“Ogni vostra preoccupazione gettatela in me”.
Più che una esortazione, mi pare un comando. Anche per l’adulto allora non ci sono miserie, sofferenze, ansietà piccole o grandi, più o meno gravi, ma sono tutte preoccupazioni da “gettare in Dio-papà”, occasioni diventate preziose perché provocano l’incontro dell’uomo con Dio e donano a Dio la gioia di incontrarsi con l’uomo.
E’ l’altissima pedagogia di Dio chiedere, anzi comandare all’uomo di non perdere nessuna occasione per correre da Lui e “donargli” immediatamente, sempre e comunque, ogni genere di preoccupazione.
Correndo spesso a Dio, l’uomo conosce sempre meglio quanto Dio lo ami e offre a Dio la preziosa occasione di farsi conoscere all’uomo; esercitare con frequenza la sua fantasia di innamorato che non può non amare.
Ecco perché l’uomo ogni volta che corre a Dio per domandare perdono può cantare “felice colpa” che gli dà la possibilità di incontrare e conoscere tanto amore; ecco perché ogni volta che incontra il Papà, l’uomo può gloriarsi delle proprie infermità che gli rivelano l’infinita Sua misericordia.
Tornando a casa può vantarsi delle proprie debolezze che lo fanno capace dell’onnipotenza; sedendosi di nuovo al gioioso banchetto del perdono, l’uomo può cogliere l’amore e la gioia del Padre, può perfino “gloriarsi” del fallimento dove sperimenta quel nulla che può possedere il tutto, quel vuoto abissale che può contenere Dio.
Il figlio s’accorge che, portando a casa i suoi stracci, porta al Padre se stesso: il tesoro.
Ciao da p. Andrea
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