Applicazione rigorosa delle norme per avviare le cause di beatificazione

Pubblicata l’Istruzione “Sanctorum Mater”

Share this Entry

di Marta Lago

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 18 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Osservazione rigorosa delle norme vigenti per l’apertura dei processi di beatificazione: è la richiesta della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi con la pubblicazione della sua Istruzione “Sanctorum Mater” (la Chiesa, Madre dei Santi), un vademecum per i Vescovi di tutto il mondo – di rito latino e orientale – nell’itinerario diocesano di questi processi.

Non si tratta di un aumento del rigore nella prassi della canonizzazione, perché non si stanno modificando le norme vigenti, ha sottolineato questo lunedì il Cardinale José Saraiva Martins -prefetto del dicastero – presentando il documento nella Sala Stampa della Santa Sede.

“Non si può negare – ha osservato – che l’Istruzione mira a promuovere l’osservanza puntuale di quanto prescritto nelle norme vigenti”.

Una causa di beatificazione e canonizzazione prevede due fasi: una diocesana o locale e un’altra “romana”, nella Santa Sede.

La prima fase – che si sviluppa nella diocesi del servo di Dio o dove si è verificato il presunto miracolo – ha carattere di istruttoria: raccoglie le prove sulla santità di vita o sul martirio, o su un presunto miracolo attribuito all’intercessione di un fedele cristiano morto con fama di santità.

La consegna di tutta la documentazione diocesana al dicastero per le Cause dei Santi dà il via alla seconda fase, che prosegue fino alla decisione finale: la beatificazione e successiva canonizzazione o l’archiviazione della causa.

Il porporato portoghese ha chiarito questi aspetti per spiegare i motivi della nuova Istruzione, emanata esclusivamente per la fase diocesana: a 25 anni dalla promulgazione delle norme vigenti per le cause dei santi, l’esperienza ha mostrato mancanza di comprensione e applicazione precisa di alcune di loro.

Questo faceva sì che “la Congregazione dovesse talvolta fornire dei chiarimenti e chiedere alle curie diocesane di correggere gli errori”, ha spiegato il Cardinale Saraiva Martins.

L’Istruzione, ha aggiunto il porporato, è necessaria anche per la mancanza di persone specializzate o esperte in cause di canonizzazione; per questo, rappresenta “un vademecum completo e sistematico, che fornisce orientamenti chiari e precisi per i passi che si devono compiere dall’inizio dell’istruttoria fino all’invio degli atti” al dicastero.

Ragione fondamentale

Le leggi attualmente in vigore – promulgate da Giovanni Paolo II – per le cause dei santi sono contenute nella Costituzione Apostolica Divinus perfectionis Magister – del 25 gennaio 1983 – e nelle Normae servandae – promulgate dal dicastero, su delega pontificia, il 7 febbraio dello stesso anno, sulla forma di procedere nelle diocesi per istruire una causa di canonizzazione.

Con il passaggio dalla legislazione precedente a quella citata, in vigore, “non fu chiaro, per alcuni, che la verifica seria e severa della fama di santità o di martirio costituisce un adempimento previo e assolutamente necessario da realizzarsi in diocesi”, ha sottolineato il Cardinale Saraiva Martins come terzo motivo della nuova Istruzione.

Una procedura, ha sottolineato, “non deve essere iniziata se non consta mediante prove inconfutabili che il servo di Dio al quale si riferisce la causa in questione è in concetto di santità o di martirio presso una parte consistente dei fedeli, i quali si rivolgono a lui nella loro preghiera e attribuiscono grazie e favori alla sua intercessione”.

“Quindi il primo requisito fondamentale è questo, che ci sia una vera fama sanctitatis o de martirio; altrimenti non si può cominciare la causa”.

“Il Vescovo non può, nemmeno volendo, iniziare una causa de beatificazione se non c’è questa fama sanctitatis nella stessa comunità ecclesiale alla quale appartiene il candidato agli altari”, ha precisato.

Il Cardinale ha sottolineato il ruolo dei laici, che “in fondo in fondo” fanno “il primo passo in un processo di beatificazione, in quanto sono praticamente loro qui devono dire al Vescovo: questa persona per noi è santa. Ecco la fama sanctitatis. Allora il Vescovo si limita a verificare il fondamento di quella fama di santità”.

In ogni caso, “sia nella antichità sia nei tempi nostri moderni, è rimasto invariato il principio della spontaneità della fama di santità”, ha sottolineato.

In effetti, l’Istruzione ribadisce che questa fama deve essere spontanea e non procurata artificiosamente, stabile, continua, diffusa tra persone degne di fede, estesa tra una parte significativa del popolo di Dio (cfr. 7.2).

La considerazione della spontaneità della fama di santità pone sfide in un contesto sociale mediatico e multimediale, perché “la società oggi pensa secondo quello che sente o vede dai mass media”.

Da ciò deriva, riflette il porporato, la necessaria attenzione all’eventuale influenza che i media possono avere sulla spontaneità dei fedeli al momento di considerare la santità di una persona.

“Sappiamo bene che i mass media possono condizionare moltissimo il modo di pensare della gente, anche per quanto riguarda la fama di santità”, ha confessato.

“Come dicastero noi stiamo molto attenti a far sì che appaia chiara quella spontaneità come autentica, che non sia solo creata dai mass media, ma che il popolo veramente la pensi così”, ha confermato.

Accanto a questo aspetto, è compatibile e complementare l’aspetto mediatico di manifestazione di quanto pensano i cittadini: “è chiaro che i mass media esprimono anche espressioni di un modo di sentire del popolo” anche quanto a fama di santità, e il dicastero, ha sottolineato, tiene ugualmente conto di questa dimensione.

L’Istruzione nel suo aspetto formale

Il documento, in sei parti, sottolinea tutti gli atti che i Vescovi devono compiere per iniziare e portare a termine la fase diocesana del processo di beatificazione.

Formalmente, l’Istruzione “Sanctorum Mater” – approvata dal Papa – è un atto amministrativo del dicastero, che lo emana in virtù della sua potestà esecutiva; manca, quindi, di carattere legislativo.

La sua portata, tuttavia, è di innegabile importanza perché cerca di contribuire “a far sì che le norme vigenti per l’istruzione diocesana di una causa di beatificazione e canonizzazione siano applicate con sempre maggiore attenzione”, ha sottolineato il prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.

Per questo, “non si tratta di una nuova legge più rigorosa, ma di un più rigoroso adempimento delle legge che esistono già”, ha sintetizzato.

Obiettivo dell’Istruzione è, ha ricordato seguendo le disposizioni vigenti, “curare con somma diligenza e impegno che nella raccolta delle prove nulla venga omesso di quanto in qualunque modo abbia attinenza con la causa, tenendo per certo che il felice esito della causa stessa dipende in gran parte dalla sua buona istruzione”.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione