sue origini.

2. In che modo Dio ricostruirà la nostra persona? Ascoltiamo S. Paolo: «quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte … perché come Cristo fu risuscitato per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova».

Il principio e la fonte di ogni rinnovamento è Gesù, il Signore morto e risorto. Quanto è accaduto in Lui, mediante il battesimo, accadrà fra poco in ciascuno di voi, cari catecumeni. Il battesimo vi unirà così profondamente a Cristo, che con Lui ed in Lui voi sarete strappati “dal potere delle tenebre e resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce” [cfr. Col 1, 12-13].

Cari catecumeni, cari fedeli, abbiamo percorso la storia della nostra salvezza come una storia di caduta nelle tenebre e di rinascita nella luce. «Eravate infatti tenebre, ma ora siete luce nel Signore: comportatevi da figli della luce […] scegliendo ciò che Dio gradisce» [Ef 5, 8-10].

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ZENIT Staff

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