CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 12 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Caritas Internationalis, confederazione di 162 organizzazioni cattoliche di aiuto, sviluppo e servizio sociale presente in più di 200 Paesi e territori, ha annunciato un appello di emergenza per fornire una risposta umanitaria alla crisi di Gaza.
Un comunicato inviato a ZENIT spiega che l’appello ha luogo dopo la notizia che una delle strutture sanitarie di Caritas Gerusalemme a Gaza è stata distrutta da un bombardamento israeliano venerdì.
La clinica, nel distretto di Al Maghazi, è stata completamente rasa al suolo, così come quattro abitazioni limitrofe, mentre almeno altre venti sono rimaste seriamente danneggiate.
Visto che le famiglie del luogo avevano già abbandonato le proprie case per rifugiarsi in varie scuole del distretto, fortunatamente nel bombardamento nessuno è rimasto ferito. A Gaza restano ora cinque strutture sanitarie della Caritas.
Il parroco di Gaza, padre Manuel Musallam, ha affermato che la crisi è “disumana e criminale”.
Delle 884 vittime confermate, almeno 275 erano bambini e 93 donne. Sono stati uccisi anche 12 membri del personale medico. Le riserve di cibo, medicinali e coperte sono quasi terminate, mentre l’accesso umanitario resta estremamente difficile.
Con il suo appello, Caritas Gerusalemme spera di fornire servizi sanitari nei suoi centri e nella clinica mobile, assistere quattro ospedali di Gaza nel far fronte alla crisi e distribuire direttamente cibo, kit igienici, sostegno finanziario e coperte.
La cifra richiesta da Caritas Gerusalemme per questa operazione, che si svolgerà in 7 mesi, è di 1.539.174 euro.
Padre Musallam ha affermato nel corso di una telefonata che “c’è un’enorme paura ovunque qui. Le bombe che gli israeliani stanno lanciando stanno letteralmente abbattendo le persone e le case. Giorno e notte il pianto dei bambini è ovunque. La gente non dorme. Ha perso tutto”.
“70.000 persone vivono nelle scuole e hanno freddo – ha proseguito –. Quanti non si sono rifugiati nelle scuole vivono nei propri bagni o nella tromba delle scale perché hanno paura di rimanere feriti dai vetri fatti esplodere dalle bombe. Non c’è acqua. Abbiamo quasi finito il diesel per il nostro generatore, che ha permesso alla gente di venire a cucinare. Quando finirà non avremo niente”.
“L’aggressione israeliana fa vivere questa gente come animali”, ha denunciato il parroco.
“Ci sono cadaveri per le strade. Negli ospedali si opera sul pavimento. Le donne non hanno un posto in cui partorire. Hanno sparato a una donna incinta mentre si recava in ospedale per partorire. Hanno cercato di salvare il bambino, ma anche lui era morto”.
“Per la gente di Gaza la vita e la morte sono lo stesso”, ha concluso.