Jorge visita Giorgio, all'insegna della sobrietà

Papa Francesco arriva al Quirinale senza scorta dei Corazzieri, né sirene del corteo pontificio. Grande attesa per i temi che affronteranno il Papa e il presidente. Tra questi: immigrazione e crisi economica

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Che Papa Francesco non arrivasse in pompa magna al Quirinale era prevedibile. La visita di Bergoglio a quella che un tempo era la dimora papale ha finora una parola chiave: sobrietà. Il Santo Padre è giunto nel cortile del palazzo presidenziale a bordo della Ford Focus usata abitualmente, qualche minuto prima dell’appuntamento fissato per le 11.00.</p>

La stampa italiana e internazionale si è sprecata subito in commenti sull’assenza della scorta di Corazzieri a cavallo al seguito del Papa, o sul silenzio delle sirene del corteo pontificio durante il tragitto per le strade di Roma. Il pensiero è andato subito a Benedetto XVI che, nella visita al Quirinale del 2008, fu scortato invece da un drappello di corazzieri in alta uniforme, che accompagnò il corteo per tutta la salita di via IV novembre. Tuttavia, è superficiale fare questo tipo di paragoni, dal momento che non è questione di scarsa o eccessiva umiltà. Papa Benedetto è stato sempre rispettoso del protocollo, ancor più per quello previsto in visite di stato di tal livello. Bergoglio, invece, come ha dimostrato più volte, è insofferente verso certi tipi di formalismi, specialmente se implicano rappresentazioni di ‘potere religioso’. Come potrebbe essere altrimenti dopo anni trascorsi nella miseria e nella povertà di Buenos Aires?

Appena sceso dall’autovettura, il Papa è stato accolto dal presidente della Repubblica italiana Napolitano. Dopo la stretta di mano e un breve momento di saluto, Jorge e Giorgio – le due personalità “più amate dagli italiani” – hanno camminato insieme verso uno dei porticati del Quirinale, dove si sono fermati a parlare, per poi dirigersi all’interno del Palazzo, nello studio del presidente, per un colloquio privato.

Intanto, si svolgeva contemporaneamente l’incontro fra la delegazione italiana, guidata dal premier Enrico Letta, e quella vaticana, guidata da mons. Angelo Becciu, sostituto alla segreteria di Stato. Oltre al presule sono presenti al Colle: l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati; il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato; il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana; il cardinale Agostino Vallini, vicario di Sua Santità la Diocesi di Roma.

Nel seguito papale anche l’immancabile mons. Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia; mons. Adriano Bernardini, nunzio apostolico in Italia, e mons. Carlo Alberto Capella, segretario di Nunziatura.

L’agenda di oggi è fitta di appuntamenti. Dopo il colloquio privato con Napolitano, sono previsti, per le successive due ore, i discorsi ufficiali di Papa Francesco e l’incontro con i dipendenti del Quirinale e i loro familiari. Un momento, questo, tipicamente “bergogliano” in cui il Papa vuole salutare le famiglie, i giovani e i figli in particolare. Tutta la giornata – come accennato – sarà condotta all’insegna della semplicità protocollare, secondo le direttive dello stesso Pontefice nell’organizzazione della visita, scevra da ogni strutturazione o sensazionalismo.

Ma non è questo il punto. L’attesa più trepidante è per i temi ‘caldi’ che il Capo di Stato e il Capo della Chiesa universale affronteranno per il futuro della “cara Italia”. Innanzitutto l’argomento sbarchi, quindi la tragedia dell’immigrazione (probabilmente anche la situazione di Lampedusa), il flusso di profughi nel paese e l’accoglienza e l’aiuto che essi necessitano. Poi i diritti umani violati, le diseguaglianze sociali, la crisi economica e le sue ricadute nella popolazione, soprattutto le famiglie. Nonostante non sia stata fissata una scaletta dei colloqui, gli argomenti insomma non mancheranno. Senza dimenticare un quasi certo “fuori programma” di Papa Francesco.

Sia dal Colle che dal Vaticano, c’è molta curiosità infatti sulla ‘chimica’ che scatterà tra il riflessivo presidente e il sanguigno e imprevedibile Pontefice. Un aspetto non secondario, dal momento che anche la loro relazione avrà un peso politico. Ricordiamo, ad esempio, la grande amicizia che legava Giovanni Paolo II a Sandro Pertini. Francesco e Napolitano sono due caratteri totalmente opposti, tuttavia i rapporti intrattenuti finora – tra telefonate e visite in Vaticano – hanno dimostrato un’ottima intesa.

Di particolare interesse, infine, il dono che il Santo Padre consegnerà al presidente Napolitano, dopo il colloquio privato, nella Sala degli Arazzi, ovvero due bronzi del maestro Guido Veroi. Uno rappresenta “San Martino” a cavallo, in armatura romana, mentre taglia il suo mantello e lo dona al povero. L’altro, dal titolo “Solidarietà e pace”, raffigura un angelo che abbraccia e ravvicina misticamente i due emisferi del globo terrestre, vincendo l’opposizione di un drago. La leggenda sottostante recita: “Un mondo di solidarietà e di pace fondato sulla giustizia”. Il presidente regalerà al Papa, invece, una stampa del Piranesi che riproduce la Piazza del Quirinale.

Il Segretariato generale della Presidenza della Repubblica presenterà poi al Pontefice il codice purpureo custodito presso il Museo Diocesano di Arte Sacra di Rossano, attualmente in restauro presso l’Istituto per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario. Il codice è un importante simbolo della storia millenaria dei rapporti tra il mondo ellenico e la Calabria, la quale, sin dall’inizio dei tempi, ha accolto sui suoi litorali le popolazioni micenee provenienti dalla Grecia continentale.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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