Internet, i social network ed i valori degli italiani nel 2013

Come il web modifica valori e comportamenti

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Qualche giorno fa, è stata presentata la ricerca del Censis “I valori degli italiani 2013 – Il ritorno del pendolo” (1) dando evidenza del quadro generale dei risultati e della loro interpretazione, in particolare della ritrovata “voglia di aiutare e soccorrere chi sta in difficoltà, impegnarsi per il bene comune, famiglia e rapporti di coppia al centro dei desideri individuali, essenzialità e ritorno alla fede”.

In questa sede, invece, vogliamo provare a ripercorrere alcuni capitoli della stessa pubblicazione fatta da Marsilio,  per soffermare lo sguardo sulle nuove tecnologie, i social network e la loro influenza su alcuni comportamenti (2).

In particolare su tre capitoli, come il terzo che approfondisce gli stati d’animo; il nono sul legame tra uomini imprese e brand ed il quattordicesimo sul web come forma di rappresentazione, tutto ciò partendo da alcune domande/ affermazioni contenute al loro interno.

La prima: “E’ vero, si vive più di notte, rispetto a quanto non si facesse un tempo; la vita notturna però non si consuma per le strade o nei locali, ma davanti a un monitor. Perché, viene da chiedersi, se non si ha bisogno della città vuota che fa da sfondo alla vita notturna, se si rimane a casa, si vive di notte? Perché non si chatta comodamente di giorno?” (cap. 3, pag. 57).

Poi: “Dalla lettura dei quotidiani e dalla frequentazione degli affollati social media – Facebook e Twitter in testa – emerge sempre più come gli uomini o le imprese, i brand o i partiti politici abbiano un Valore (sostantivo singolare, più vicino all’Economia che all’Etica): la Reputazione, un patrimonio da costruire e da proteggere a tutti i costi, capace di decretare il successo o il fallimento sociale. Questo bene si costruisce attraverso la pratica quotidiana dei Valori (questa volta al plurale) oppure no?” (cap. 9, pag. 113).

Infine: “In conclusione possiamo dire che il social network non è un luogo né del tutto superficiale  né del tutto virtuale; al contrario, è un luogo abbastanza interconnesso con la realtà e con l’autenticità delle persone. Si tratta di un’iperrealtà, alterata nei colori e nelle emozioni, ma molto vicina al vero vissuto. Una realtà dinamica e fluida che si adatta velocemente – nel linguaggio e nei simboli – all’attualità e alle sue interpretazioni. Eventi di cronaca, di politica e legati ai valori del Paese, vengono rielaborati e tradotti nel linguaggio di un tweet o di uno status su Facebook” (cap. 14, pag. 164).  

E partendo proprio da un evento di cronaca di questi giorni si può comprendere come le consuete profonde riflessioni del Censis possano aiutarci nella quotidianità.

Molti genitori e docenti sono rimasti disorientati leggendo dalle cronache quanto emerso a Roma, in merito alla storia di prostituzione di due quindicenni, e si interrogano su come il web abbia facilitato l’incontro delle due minorenni con gli adulti, di come lo scambio continuo di sms e telefonate abbia fornito lo spaccato di un linguaggio che molti reputano inimmaginabile per i propri figli e studenti, di quanto questa connessione perenne dei giovani su internet sia veicolata verso il sapere o verso lo svago o verso il vuoto.

I regolamenti degli istituti scolastici, la pressione dei docenti nelle aule, le lamentela dei genitori a casa sull’utilizzo continuo di internet, cellulari, tablet, facebook somigliano molto al “tentativo di svuotare il mare con una conchiglia per metterlo in una buca” ma molto si gioca, come ci suggerisce il Censis, sulla Reputazione e sulla pratica dei Valori, per sé prima che per gli altri, per essere credibili.

I fatti emersi dalla vicenda delle due minorenni (e delle loro famiglie) di Roma, che si ritrovano anche nel bel film di Françoise Ozon “Giovane e Bella”, in questi giorni nelle sale cinematografiche, sembrano configurarsi, come ha ben espresso il Garante per l’infanzia, come casi isolati sui quali bisogna, tuttavia, tenere alta l’attenzione.

Ma, la rivoluzione tecnologica che stiamo attraversando, per dare i suoi frutti in termini di sviluppo culturale e sociale ed economico, necessita che internet non solo inizi a creare veramente occupazione ma che se ne eviti un uso improprio (ad esempio il chattare notturno) che, come ammonisce il Censis “finisce per togliere vigore al nostro giorno, alla parte razionale, lavorativa, produttiva.”

La ricerca evidenzia, infine, che al 50,9% degli intervistati dai 18 ai 24 anni non capita di esprimere pensieri intimi sulla propria pagina web, percentuale che cresce con l’aumentare dell’età. Probabilmente è da qui che si può continuare in quel dialogo tra giovani e adulti dove la Rete non è indispensabile per parlare del proprio privato, del proprio amore.

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(1) ZENIT. Articolo di Antonio Gaspari intitolato “Ritorno all’umano” pubblicato il 7 novembre 2013: http://www.zenit.org/it/articles/ritorno-all-umano

(2) Il libro (pagg. 176, € 17, disponibile anche i ebook a € 9.90, sito www.marsilioeditori.it), oltre all’introduzione di Giulio De Rita ed alla premessa metodologica, è composto di 15 capitoli: 1, fame di socialità e condivisione; 2, voglia di denuncia; 3, gli stati d’animo: preoccupati ma non disperati; 4, vitalità inespressa: “vorrei fare qualcosa ma non posso”; 5, il bisogno di una regia; 6, papafrancescanesimo; 7, laboriosità e voglia di fare non sono più al primo posto; 8, poca voglia di competere; 9, uomini, imprese e brand; 10, comunità e territorio; 11, i sentimenti: familiarità amore e amicizia; 12, la famiglia va in pezzi ma non perde pezzi; 13, volere e non volere. L’esempio del rapporto con il cibo; 14, il web come forma di rappresentazione; 15, i giovani (18-24 anni).  

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Antonio D'Angiò

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