di Edoardo Censi*
ROMA, mercoledì, 22 agosto 2012 (ZENIT.org).-. In questi ultimi due anni, per molti studenti con disabilità e le loro famiglie, il passaggio alla scuola superiore ha generato in Lombardia non pochi disagi, a causa della nota contrapposizione tra Province e Comuni sulla responsabilità di pagare il servizio di assistenza educativa per gli studenti con disabilità nelle scuole superiori, previsto dall’articolo 13, comma 3 della Legge 104/92. Infatti, attraverso una differente interpretazione della normativa nazionale, la Provincia rimpalla ai Comuni tali competenze anche per le scuole superiori.
Per porre fine alla conflittualità tra i due Enti, è stato chiesto alla Regione Lombardia di legiferare in merito alla questione, ma questo passaggio ha generato un’ulteriore fase di stallo, in quanto la Regione si è limitata ad esprimere alcuni pareri del proprio Ufficio Giuridico Legislativo, per altro favorevoli all’interpretazione delle Province.
Ora, a poche settimane dall’avvio del nuovo anno scolastico e in attesa che la Regione scriva al più presto in una legge come intende garantire i livelli essenziali di istruzione degli studenti con disabilità che frequentano le scuole superiori lombardi, ci ha pensato ancora una volta il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) a definire come infondata l’interpretazione della Provincia, e nel caso specifico quella della Provincia di Milano.
Infatti, con la Sentenza n. 1994/12 del 13 luglio scorso e attraverso un’approfondita analisi della normativa nazionale, il TAR ha valutato come «non condivisibile» la tesi provinciale perché essa «non tiene conto della genericità e residualità della disciplina che invoca», aggiungendo che «tali disposizioni hanno portata residuale, perché sono destinate a cedere, in relazione al riparto delle competenze, a fronte di norme che in relazione ai servizi alla persona inerenti ad un determinato ambito ripartiscono diversamente le attribuzioni tra gli enti locali».
Viene in particolare citato l’articolo 139 del Decreto Legislativo 112/98 che ha introdotto «uno speciale criterio di riparto delle competenze tra comuni e province, fondato sul grado della scuola frequentata dall’avente di diritto».
Non è la prima volta che il TAR della Lombardia emette Sentenze che dimostrano – sempre analizzando la normativa nazionale – come tutti i servizi di supporto organizzativo al servizio di istruzione nella scuola superiore, e non solo i trasporti o la fornitura di attrezzature e arredi, ma anche l’assistenza educativa, debbano gravare sulla Provincia. E tuttavia, nonostante quei provvedimenti, le famiglie sono costrette a rivolgersi sempre più di frequente alla Giustizia per garantire al proprio figlio il diritto allo studio. In tal senso, le difficoltà cui sono sottoposte le famiglie sono molteplici e gravose; infatti, la stessa Sentenza di cui si parla riconosce nettamente il danno non patrimoniale alla famiglia, che dev’esserne risarcita.
Nello specifico, la situazione cui il provvedimento si riferisce ha visto la famiglia di un socio dell’Associazione Vivi Down cercare per mesi di sensibilizzare sia il Comune di Vignateche la Provincia di Milano sulla delicatezza della situazione per la quale i tecnici della riabilitazione, gli insegnanti e gli operatori sociali avevano ampiamente documentato la criticità di un passaggio da un ciclo di studi all’altro, senza un adeguato sostegno didattico e un’assistenza educativa ad personam. Nonostante ciò, gli Enti hanno avviato un triste scambio di lettere in cui, attraverso le diverse interpretazioni della normativa, si sono attribuiti l’un l’altro tutte le responsabilità.
E così, con l’avvio dell’anno scolastico 2011-2012, si sono effettivamente presentate tutte le criticità anticipate dai tecnici, con un’ovvia situazione di forte disagio per il minore. A fronte di ciò, l’unica via percorribile per la famiglia è apparsa quella del ricorso alla Magistratura.
Si tratta naturalmente di una storia che rischia di ripresentarsi anche per l’anno scolastico 2012-2013, per tutte quelle famiglie i cui figli frequentano la scuola superiore. Dal canto loro, sia la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), che il CoorDown Lombardia (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down) hanno inviato lettere aperte alla Regione, chiedendo di intervenire prima dell’avvio del nuovo anno scolastico.
La nostra preoccupazione è però che il silenzio delle Istituzioni diffonda sfiducia nei familiari che continueranno dunque a vedere nella Magistratura l’unica via per garantire i propri diritti.
* Presidente di Vivi Down – Associazione Italiana per la Ricerca Scientifica e per la Tutela della Persona con Sindrome di Down.
[Articolo tratto dal sito Superando.it, del 22 agosto 2012]