Ogni giorno si combatte una guerra: è la guerra tra il bene e il male e si manifesta “nel cuore degli uomini e delle donne […] nei cuori dei cristiani e dei non cristiani”.
Lo ha detto papa Francesco durante l’omelia della messa da lui presieduta stamattina nella cappella del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano per il corpo della Gendarmeria vaticana, in occasione della festa patronale di San Michele Arcangelo, patrono della stessa Gendarmeria.
È una guerra, ha spiegato il Papa, dove ognuno di noi deve scegliere da che parte stare, tuttavia, “i metodi di guerra di questi due nemici sono totalmente opposti”.
Il demonio è un “seminatore di insidie” e “mai cade dalle sue mani un seme di vita, un seme di unità”, poiché questo è “il suo metodo”. Al tempo stesso, egli è un “seduttore” che travia con il suo “fascino demoniaco” che “porta a credere tutto”. Satana, ha proseguito il Pontefice, è uno che “vende bene ma, alla fine, paga male”.
Anche Gesù, nei suoi quaranta giorni nel deserto, ha subito la tentazione del demonio, il quale, non riuscendo a sedurlo, prova a ‘negoziare’, dicendogli: “io ti do tutto il potere del mondo, ma tu mi adori a me”.
Il “primo gradino” delle seduzioni demoniache sono dunque le ricchezze, che “portano lentamente alla corruzione”, un fenomeno presente “dappertutto”. “Per due soldi tanta gente vende l’anima, vende la felicità, vende la vita, vende tutto”, ha commentato il Santo Padre.
Il secondo gradino è quello della “vanità”, quando il demonio dice a Gesù: “Andiamo sul terrazzo del tempio, buttati giù, fai il grande spettacolo!”. La vanità è un “grande peccato” che fa diventare l’uomo “ridicolo”.
Il terzo gradino è rappresentato da “potere”, “orgoglio” e “superbia”. E stavolta il demonio dice a Gesù: “Io ti do tutto il potere del mondo, tu sarai quello che comanda”.
In questa lotta contro il maligno, “oggi chiediamo al Signore che per l’intercessione dell’Arcangelo Michele siamo difesi dalle insidie, dal fascino, dalle seduzioni di questo serpente antico che si chiama Satana”, ha proseguito il Pontefice.
Agli agenti della gendarmeria, che svolgono un “lavoro difficile”, Francesco ha detto: “Pregate tanto perché il Signore con l’intercessione di san Michele Arcangelo vi difenda da ogni tentazione, da ogni tentazione di corruzione per il denaro, per le ricchezze, di vanità e di superbia. E quanto più umile, come Gesù, quanto più umile è il vostro servizio, più fecondo e più utile sarà per tutti noi”.
È proprio “l’umiltà di Gesù” la chiave per ogni resistenza al male. Al demonio, Gesù non risponde con “parole proprie” ma “ con parole della Scrittura, tutt’e tre le volte”. Ciò significa che “col diavolo non si può dialogare, e questo aiuta tanto, quando viene la tentazione: con te non parlo, la Parola del Signore soltanto”.
“Il Signore ci aiuti in questa lotta di tutti i giorni, ma non per noi, è una lotta per il servizio, perché voi siete uomini e donne di servizio: di servizio alla società, di servizio agli altri, di servizio per far crescere la bontà nel mondo”, ha poi concluso il Papa.