di Salvatore Cernuzio
ROMA, lunedì, 30 aprile 2012 (ZENIT.org) – Giuseppe Toniolo Beato! Ieri mattina, nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, a Roma, “l’economista di Dio” è stato elevato agli onori degli altari, in una cerimonia presieduta dal cardinal Salvatore De Giorgi, che ha visto la partecipazione di più di cinquemila fedeli.
Dopo la lettura del porporato del decreto di beatificazione, è stato srotolato il drappo con l’immagine del nuovo beato, accolto da uno scroscio di applausi. Francesco Bortolini, il ragazzo che dopo un gravissimo incidente ha ricevuto la guarigione per intercessione di Toniolo, ha poi portato personalmente le reliquie accanto all’altare.
In collegamento televisivo da piazza San Pietro, Benedetto XVI è intervenuto al termine del Regina Caeli per salutare i fedeli partecipanti al rito, e ha annunciato che la festa liturgica di Toniolo sarà celebrata il 7 ottobre, giorno della sua morte, avvenuta a Pisa nel 1918.
Professore, padre, sociologo ed economista, testimone instancabile del Vangelo, Toniolo ha dedicato la sua intera vita ad annunciare la buona notizia di Cristo risorto in ogni ambito – economia, cultura, politica – e ad ogni persona che gli stesse a fianco, dai suoi sette figli agli studenti di cui era amico ed educatore.
L’iniziativa per l’avvio della sua Causa di beatificazione, infatti, fu merito proprio dei giovani membri della FUCI, che in un’assemblea dei Presidenti, il 21 maggio del 1933 a Firenze, se ne fecero promotori inviando una lettera postulatoria dove si dichiararono: «obbligati verso la venerata persona del prof. Giuseppe Toniolo, che in tempi difficili e torbidi seppe tenere alto il prestigio della scienza cristiana e alle giovani generazioni fu esempio splendidissimo di vita santa […]»
Come nel 1933, ancora oggi, il neo-beato è una figura di riferimento per i giovani, e il suo insegnamento è un valido segno per il momento presente oltre che un’indicazione per il futuro. “Il messaggio di Toniolo è di grande attualità – ha affermato, infatti, il Santo Padre – perchè indica il primato della persona umana”, grazie alla sua convinzione che “al di sopra dei legittimi beni ed interessi delle singole nazioni e degli Stati, vi è una nota inscindibile che tutti li coordina ad unità: il dovere della solidarietà”.
Toniolo ha cercato, dunque, di raggiungere un solo obiettivo nella vita: la santità, sicuro che il mondo avesse bisogno proprio di questo. “Egli era convinto che tutti, indistintamente, siamo chiamati alla santità, ossia alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità nelle ordinarie condizioni e situazioni di vita” ha confermato il cardinal De Giorgi nell’omelia.
Con “una intelligenza non comune e una lungimiranza quasi profetica”, ha proseguito, si impegnò “circa la necessità, per il bene nel nostro Paese, di una presenza dei cattolici, nel sociale e nel politico, limpida, coerente, coraggiosa e unitaria, fondata sull’inscindibile rapporto tra fede e ragione”.
In questo senso, cercò di “lavorare” più possibile per la Chiesa, offrendo la sua vasta e profonda cultura scientifica al suo Magistero e mirando soprattutto all’unità del mondo cattolico che non voleva vedere più diviso. I pontefici della sua epoca, infatti, ha sottolineato il cardinale, “in un momento storico in cui l’unità dei cattolici, a causa della complessa questione romana, esigeva mediatori intelligenti e sicuri, uomini di relazioni e di sintesi, sapevano di poter contare su di lui”.
Frutto di questo suo servizio alla Chiesa, ha ricordato poi il cardinal De Giorgi, sono le molteplici iniziative di impegno sociale e politico, che ebbero in Toniolo “un eccellente ideatore, animatore, coordinatore” come: «La Società della Gioventù Cattolica, primo nucleo dell’Azione Cattolica Italiana, la Fuci, l’Opera dei Congressi, l’Unione Cattolica per gli Studi sociali, l’Unione popolare, l’avvio delle Settimane Sociali” o altri “progetti cristianamente ispirati e innovative strutture cattoliche pubbliche, come l’Università del Sacro Cuore”.
Le intuizioni del Beato, l’eredità che ci ha lasciato, ha sottolineato poi il cardinale al termine dell’omelia, “hanno trovato conferma e sviluppo” nell’enciclica sociale di Benedetto XVI, Caritas in Veritate, ossia: “la centralità della persona nel mondo del lavoro, l’insopprimibile fondamento etico dell’economia, la rilevanza antropologica della questione sociale, l’importanza del Vangelo nella costruzione della società”.
All’altare con il cardinale De Giorgi e il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, postulatore della causa, anche numerosi presuli italiani tra cui il presidente, cardinale Angelo Bagnasco, e il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata. Ha concelebrato anche il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo emerito di Milano.
Tra i politici presenti alla celebrazione: il leader dell’Udc e ex presidente della Camera, Pierferdinando Casini; il ministro della Salute, Renato Balduzzi, presidente del Meic e il responsabile dei Beni Culturali; Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e il senatore a vita Emilio Colombo, a lungo presidente dell’Istituto Toniolo, ente promotore della Cattolica.