I giornali in questa settimana mettono al centro l’effimero che regna tra i giovani nelle notti d’estate e le tragiche conseguenze che spesso spezzano i sogni e il futuro di chi nella droga perde il contatto con la realtà che lo circonda. Un passaggio quest’ultimo che apre all’inverosimile. Tutto può succedere: Si muore per l’ecstasy assunta; si entra in coma; si subiscono o si compiono violenze; si esce dal bello di sé per entrare nel peggio che c’è altrove. Non può finire così il bisogno delle nuove generazioni di divertirsi o di stare bene con gli altri nel pieno spirito di libertà e di freschezza che le contraddistingue! Perché allora tutto questo continua a succedere? Certo le leggi devono intervenire per porre rimedio ad alcuni episodi che riducono l’uomo a burattino del potere dello “sballo” organizzato e mirato, ma non basta. Le sole norme spostano il problema da un luogo all’altro, niente di più. Di pari passo si deve lavorare per trasformare questa società, senza inventarsi nessuna ricetta magica, fortificandola in un cammino quotidiano verso i valori perduti; le sue vere libertà; la dignità di ognuno. Il consumismo di oggi, rivolto a cose lecite e illecite, ci consegna da una parte l’illusione di essere padroni del tempo vissuto; dall’altra ci rende falsamente consapevoli di tenere sempre in tasca la risposta voluta. Insomma tutto si compra, con soldi o con altro! Svendersi è di moda. L’essenziale è raggiungere l’obbiettivo che consente, a parole, di essere uguali agli altri. Il resto non conta e la strada da percorrere, qualunque essa sia, è solo una questione personale. C’è bisogno di un nuovo Umanesimo da condividere nelle tante realtà del mondo. La Chiesa ha scelto Firenze dal 9 al 13 novembre, per scuotere l’albero del mondo. È urgente!
Purtroppo tanti frutti buoni vengono sopraffatti da mille prodotti marciti dentro, anche se dall’aspetto ben colorato. L’uomo tende a “sfamarsi” mangiando di tutto, pur di saziarsi. I risultati sono allarmanti e le crescenti insoddisfazioni, anche se nel benessere materiale, vanno di pari passo con una serie di illusioni confezionate, non più negati a nessuno. Noi cristiani dove siamo? Dobbiamo vivere nel gusto del vangelo con Cristo presente in ogni azione della nostra vita. Non c’è nessun altro capace di farci trovare il vero “pane della vita”, quello che sazia e disseta giorno dopo giorno. In Giovanni leggiamo la risposta di Gesù ai Giudei che lo interrogano sulla manna discesa dal cielo: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”. Queste parole appartengono a tutti, non solo ai discepoli di allora o ai cristiani di oggi. Sono parole che “nascondono” l’amore di Dio verso l’Umanità. Un amore grande, universale, rigenerante, eterno. Parole che ci affidano due principi da mettere nel cuore o risvegliare dentro di noi, per poi riproporli con le nostre opere alla civiltà umana a cui si appartiene. Prima di ogni cosa è necessario cercare Cristo ogni giorno. Perché? La risposta in queste poche e chiare parole di mons. Di Bruno: “Gesù è Parola, Sapienza, Verità, Vita, Luce del Padre e di Lui ci si deve saziare come ci si sazia di pane”. Non è una disavventura seguirlo! Non si sale su un podio lontano dal mondo. Al contrario! Si guarda la realtà con gli occhi della verità oggettiva delle cose, riconoscendo l’essenza primaria di tutti quegli elementi insiti nell’uomo e nella natura, connessi da sempre con la sapienza di Dio che tutto precede. Non c’è uomo che possa pensare di far bene il suo lavoro, quale aiuto e non ostacolo per i suoi passi, voltando le sue spalle al Figlio dell’Uomo.
Non se lo può permettere il vero politico; l’illuminato economista; il docente di ogni ordine e grado scolastico; il giovane che cerca il suo futuro e la sua dimensione interiore; il giornalista responsabile; il genitore attento; l’amico sincero; il lavoratore impegnato; il disoccupato dimenticato; il prete del Signore; la donna umiliata e la donna in carriera; l’anziano abbandonato. Ma non serve solo cercare Gesù, poi bisogna rappresentarlo tra gli altri, riversando nel mondo quell’amore di Dio misericordioso capace di asciugare ogni pianto e di fortificare tutte le azioni che tendono alla redenzione dell’umanità, partendo da se stessi. È l’incontro autentico con il Signore che apre le porte alla pace interiore, base di qualsiasi opera di salvezza e motivo indispensabile per donarsi agli altri. Un dono che si ripete in un continuo interscambio con il prossimo. Chi si offre con l’amore di Dio, prende più di quello che elargisce, in una interconnessione perenne con il creato e il genere umano. Nulla fallisce se si entra in questo percorso tracciato dal cielo. Circuito universale che vale per ricchi e poveri, sapienti e inetti, giovani e vecchi, uomini e donne. Tarda tuttavia a morire l’illusione nel “pane degli uomini”, forse perché più alla portata di mano, mentre nell’inganno copre e giustifica errori e peccati di ognuno. Con essa è ancor di più triste la commiserazione che si prova per chi piange per il suo tonfo nel deserto odierno delle false speranze. Vera ipocrisia e finta apertura all’effettivo “pane della vita”. Finito il dolore si riparte, purtroppo, per la stessa via senza Cristo. È tempo perciò, come afferma l’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone, di rivolgere un convinto e planetario“appello all’umano”, affinché “chiami in causa valori, grazie, ai quali e per i quali formuli le sue rivendicazioni, affronti le sue preoccupazioni, viva le sue speranze…”.
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