di Nieves San Martín
MADRID, giovedì 26 aprile 2012 (ZENIT.org) – Presso l’Archivio Storico Nazionale di Madrid è stata presentata oggi una monumentale edizione in tredici volumi dei documenti relativi alla Guerra Civile presenti nell’archivio del cardinale Isidro Gomá (1869-1940), controversa figura chiave della storia della Chiesa in Spagna del XX secolo.
Una delle novità emerse dalla ricerca è il rifiuto del nazismo da parte del futuro Papa Pio XII. “Non ci aspettavamo di trovare tante testimonianze del cardinale Pacelli contro il nazismo”, afferma lo storico José Andrés Gallego, uno degli autori dell’opera intitolata Archivo Gomá. Documentos de la Guerra Civil.
Oltre agli autori, José Andrés Gallego e Antón M. Pazos, sono intervenuti alla presentazione gli storici Santos Juliá e Fernando García de Cortázar.
Per l’occasione, ZENIT ha intervistato José Andrés Gallego. Nato a Calatayud nel 1944, l’accademico ha conseguito il dottorato in Filosofia e Lettere (Storia) nel 1971 e dopo aver tenuto varie cattedre è attualmente professore di ricerca presso il Consiglio Superiore per la Ricerca Scientifica (CSIC in acronimo spagnolo).
Professore, chi era il cardinale Gomá?
José Andrés Gallego: Era il primate di Spagna durante la Guerra Civile. Il conflitto lo colse quando era fuori, nella valle dell’Ebro, con l’idea di fare una cura termale a Belascoáin; era piuttosto malato, credo affetto da coliche renali di qualche entità. E questo gli salvò la vita: si rifugiò a Pamplona, dove fu accolto nel convento delle Giuseppine.
Qual è il suo significato nella storia della Spagna e della Chiesa?
José Andrés Gallego: In Vaticano hanno atteso molto per riconoscere il governo di Franco, per ovvie ragioni diplomatiche. Avevano notizie puntuali sulla persecuzione religiosa nella zona repubblicana, ma non sapevano quale tendenza era prevalsa tra i militari che si erano ribellati. Così optarono di nominare Gomá personale di Pio XI presso Franco stesso. Ciò significava che, fino a quando fu nominato nunzio Cicognani, lui fece le veci e aveva un ruolo molto importante nell’orientamento del nuovo Stato. La possibilità che il nuovo regime potesse orientarsi verso il nazismo causava molta preoccupazione a Roma e tra i vescovi spagnoli.
Che cosa apporta il libro alla storiografia?
José Andrés Gallego: L’archivio del cardinale Gomá è stato per lungo tempo la pietra preziosa, la cui apertura si aspettava e non si otteneva. Noi abbiamo potuto lavorare su questo e, sin dal primo momento, abbiamo capito che il miglior servizio che potevamo fare era metterlo a disposizione degli storici e di tutti coloro che vogliono formarsi un giudizio. Essendo varie migliaia di documenti, abbiamo fatto una selezione e il risultato sono tredici volumi. Per la pubblicazione ci sono voluti più di dieci anni e diversi libri – basati in gran parte su questa documentazione – sono già stati pubblicati.
Il libro getta nuova luce sulla famosa lettera pastorale dei vescovi spagnoli del 1937?
José Andrés Gallego: Sì, è molto chiaro. Ai vescovi spagnoli – e, soprattutto, a Gomá – arrivarono richieste da altri vescovi di tutto il mondo per sapere che cosa era realmente accaduto in Spagna. E la maggioranza di loro ritenne opportuno scrivere una dichiarazione dettagliata. La scrisse lo stesso Gomá, che la inviò per ottenere il loro nullaosta, unendo i vari punti di vista come poteva e pubblicandola con la firma di quasi tutti gli altri vescovi. Rifiutarono di firmare l’arcivescovo di Tarragona, Vidal i Barraquer, e il vescovo di Vitoria, Mateo Múgica. In una lettera a Gomá, Vidal i Barraquer spiegò che ritneva che, nel suo caso, non fosse prudente firmare, anche se era d’accordo nella sostanza. Mateo Múgica rifiutò – con buoni motivi, a mio parere – perché non poteva firmare una difesa delle autorità che gli avevano impedito di tornare nella sua diocesi, accusato di nazionalismo basco.
Come furono i rapporti del cardinale Gomá con i vescovi di altri Paesi?
José Andrés Gallego: Molto cordiali. La documentazione è molto ricca di scritti da tutto il mondo, in dichiarazioni di solidarietà e, in molti casi, in aiuti finanziari, spesso attraverso collette tra i cattolici dei diversi Paesi.
Qual fu l’atteggiamento della Santa Sede?
José Andrés Gallego: Non ci aspettavamo di trovare nella documentazione di Gomá testimonianze tanto esplicite della posizione del cardinale Pacelli, segretario di Stato di Pio XI, contro il nazismo. Pacelli e il cardinale Pizzardo si sono impegnati in modo particolare per garantire che i vescovi spagnoli diffondessero l’enciclica Mit brennender Sorge, del 1937, e lo fecero attraverso Gomá. La questione era delicata, per tre motivi: primo, perché i nazisti erano alleati di Franco, secondo, perché che la diffusione dell’enciclica coincise con la decisione di Franco di unire Falange e Requeté in un solo partito e, poiché molti degli uni e degli altri la accettarono malvolentieri, si temeva che l’enciclica venisse interpretata come un rifiuto della Falange e, infine, perché c’erano dei vescovi che pensavano – e lo dissero a Gomá, nella corrispondenza privata – che il tema dell’enciclica non aveva nulla a che fare con la Spagna. È stata ritardata per questo, per scegliere il momento migliore. E furono i gesuiti della rivista Razón y fe che costrinsero Gomá ad accelerare la pubblicazione; gli spiegarono che in Razón y fe venivano pubblicate tutte le encicliche del Papa e che non avrebbero fatto alcuna eccezione.