L’argomentare di Benedetto XVI è pure in questo messaggio per la giornata mondiale della pace pacato e ragionevole, quindi comprensibile e condivisibile anche al di là dei confini del cattolicesimo, delle confessioni cristiane e addirittura dei diversi mondi religiosi. Lo dimostrano il richiamo insistito da parte del Papa alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) – a cui si arrivò nel 1948 e di cui si sta dunque per celebrare il sessantesimo anniversario – e soprattutto il riferimento alla legge naturale, “iscritta nel cuore dell’essere umano e a lui manifestata dalla ragione”.
Il riconoscimento dei diritti della famiglia in quanto “nucleo naturale e fondamentale della società” presente nella dichiarazione dell’Onu (come anche nella Carta dei diritti della famiglia pubblicata dalla Santa Sede nel 1983) ha una conseguenza logica evidente: “La negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità sull’uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace“. La famiglia, secondo Benedetto XVI, va dunque protetta con misure concrete perché è una risorsa di pace.
Così come con misure concrete bisogna proteggere la famiglia umana: a cominciare dalla sua casa, che è l’ambiente naturale. Senza divinizzare la natura, s’intende: considerando per esempio più importante dello stesso essere umano “la natura materiale o animale”. Al contrario, senza dimenticare i poveri e procedendo con prudenza davvero scientifica, bisogna rafforzare una vera e propria “alleanza tra essere umano e ambiente”. Non solo a parole, ma puntando a un utilizzo delle risorse energetiche che ridimensioni i folli livelli del consumo caratteristici delle società opulente. E altrettanto bisogna incidere sull’economia che deve mirare a un “bene comune” mondiale.
Criterio generale – ripete ancora una volta il Papa, con fiduciosa speranza, tanto ai credenti quanto ai non credenti – è “la norma morale basata sulla natura delle cose, che la ragione umana è capace di discernere”. Benedetto XVI va al cuore del problema: il fondamento morale naturale di questa “legge morale comune” è ciò che permette, “al di là delle differenze culturali”, la comprensione tra esseri umani a proposito degli “aspetti più importanti del bene e del male”. Anche se tutto questo è presente negli accordi internazionali in modo frammentario “e non sempre coerente”. Lo sguardo del Papa non deriva da un ottimismo cieco di fronte a divisioni, conflitti e atti efferati, come l’ultimo spaventoso attentato che ha insanguinato Algeri. Prova di questo sguardo realistico agli ostacoli che impediscono la pace è la sua richiesta di accordi concreti per un’efficace smilitarizzazione e per lo smantellamento delle armi nucleari che distolgono enormi risorse indispensabili ai bisogni sempre più urgenti di tanti esseri umani. Che tutti fanno parte di un’unica famiglia.
g.m.v.
(©L’Osservatore Romano – 12 dicembre 2007)