A 100 anni dal “Grande Male”, la Chiesa apostolica in Armenia canonizza oggi tutte le vittime conosciute e sconosciute del genocidio che, un secolo fa, sterminò un milione e mezzo di armeni. La celebrazione è presieduta da Karekin II, patriarca supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, alla presenza dei discendenti degli armeni morti per mano dell’Impero Ottomano. Questi – tra cui figurano numerose donne e bambini deportati nei deserti della Siria e in Iraq – sono dichiarati dalla Chiesa armena come “martiri”.
La cerimonia prevede inoltre l’unificazione di tutte i resti dalle vittime del genocidio in un unico ossario. Essa si svolge nella cattedrale di Echmiadzin, nota per accogliere due preziose reliquie: un pezzo dell’Arca di Noè e la lancia con cui il centurione trafisse il corpo di Cristo in croce. Alla canonizzazione seguono cento rintocchi delle campane della cattedrale; contemporaneamente suoneranno le campane di tutti i luoghi di culto dei diversi paesi toccati dalla diaspora armena, come pure quelle delle chiese cattoliche, protestanti e ortodosse del mondo che vorranno commemorare la strage.
Alle celebrazioni per il centenario prende parte anche il cardinale Bechara Rai, patriarca maronita del Libano, partito ieri a Yerevan dove starà fino al 28 aprile. “La cerimonia del centenario dei martiri armeni uccisi 100 anni fa non è solo una cerimonia liturgica, ma un importante evento per la Chiesa e i popoli dell’oriente”, ha detto il patriarca all’agenzia Asia News. Attraverso i martiri, ha aggiunto, “la Chiesa si è rafforzata e diffusa, ed è stata battezzata nel loro sangue”. Riferendosi poi, più in generale, alla situazione della regione e del Libano, ha sottolineato che il Medio oriente ha urgente bisogno di valori cristiani, fondati sull’amore e sulla verità, e non sulla violenza e il denaro.
Intanto anche in Italia verrà celebrata la triste ricorrenza. Domani, alle 16, nel Duomo di Milano, si terrà una celebrazione ecumenica presieduta dall’arcivescovo Angelo Scola e aperta a tutte le Chiese cristiane presenti nella diocesi ambrosiana.La celebrazione è stata chiesta a Scola dallo stesso Karekin II , come spiega il vicario episcopale monsignor Luca Bressan, quale “gesto di comunione e di solidarietà, da compiere all’indomani del giorno nel quale il patriarca presiederà la grande celebrazione di canonizzazione di tutti i martiri del genocidio”.
“Il motivo per cui abbiamo risposto subito a tale richiesta – aggiunge Bressan – è appunto il desiderio di favorire, al di fuori di ogni controversia, cammini di fede, capaci di portare l’amore di Cristo e la vita laddove le nostre colpe umane hanno, invece, seminato la morte”.