di Antonio Gaspari
CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 8 aprile 2012 (ZENIT.org).- La Risurrezione di Gesù è la garanzia della luce di Dio che vince il buio, così “La vita è più forte della morte. Il bene è più forte del male. L’amore è più forte dell’odio. La verità è più forte della menzogna”.
Lo ha detto il Pontefice Benedetto XVI, all’interno della basilica di San Pietro a Roma nel corso della Veglia nella Notte Santa di Pasqua (7 aprile).
Nel corso della Veglia concelebrata con i Cardinali, il Papa ha amministrato i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima e Prima Comunione) a 8 neofiti, provenienti da: Italia, Albania, Slovacchia, Germania, Turkmenistan, Camerun e Stati Uniti d’America.
Il Vescovo di Roma ha spiegato che nel racconto della Creazione, la luce appare nel primo giorno mentre il sole e la luna vengono creati solo nel quarto giorno.
Questo per dire che la luce appartiene a Dio, mentre gli astri sono corpi luminosi. La luce di Dio precede i corpi luminosi..
La luce è decisiva per la vita perché rende possibile l’incontro, la comunicazione, la conoscenza, l’accesso alla realtà e alla verità. Mentre il male si nasconde. La luce pertanto è anche espressione del bene che è luminosità e crea luminosità.
“Il fatto che Dio abbia creato la luce – ha precisato il Vescovo di Roma – significa che Dio ha creato il mondo come spazio di conoscenza e di verità, spazio di incontro e di libertà, spazio del bene e dell’amore”.
A Pasqua, “Sia la luce!”, dice Dio, “e la luce fu”. Secondo il Pontefice “Il buio dei giorni passati è dissipato nel momento in cui Gesù risorge dal sepolcro e diventa, Egli stesso, pura luce di Dio”.
Per questo motivo il buio su Dio e il buio sui valori sono la vera minaccia per l’esistenza e per il mondo in generale. “Se Dio e i valori, la differenza tra il bene e il male restano nel buio, – ha precisato il Papa – allora tutte le altre illuminazioni, che ci danno un potere così incredibile, non sono solo progressi, ma al contempo sono anche minacce che mettono in pericolo noi e il mondo”.
Il Vescovo di Roma ha quindi spiegato il paradosso dei tempi moderni, dove si possono illuminare le città in modo così abbagliante che le stelle del cielo non sono più visibili, e nello stesso tempo la luce di Dio e il bene, non lo riusciamo più ad individuare..
La vera illuminazione, il mistero della luce è presentata dalla Chiesa con il cero pasquale. Una luce che vive in virtù del sacrificio, perché la candela illumina consumando se stessa. Dà luce dando se stessa. Così si rappresenta in modo meraviglioso il mistero pasquale di Cristo che dona se stesso e così dona la grande luce.
La Luce della candela è fuoco che dona calore che plasma e trasforma il mondo.
“Anche qui -a giudizio di Benedetto XVI- si rende nuovamente visibile il mistero di Cristo. Cristo, la luce, è fuoco, è fiamma che brucia il male trasformando così il mondo e noi stessi” una luce “in cui ci vengono incontro il calore e la bontà di Dio”.
Nella riflessione sul cero il Papa ha ricordato che è prodotto dal lavoro delle api e questo è un un implicito accenno alla Chiesa dove “la cooperazione della comunità viva dei fedeli nella Chiesa è quasi come l’operare delle api. Costruisce la comunità della luce”.
“Possiamo così vedere nel cero – ha concluso il Pontefice- anche un richiamo a noi stessi e alla nostra comunione nella comunità della Chiesa, che esiste affinché la luce di Cristo possa illuminare il mondo”.