ROMA, venerdì, 20 aprile 2012 (ZENIT.org) – Ragazzine barattate in cambio di maiali o animali domestici. Vendute in matrimonio appena adolescenti. E’ la triste sorte di molte giovani papuane descritta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre da Suor Maria del Sagrario, religiosa appartenente alle Serve del Signore e della Vergine di Matarà – istituto della Famiglia del Verbo Incarnato.
«I matrimoni forzati sono il problema più grave in Papua Nuova Guinea. Ed ogni nostro sforzo è dedicato a cancellare questa terribile piaga». Nella diocesi di Vanimo – in una povera quanto remota regione nel nord-ovest del Paese oceanico – Suor Maria e le sue consorelle gestiscono l’ostello femminile «Lujan Home for Girls», dove ospitano diciannove ragazze dai tredici ai diciannove anni.
«Fortunatamente – racconta la religiosa – alcuni genitori non accettano i costumi di una società in cui le bambine sono messe in vendita già a tredici o quattordici anni, e cercano di salvare le proprie figlie affidandole alle nostre cure». L’ostello però non è grande a sufficienza per accogliere le giovani ospiti e le sei suore – che condividono un’unica stanza – e le religiose hanno chiesto aiuto ad ACS per ingrandire la struttura.
Le Serve del Signore e della Vergine di Matarà – Istituto fondato in Argentina nel 1988 – sono arrivate a Vanimo nel 2002. In questi dieci anni l’opera pastorale delle missionarie si è rivelata particolarmente preziosa nei villaggi della giungla papuana, dove non vi sono sacerdoti. Suor Maria riferisce che diverse aree della Papua Nuova Guinea sono estremamente povere e sottosviluppate. E antichi costumi come quello di «vendere le ragazzine in spose», sono tuttora molto diffusi.
«E ciò che è più triste – aggiunge – è che le piccole vengono scambiate con maiali o altri animali domestici». Perfino tra i cristiani, che rappresentano il 94 percento della popolazione, la pratica dei matrimoni forzati è un’usanza comune. I fedeli papuani sono numerosi, ma la cultura del Paese è «lontana anni luce» dagli insegnamenti del Vangelo. Una volta le sposate, le ragazze vengono maltrattate e sottomesse dai mariti e, contemporaneamente, sono costrette a mantenere la famiglia. Gli uomini papuani, infatti, non sono soliti lavorare.
«In questa società le donne sono oppresse e abbandonate e nessuno rispetta la loro dignità – afferma Suor Maria –. E l’unica speranza per salvare tante giovanissime ragazze dal tragico destino che le aspetta è l’educazione cristiana».