Una "mappa del sacro" realizzata dai droni?

A margine della conferenza dell’Università Europea di Roma sull’utilizzo dei droni in ambito civile, il prof. Casagrande traccia un profilo inaspettato di questa tecnologia

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Lo scorso 1 aprile l’Università Europea di Roma ha ospitato una conferenza dal titolo Aeromobili a Pilotaggio Remoto, detti micro-droni – Opportunità, Prospettive, Regolamentazione. I partecipanti si sono immersi in una realtà avveniristica, tra piccoli oggetti di metallo volanti dalle potenzialità ancora in parte misconosciute. Con uno dei relatori, il prof. Gianluca Casagrande, – coordinatore del Geographic Applications Centre (GeAC) della Società Geografica Italiana Onlus, nonché Direttore Scientifico del Geographic Research and Application Laboratory (GREAL) dell’Università Europea di Roma – abbiamo affrontato il tema provando a ipotizzare un’implementazione del loro utilizzo anche in un ambito a molti inaspettato: quello dell’arte sacra.

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Professor Casagrande, cosa sono i droni? L’immaginario collettivo li associa comunemente all’utilizzo militare…

I droni, come altre tecnologie nate nell’ambito della ricerca militare, sono macchine delle quali si va dischiudendo ora la pienezza delle capacità di utilizzo nel campo civile. È qualcosa di simile a quanto è accaduto col GPS, che è stato utilizzato da principio in modo molto limitato come strumento civile, poiché esistevano vincoli strategici e giuridici ad un suo utilizzo efficiente. Una volta rimossi tali vincoli, il potenziale di questa tecnologia ha portato grandi benefici anche nell’ambito civile. Ed ora con il GPS si compiono operazioni straordinarie: si guidano mezzi di soccorso, si misura lo stato di conservazione di edifici storici e beni culturali, si esplorano e descrivono ambienti e territori. Con i droni capiterà auspicabilmente la stessa cosa. È fuori di dubbio che possano essere usati per risolvere un’infinità di problemi nella gestione dello spazio intorno a noi.

Può fornirci qualche esempio di applicazioni in tal senso?

Ricognizioni per il soccorso e la protezione civile, sorveglianza, applicazioni per la manutenzione d’impianti industriali e grandi infrastrutture; ma anche, nel mondo dell’informazione, per la ripresa di immagini e per la copertura multimediale di grandi eventi, cinematografia… Insomma, non c’è un campo di applicazioni di uso comune, per il quale sia necessaria una visione dall’alto, che non possa essere coperto dall’utilizzo di droni.

Modelli più piccoli di droni, poco più grandi di un insetto, sono stati utilizzati per fotografare da vicino, mappare, illustrare, controllare, grandi cattedrali, chiese antiche e opere d’arte di vario genere. Con tali sistemi si potrebbe costruire una dettagliata “mappa del sacro”?

Dal punto di vista delle sole componenti materiali, la risposta è sì. I droni possono essere utilizzati, con riferimento agli edifici sacri, per realizzare modelli fotogrammetrici, prospezioni a fini manutentivi, rappresentazioni multimediali che descrivano fisicamente questi edifici. Tuttavia una mappa del sacro prevede un’analisi profonda sul piano immateriale, e quella è al di là dalla capacità dei droni. La riflessione si sposta sul piano spirituale, culturale e simbolico e quindi investe la mente e l’anima di chi vuole studiare questo fenomeno per comprenderlo. È insomma qualcosa che non ha a che vedere con la tecnica, ma che si può compiere solo con l’applicazione dell’intelligenza, della sensibilità e ovviamente, prima di tutto,  della libera adesione di fede.

Facebook ha acquistato una delle più grandi ditte al mondo di droni con l’intento di utilizzare questi apparecchi per elargire gratuitamente la connessione internet; Amazon ha intenzione di utilizzarli per svolgere operazioni di consegna. Li ritiene progetti realizzabili a breve?

Da un punto di vista strettamente tecnico e ingegneristico, i tempi sono maturi, non c’è dubbio. Il problema è che una cosa è la realizzazione prototipica di una tecnologia, ben altro è la sua trasformazione in attività commerciale effettivamente al servizio di tutti. Vedo già attuale la possibilità tecnica di fare dei trasporti con droni. Il punto è che le infrastrutture e i servizi di gestione per un tal genere di traffico aereo commerciale, e tutte le questioni aperte legate alla sicurezza, non sono ancora stati risolti. La mia opinione è che queste soluzioni non si avranno a breve termine. Direi che per quanto riguarda la creazione di un servizio di trasporti veramente fruibile nel quotidiano, siamo ancora un po’ indietro.

Quali opportunità (lavorative, economiche, ambientali, comunicative, civili, artistiche) si potrebbero realizzare con un utilizzo facilitato dei droni?

Le possibilità sono davvero notevoli, ma in certa misura ancora da esplorare. La vera forza dei droni come strumento economicamente, culturalmente e socialmente vantaggioso sta nella loro accessibilità. Un drone molto sofisticato e un drone meno sofisticato hanno spesso una netta differenza in termini di performance tecnica, ma una ancora maggiore differenza in termini di accessibilità. Il punto focale non è tanto il drone come macchina, ma il drone come strumento di lavoro per la realizzazione di contenuti e di servizi. Ora la grande sfida di tutti i Paesi che faranno largo uso di questa tecnologia è riuscire a metterla pienamente a disposizione dei potenziali utilizzatori, in modo che sia l’utilizzo stesso a trovare i limiti della sua espansione. La tecnologia dei droni offre infinite possibilità – molte delle quali non sono state neanche ancora comprese dagli stessi addetti ai lavori. La questione è che sarà possibile sfruttare davvero le opportunità di questa nuova tecnologia solo se tutti i suoi potenziali utilizzatori potranno accedervi, a patto che, ovviamente, le utilizzazioni si svolgano dando la necessaria priorità alla sicurezza, al rispetto della legge e alla tutela dei fondamentali diritti di tutti.

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Federico Cenci

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