La ‘Manif pour tous’ italiana aveva esordito il 25 luglio davanti a Montecitorio (vedi articolo in questo stesso sito, rubrica ‘Italia’). Stavolta, essendo il luogo già occupato dai sostenitori della legge, si è stati costretti a ripiegare su piazza di Pietra.
Serata di gran caldo e asfalto bollente non hanno comunque scoraggiato trecento manifestanti dal ribadire il loro ‘no’ a un disegno di legge che, non certo a caso, si vuole imporre a tappe forzate al popolo italiano, sperando che non si accorga del rischio in esso contenuto per la democrazia sostanziale nel Paese. L’intento è quello di mettere un bavaglio alle opinioni dissonanti da quelle dei promotori, così da intimorire chi vorrebbe esprimere la sua contrarietà alla rivoluzione antropologica voluta dalle note lobby libertario-finanziarie, sostenute dalla complicità di larga parte della stampa e dei mass-media audiovisivi (che continuano a ignorare volutamente il grave rischio di deriva illiberale contenuto nel testo del disegno di legge).
E’ soprattutto ‘Avvenire’ che – affiancato da un numero crescente di associazioni e gruppi spontanei, spesso giovanili, che si esprimono soprattutto mediante gli strumenti preziosi della rete – si è fatto carico di informare con costanza e incisività il popolo italiano della pericolosità della norma. Agosto non è un mese favorevole per una mobilitazione di massa, ma intanto occorre utilizzare al massimo il ‘passaparola’ in rete, così che crescano informazione e conseguente pressione sui parlamentari che a settembre saranno chiamati a decidere sulla legge. E’ evidente che, una volta approvata la norma liberticida, sarebbe più facile bloccare il dibattito nazionale (in tanti sarebbero intimoriti e frenati nell’espressione pubblica del loro pensiero dal ‘tengo famiglia’, particolarmente sentito in tempi di crisi economica) sul riconoscimento dei cosiddetti ‘matrimoni gay’ e sull’insensata adozione connessa.
Torniamo a lunedì sera a piazza di Pietra. Quando la raggiungiamo, la truccatrice Valeria è già in azione, riempiendo di colore i volti delle piccole Giulia, Chiara e Arianna. Palloncini rosa e palloncini azzurri, bandiere della ‘Manif’, magliette bianche, rosse, verdi e azzurre per tutte le taglie, cartelli con slogan in difesa del matrimonio tra uomo e donna e contro l’attentato alla libertà di opinione.
Tra i politici presenti Luca Volonté, Carlo Giovanardi e Lucio Malan (gli altri erano in aula in attesa dell’inizio della discussione generale). Malan, senatore del Pdl, non è cattolico, ma valdese. Ulteriore precisazione: è parte molto attiva della piccola minoranza valdese che si oppone con forza alla decisione del sinodo del 2010 di permettere una benedizione liturgica a coppie dello stesso sesso (una decisione ammantata, come rileva il cinquantatreenne politico della Val Pellice, dei soliti motivi in favore dell’esercizio dei diritti civili).
Malan contrasta la decisione per ragioni di coerenza biblica: “Non c’è compatibilità tra la benedizione liturgica approvata e l’essere valdesi, cioè fedeli alle Scritture, che dicono in molti passi ben altro a proposito dell’argomento”. Malan, che ha promosso l’associazione “Sentieri antichi valdesi” (che si rifà a Geremia 6, quando il Signore dice agli Israeliti infedeli: “Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi dei sentieri del passato, dove sta la strada buona percorretela…”), ha seguito attento la manifestazione e ha anche acquistato una maglietta bianca.
Intervallati da momenti musicali alla chitarra, hanno parlato dal piccolo palco il portavoce della ‘Manif’ Gianfranco Pillepich, denunciando il tentativo di oscurare e strozzare il dibattito parlamentare e ribadendo che la ‘Manif’ non è contro nessuna persona, ma contro una legge liberticida. L’invito pressante ai politici è che non si accettino compromessi: “La libertà di coscienza o è o non è”. Antonello Pompili e Guido Vignelli hanno poi evidenziato il grave rischio che l’interpretazione della legge sia lasciata alla discrezionalità dei giudici, il pericolo incombente per la libertà d’opinione, per quella religiosa e anche per la libertà di associazione.
La legge appare inutile, considerato come la Costituzione promuova e tuteli già la dignità di ogni persona indipendentemente dalle sue caratteristiche. Viene evocato il passo molto significativo di Lenin in cui invita a “cambiare le parole” così da “cambiare il modo di pensare di una società”. Da Vignelli giunge anche un invito a essere ottimisti, così da scuotere la rassegnazione di tanti. Prima della chiusura viene letto (e molto applaudito) lo scritto di un omosessuale (pseudonimo: Eliseo del Deserto) inviato al presidente del Consiglio Enrico Letta.
Nel testo l’autore rileva di sentirsi discriminato “più come giovane precario che come omosessuale” e chiede ai parlamentari di “non lasciarsi distrarre dalle false urgenze”. Evidenzia che le norme di protezione della dignità umana già esistono: “Il problema è il loro funzionamento”. Annota che “accettare la diversità significa anche riconoscere i limiti della natura umana”. Connota come “totalitarismo omologante” l’approvazione ad esempio in Francia delle diciture “genitore A” e “genitore B”, un vero sfregio al buon senso e alla natura che vogliono che i figli abbiano una madre e un padre ben riconoscibili. Vengono poi distribuiti bavagli bianchi a ribadire la gravità della situazione.
Ci resta ancora da segnalare la nascita in Italia delle ‘Sentinelle in piedi’, un gruppo di giovani che ha voluto importare dalla Francia l’idea fantasiosa e incisiva dei ‘Veilleurs’ (un loro gruppo ha vegliato il 25 luglio a Parigi, davanti all’Ambasciata d’Italia, in segno di solidarietà con la ‘Manif’ italiana al suo esordio). Le ‘Sentinelle’ si sono già ritrovate il 30 luglio davanti a Montecitorio, con un libro in mano, ma sono state costrette ad allontanarsi dalle forze dell’ordine per ‘manifestazione non autorizzata’. Alla ventina di giovani presenti sono state ritirate le carte d’identità, riconsegnate dopo una mezz’ora con l’ammonimento a lasciare subito la piazza per non essere denunciati (“Perché mi vuole denunciare? Perché sto leggendo un libro?” Sì, ti denuncio perché stai leggendo un libro).
Le ‘Sentinelle’ hanno obbedito all’ingiunzione, dato che non intendono opporsi alle autorità di polizia. Le ‘Sentinelle’ sono sorte tramite la rete e ne usufruiscono pienamente per diffondere informazioni e messaggi di protesta. Il nuovo movimento si sta diffondendo nel Paese: la stessa sera di lunedì 5 agosto alcune ‘Sentinelle’ hanno vegliato a Bologna e a Brescia. Un buon viatico perché in tutta Italia rompano il silenzio ufficiale e si aggreghino manifestando la loro contrarietà a provvedimenti liberticidi tanti giovani, coscienti dell’enorme posta in palio per il futuro della nostra società.
[Fonte: rossoporpora.org]