LIONE, mercoledì, 22 luglio 2009 (ZENIT.org).- Il Patriarca ecumenico Bartolomeo I ha proposto che il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) della Chiesa cattolica faccia parte della Conferenza delle Chiese Europee (KEK).
Ha lanciato la sua proposta questa domenica nell’auditorium del Centro Congressi di Lione, dove si celebrava il 50° anniversario della creazione della KEK, di fronte a più di 750 rappresentanti di 126 Chiese cristiane.
“Vogliamo sottolineare che la cooperazione tra la KEK e il CCEE è necessaria e costruttiva – ha affermato –. Per migliorare questo impegno ecumenico, proponiamo di istituire un modo di cooperazione organizzato e strutturato meglio tra le due istanze”.
Attualmente la Chiesa cattolica non fa parte del KEK, anche se mantiene uno stretto contatto con questa Conferenza.
“Una Conferenza di tutte – e sottolineo tutte – le Chiese europee può, all’unisono, rispondere meglio al comandamento sacro di ristabilire la comunione ecclesiale e aiutare l’uomo contemporaneo ad affrontare una serie di problemi complessi”, ha osservato.
“Il futuro della nuova Europa in costruzione, senza i valori spirituali cristiani (…) è oscuro, perfino incerto”, ha avvertito.
Con una realtà unica, a suo avviso, “sarà possibile promuovere più efficacemente il dialogo delle Chiese europee con le istituzioni europee e l’Unione Europea”.
Il Patriarca ha rivolto il suo invito in particolare all’Arcivescovo di Lione, il Cardinale Philippe Barbarin, che lo ascoltava nella prima fila dell’auditorium, perché “lo trasmetta a chi di dovere”.
Il Cardinale ha poi dichiarato ai mezzi di comunicazione di aver ascoltato questo “forte appello, pieno di speranza e fraternità”, e che scriverà direttamente al Papa per informarlo di questa proposta.
Allo stesso modo, ha sottolineato che l’ingresso del CCEE in un consiglio di tutte le Chiese d’Europa implicherebbe “modifiche strutturali abbastanza importanti” e una certa correlazione con il fatto che la Chiesa cattolica non partecipi al Consiglio mondiale delle Chiese.
Per l’Arcivescovo, bisogna distinguere “due piani”: da un lato “il terreno concreto della collaborazione che esiste e può essere certamente intensificato”, dall’altro “la questione dell’integrazione nella struttura, che presuppone una riflessione”.
Dal canto suo, il segretario generale del CCEE, p. Duarte da Cunha, ha dichiarato all’agenzia della Conferenza Episcopale Italiana SIR: “Anch’io credo che le Chiese cristiane in Europa siano chiamate All’unità secondo il comandamento del Signore ‘perché tutti siano una sola cosa’”.
Secondo lui, anche Papa Giovanni Paolo II ha lanciato questo invito nell’Esortazione Apostolica Ecclesia in Europa, quando scriveva: “Il rafforzamento dell’unione in seno al Continente europeo stimola i cristiani a cooperare nel processo di integrazione e di riconciliazione attraverso un dialogo teologico, spirituale, etico e sociale”.
Per p. Duarte da Cunha, la testimonianza delle Chiese cristiane in Europa, ricche per il loro patrimonio di fede, valori ed esperienze sociali, “risulterà più credibile ed incisiva presso le Istituzioni europee”.