di Gilberto Hernández
CITTA’ DEL MESSICO, venerdì, 16 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Il complesso fenomeno delle migrazioni ha una serie di chiaroscuri che rendono difficile la sua appropriazione e valutazione da un’unica prospettiva, per cui è necessario fermarsi a riflettere sui guadagni e le perdite che comporta.
E’ la convinzione del segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, monsignor Agostino Marchetto, che ne ha parlato in esclusiva a ZENIT nel contesto del VI Incontro Mondiale delle Famiglie in svolgimento in Messico.
Concorda con l’idea che il migrante sia un potenziale missionario capace di condividere la sua fede nei luoghi in cui giunge?
Monsignor Agostino Marchetto: Sono d’accordo con questa visione del fatto che i migranti stanno portando in un mondo secolarizzato uno sbocciare di fede, speranza e carità. Molte Chiese in Europa, ad esempio, si rallegrano per la presenza dei migranti, perché è vita che arriva. Hanno una fede che in Europa non è più così forte, così calorosa, ed è vero che il genio culturale dei migranti aiuta le celebrazioni. Io stesso sono testimone di questa capacità che hanno di dar vita alle nostre comunità, di essere testimoni del Vangelo, testimoni di Gesù Cristo.
Ad ogni modo, quello che per le comunità di ricezione, nell’ambito della fede, è un guadagno, per le famiglie dei migranti, che rimangono nei loro Paesi, è una perdita. Anche nel campo della fede, perché molti migranti finiscono per rinunciare alla propria adottandone un’altra.
Monsignor Agostino Marchetto: E’ una delle grandi questioni che la migrazione comporta. La dissoluzione delle famiglie, in molti casi, è un grande problema. Bisogna dire che questa convinzione di perdita era presente nella Chiesa fin dall’inizio del secolo scorso, per questo la Chiesa non esortava a emigrare all’estero.
E’ vero che la migrazione è un fenomeno strutturale e che non si può annullare questo movimento che è parte del mondo di oggi, delle necessità economiche, dei Paesi che hanno una vecchiaia piuttosto notevole. Bisogna fare del proprio meglio per evitare il danno e approfittare di ciò che si può per trarre da questo fenomeno aspetti positivi.
Nel mondo delle migrazioni, gli Stati Uniti rappresentano un paradigma. Come considera questa realtà?
Monsignor Agostino Marchetto: Dobbiamo dire che negli Stati Uniti l’emigrazione è un fenomeno molto consistente e che ha anche aspetti di irregolarità; per questo motivo cerco di comprendere che ci sia una difficoltà da parte dei governanti statunitensi in relazione alla questione. Spero vivamente che l’insediamento del nuovo Presidente, per come ha affrontato questo problema in passato, possa portare a una comprensione della situazione di milioni di migranti irregolari, soprattutto nel trattamento che si deve riservare loro nel rispetto dei loro diritti umani, così come per quanto riguarda i luoghi in cui sono detenuti perché ci sia la possibilità di far loro visita, l’attenzione ai minori, che non possono essere trattati come gli adulti, e la questione delle madri con figli piccoli. Tutto questo problema dei diritti deve essere pensato per gli effetti disumani che comporta il loro mancato rispetto.
Che cosa pensa dell’azione dei Vescovi degli Stati Uniti e del Messico di fronte alle migrazioni?
Monsignor Agostino Marchetto: Mi congratulo con i Vescovi degli Stati Uniti per i loro atteggiamenti molto coraggiosi in relazione a questo fenomeno, e anche con l’episcopato messicano per tutto il dialogo che ha intrapreso tra i suoi membri per affrontare questa realtà nel modo migliore, da un punto di vista ecclesiale.
Come comunità cristiana abbiamo l’istruzione Erga migrantes caritas Christi, che è una guida che può aiutare a comprendere molte cose relative alle migrazioni e a dare coraggio alle Chiese locali perché facciano ciò che devono fare in relazione alla difesa dei migranti e della loro assistenza pastorale.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]